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TESTO Beati, sereni... in una parola: Santi!

don Alberto Brignoli  

Tutti i Santi (01/11/2022)

Vangelo: Mt 5,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

E così, siamo giunti anche quest'anno alla Solennità dei Santi, che poi diventa un tutt'uno con il ricordo dei defunti, ed è bello e giusto che sia così: sia perché i Santi, quelli che veneriamo, si trovano ovviamente già da tempo a contemplare nell'eternità il volto di Dio; sia perché i nostri cari defunti, al di là dei meriti da loro acquisiti in questa vita e del buon o cattivo ricordo che hanno lasciato quando se ne sono andati, hanno comunque la possibilità, dall'altro mondo, di intercedere per noi e di ricordarci quale sia il destino a cui siamo chiamati, di fronte al quale le cose della vita ci appaiono limitate, caduche, effimere e - fortunatamente - prive di tutto quel significato spesso eccessivo che noi viventi attribuiamo ad esse.

Il pensiero della morte, o meglio della vita che finisce, ci invita ad essere essenziali, a guardare alle cose che contano, e questa essenzialità ha lo scopo di renderci sereni, nonostante tutto. Sereni anche solo per la consapevolezza che il mondo non lo salviamo né lo trasformiamo noi, nonostante siamo chiamati a viverlo e abitarlo con tutta l'intensità necessaria. Giungere a chiamare questa serenità interiore “beatitudine” credo sia l'obiettivo a cui il Signore Gesù ci invita dal momento in cui, un giorno, su un monte, comodamente seduto a guardare i suoi discepoli, si mise a parlare insegnando loro la nuova regola di vita del cristiano: quella, appunto, delle Beatitudini. Una legge e una regola di vita che ha attraversato i secoli, la storia, le epoche, i popoli della terra, e passando trasversalmente attraverso i luoghi, i tempi e le persone, si è declinata in una serie di comportamenti che hanno permesso a ognuno, nel proprio stato di vita, di raggiungere quella beatitudine interiore, quella serenità a cui tutti aneliamo e che il Signore, con molta semplicità, fa coincidere con la santità. Beati perché sereni; sereni perché amati da Dio; amati perché suoi figli. E da quel giorno, su quel monte della Galilea, beati significa santi.

Beati, cioè santi, sono i poveri in spirito: non i poveri di mezzi, non i poveri perché senza casa, né vestiti né cibo, non i poveri perché impoveriti... o forse, sì, anche loro, ma solo se hanno fatto della loro povertà non un motivo di rabbia, di protesta, di rivendicazione di violenza, bensì, nonostante tutto, un motivo di serenità di spirito, convinti che non è l'avere che ti rende santo, ma l'essere, non ciò che possiedi, ma ciò che sei: questi sono i veri figli di Dio.

Beati, cioè santi, quelli che sono nel pianto: è perfettamente inutile ridere, scherzare, divertirsi e fare i “fuori di testa”, perché tutto questo non porta a nulla. Il dolore, invece, ti rende forte, ti fa più uomo e più donna, ti fa comprendere la durezza della vita ma anche la sua profondità: e questo è fortemente consolante.

Beati, cioè santi, i miti: non è con la violenza che si ottiene qualcosa, non è con le parole forti che si convincono gli avversari, non è con le minacce e mostrando i muscoli che si vince creando paura negli altri. Perché anche qualora riuscissimo a distruggere la terra, non la ricostruirà chi l'ha distrutta, ma chi l'ha ereditata con la sua mitezza.

Beati, cioè santi, quelli che hanno fame e sete di giustizia: se vuoi un mondo giusto, se vuoi costruire relazione paritarie, se vuoi che tutti gli uomini e le donne di questo mondo siano uguali, se vuoi che la parola “diverso” non significhi “discriminato”, ma alternativo e quindi arricchente, stai pur certo che questo tuo desiderio, questa tua fame di giustizia e di uguaglianza sarà saziata.

Beati, cioè santi, i misericordiosi: perché da che mondo è mondo, se uno è indulgente, ottiene indulgenza; se uno perdona, ottiene perdono; se uno sta vicino agli altri, gli altri lo avvicineranno; se uno è affettuoso riceverà affetto; se uno è comprensivo, gli altri avranno comprensione verso di lui. La legge del taglione non ha mai portato serenità né beatitudine.

Beati, cioè santi, i puri di cuore: perché hanno lo sguardo limpido nei confronti della vita, talmente limpido e trasparente da sembrare quasi ingenuo, innocente al punto di sembrare fuori dal mondo... ma quando lo sguardo è limpido e le lenti del cannocchiale dell'anima sono perfettamente pulite e trasparenti, puntandolo verso l'alto vedrai Dio.

Beati, cioè santi, quelli che operano per la pace: e non lo fanno preparando la guerra, non lo fanno ammazzando chi li combatte, non lo fanno vendendo armi a chi fa la guerra, non lo fanno aggiungendo morte su morte, e nemmeno tollerando ogni sopruso e ingiustizia pur di non avere conflitti. Perché la pace non è assenza di conflitti: è una virtù, uno stato d'animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia, come diceva già Baruch Spinoza 400 anni fa... E non ci sarà pace quando i cannoni taceranno perché saranno stati ammazzati tutti quelli che li manovravano, ma perché saranno stati usati come pilastri per ricostruire le case dove abitare nella giustizia e nel rispetto reciproco: e questo significa essere figli di Dio.

Beati, cioè santi, quelli che sono perseguitati a causa della giustizia: tutti coloro, cioè, che credono talmente tanto in essa da accettare di subire torti e soprusi da parte di chi, quella giustizia, la interpreta a modo suo, ovvero pronunciando frasi del tipo “secondo me è giusto così, per cui si fa così”. Mentre la giustizia è basata sullo ius, sul diritto: il diritto di dare agli altri ciò che spetta loro, senza tenerlo per me. L'esatto contrario di ciò che passa per la testa di chi è ingiusto, violento, guerrafondaio, diffidente, spietato, gaudente e ricco solo di se stesso.

Dio non si serve di questa gente, per costruire serenità, beatitudine e santità. Dio si serve di una piccola matita nelle sue mani - come amava definirsi Teresa di Calcutta - per scrivere ciò che egli pensa della storia. E un giorno, attraverso quella matita, scrisse queste che, a ragione, possiamo considerare la miglior traduzione contemporanea del Vangelo delle Beatitudini:

“Se fai il bene ti attribuiranno secondi fini egoistici: non importa, fa' il bene!

Se realizzi i tuoi obiettivi troverai falsi amici e veri nemici: non importa, realizzali!

Il bene che fai verrà domani dimenticato: non importa, fa' il bene!

L'onestà e la sincerità ti rendono in qualche modo vulnerabile:
non importa, sii sempre e comunque franco e onesto!

Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo: non importa, costruisci!
Se aiuti la gente, se ne risentirà: non importa, aiutala!

Dai al mondo il meglio di te e ti prenderanno a calci: non importa, continua!”.
Beata lei...

 

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