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TESTO Commento su Matteo 28,6-20

don Michele Cerutti

I domenica dopo la Dedicazione (Anno C) (23/10/2022)

Vangelo: Mt 28,6-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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6Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».

8Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

11Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. 12Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, 13dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. 14E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». 15Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino ad oggi.

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Dopo esserci soffermati a contemplare il cuore pulsante della nostra gloriosa Chiesa ambrosiana, la Cattedrale e quindi dopo esserci stretti intorno all'Arcivescovo e al suo insegnamento, siamo esortati ora a scoprire la dimensione missionaria che siamo chiamati come battezzati a compiere.
Il Vangelo sembra rimandarci ancora una volta al primo amore.
I nostri slanci trovano forza quando si riscopre l'origine.
Il punto di partenza è l'Ascensione ovvero al momento in cui Gesù estende a tutti il compito della missione.
Subito quando pensiamo a questa espressione veniamo rimandati a posti lontani tropicali o dalle temperature glaciali.
No, la missione è laddove il Signore ci mette.
Il campo di azione può essere la nostra famiglia, il posto di lavoro o tra i compagni di classe a scuola o la mia comunità cristiana.
Ma come attuarla questa missione?
Prima di tutto attingendo da colui che ci invia e imparando il suo stile.
Questo è possibile con la preghiera e crescendo con quella vera intimità con Lui.
“Nulla potete fare senza di me” ci dice Gesù.
Attingendo dalla Parola troviamo la guida per essere veri missionari.
La domanda che possiamo porci come compiere la nostra missione?
Tutti certi siamo affascinati dei sacerdoti, religiosi e religiose, laici che tornano da terre lontane e ci raccontano i prodigi che il Signore compie per annunciare il Regno.
Pochi pensano a quello che i nostri catechisti, nonni, genitori e zii hanno compiuto per parlarci delle realtà divine.
I primi missionari che abbiamo conosciuto sono stati loro che ci hanno mostrato con la testimonianza di vita e anche con le loro parole di affetto per il Signore la via del cielo.

Missionari sono nelle nostre comunità molti nostri anziani che vivono la loro fedeltà all'appuntamento della preghiera. Le loro mani sono stanche o i loro piedi sono affaticati eppure non mancano mai al loro appuntamento di intimità con il Signore.
I miei missionari sono gli ammalati nell'ospedale che anche nel momento della prova sono abitati dalla speranza che pongono in Dio, i genitori di figli provati dal dolore fisico, il personale medico e paramedico nella loro totale dedizione a quello che fanno.
La missione diventa veramente il mondo intero per costruire una Chiesa di fratelli.
Cari amici, la liturgia della Parola si apre con un quadro che mi colpisce sempre e lo offre Luca negli Atti degli Apostoli, ed è rappresentato dalla Chiesa di Antiochia.
Questa è composta da due africani, un cipriota, un palestinese e un oriundo della Cilicia, a dimostrazione del carattere cosmopolita e aperto di quella Chiesa.
Quello rimane il riferimento a cui siamo rimandati.
Sono persone differenti con storie diverse tra di loro, ma che tendono a incrociarsi per lavorare nella vigna.
Differenti sì, ma accumunati dalla passione per il Regno.
La missionarietà nasce dalla comunione tra di noi. Non siamo missionari per noi stessi, ma per Gesù che ci invia e come dice Luca ci manda a due a due ovvero a dimostrazione che siamo chiamati a esprimere la nostra koinonia di cristiani.
Quando gli altri ci vedono divisi, spaccati non promuoviamo il Regno, ma lasciamo prevalere il divisore colui che dentro le nostre lacerazioni vuole creare veri e propri solchi.
Il diavolo agisce proprio per rendere la proposta cristiana arida e mondana e il terreno fertile sono le nostre liti.
Occasione questa domenica per pregare per coloro che vivono in terre lontane per annunciare il Vangelo, ma anche per noi e crescere nella nostra responsabilità di evangelizzatori ogni giorno.

 

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