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TESTO Credere in Dio, anche quando tace

don Maurizio Prandi

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (16/10/2022)

Vangelo: Lc 18,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

La condivisione della Parola di Dio ha ruotato, venerdì sera, attorno a queste tre parole: preghiera, giustizia, fede. Le scrivo così, in ordine di apparizione nel testo evangelico, anche se da subito la domanda di Gesù sulla fede ha richiamato la nostra attenzione.

Silvia, ad esempio, ascoltando la domanda il figlio dell'uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra? ha detto di essere contenta perché il vangelo racconta un Gesù attento alla vita delle singole persone, alla mia vita quindi, la mia fede, il mio rapporto con lui e con Dio. Bello questo perché chi scrive era più portato a pensare alla fede in generale, ai massimi sistemi e invece la fede è sempre qualcosa di molto personale. Accennando poi alla preghiera Gesù ci dice che è un qualcosa che può fare bene a me, che “serve” a me per crescere nella relazione con Dio.
Claudio, circa tema della preghiera, ci ha richiamato a sostare sulla parola necessità. Bello che Gesù ci dica che è necessario pregare e lo lego a due aspetti:
- è necessario pregare perché è necessario essere vigili, essere presenti, come se la preghiera ci garantisse la distanza da uno stato di torpore o di indifferenza.
- Mi ricorda quanto ascoltavamo da don Mario (Rollando) sulla necessità di fare silenzio; ci raccontava di quella persona che domandava se a Parigi ci fosse o meno il deserto e alla risposta negativa ha fatto la domanda: ma allora come fate a pregare se non c'è il deserto?

Preghiera e fede sono strettamente legate. Ricordo il mio rettore del seminario che non perdeva occasione per ricordarci che la preghiera è il caso serio della fede sì, perché la preghiera dice tanto della qualità della mia fede che spero di percepire all'interno di una relazione dove ciò che conta non è il risultato da ottenere (quello è l'obiettivo che si pone una fede commerciale, mercantile che quasi patteggia con Dio), ma una relazione in cui crescere, una relazione che permette di scoprire il proprio volto e il volto di Dio.

Bello anche quello che diceva Maria Rosa sulla preghiera come un luogo di verità, sottolineando come la preghiera sia un luogo in cui non possiamo barare; nel nostro pregare dobbiamo essere veri, non attori (ipocriti) come raccomanda Gesù nel vangelo di oggi (venerdì n.d.r.).

La verità di questa donna è una verità, come si dice, scomoda. Perché richiama all'essenziale della Scrittura, che non sopporta che la debolezza, la fragilità delle vedove venga scavalcata e non ascoltata! Siamo davvero in linea con quanto dicevamo la settimana scorsa circa la debolezza: La preghiera è sempre preghiera dei deboli e quindi non è opera dei forti! È un'idea che mi piace davvero tanto: è la debolezza di Mosè che non riesce a tenere le braccia alzate ed è la debolezza di una vedova, debole perché donna, debole perché privata dell'affetto, dell'amore della sua vita, debole perché, (nonostante l'invito della Scrittura a operare come Dio, che si prende cura dell'orfano e della vedova), nessuno prende le sue difese.

Se c'è una "forza" che conta, nella vita, ci dicono le letture di oggi, non è la forza fisica, ma la forza che viene dalla fede, dallo stare saldi in Dio.

Anche noi, come la vedova, abbiamo legato la preghiera alla giustizia e forse abbiamo capito che si, ci si può stancare, perché non ci si stanca a dire preghiere ma ci si stanca perché ci sembra che non venga fatta giustizia. Don Paolo Bacigalupo in un suo commento scrive questa cosa che trovo vera: quello che stanca è dare fiducia a se stessi, agli altri, a Dio, la malattia rimane, il dolore anche, le guerre non si fermano e allora ci si stanca perché si chiede e ci sembra di non essere esauditi.

C'è una cosa bella nella preghiera di questa donna. La vedova della parabola chiede e prega per ottenere giustizia. Biblicamente la giustizia è un'idea diversa da quella che solitamente intendiamo. Il giusto è colui che agisce come Dio, secondo i suoi criteri, secondo il suo stile, secondo il suo modo di amare. Allora è interessante perché la vedova prega, non per ottenere, ma per essere trasformata. La vedova non prega per cambiare la volontà del suo interlocutore, ma per cambiare il proprio cuore. Pregare sempre, dice Gesù, per continuare a scoprire il volto di Dio, pregare sempre per annunciarlo con la propria vita, una vita vissuta secondo lo stile di Dio, una vita che, come diciamo spesso, assuma la forma del Vangelo.

Due citazioni sulla preghiera che ci possono aiutare nella nostra riflessione e nel personalissimo rapporto che abbiamo con Dio:
Dio esaudisce sempre, non le nostre richieste, ma le sue promesse. (D. Bonhoeffer)
Credo nel sole anche quando non risplende, credo nell'amore anche quando non si sente, credo in Dio anche quando tace” (Scritta sul muro di una cantina di Colonia dove alcuni ebrei si nascosero per tutta la durata della guerra).

 

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