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TESTO Il coraggio di guardarsi

don Maurizio Prandi

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/10/2022)

Vangelo: Lc 17,11-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,11-19

11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Gesù, come ci ricorda il vangelo è diretto verso Gerusalemme per vivere i giorni della sua consegna e attraversa la Samaria e la Galilea, regioni difficili se non nemiche (la Samaria), o crocevia di impurità e mescolanze di razze e religioni (la Galilea). Entrando in un villaggio gli vengono incontro dieci lebbrosi che, come sapete, erano obbligati a vivere fuori dei centri abitati, lontani da chi non era contagiato. Qui la prima sorpresa, se così vogliamo chiamarla: se mentre Gesù entra questi escono, vuol dire che stava entrando in un villaggio di lebbrosi, di persone escluse, vivevano lì! Questo ci ha colpito molto durante la condivisione e Daniele sottolineava proprio questo desiderio - coraggio di Gesù di immergersi nella malattia, nell'esclusione e subito ci siamo chiesti se anche per noi vale lo stesso desiderio, lo stesso coraggio di entrare là dove nessuno desidera o vuole entrare.

Anche la richiesta che i dieci lebbrosi fanno è bellissima. Non chiedono di guarire, chiedono di essere guardati da Dio, chiedono che Dio entri nella loro situazione, che si coinvolga, che faccia propria la loro condizione: questo significa letteralmente l'invocazione abbi pietà di noi!

Il fatto che la guarigione avvenga durante il cammino ci è sembrato significativo: certo Gesù avrebbe potuto sanarli tutti lì, sul posto ma gli ha voluto dire che dovevano uscire da una condizione che per troppo tempo li aveva tenuti fermi: andate a presentarvi alle uniche persone che possono certificare l'avvenuta purificazione e questi, ancora malati si fidano e si mettono in cammino. Un cammino che per ben nove di loro si ferma là, al tempio, ai sacerdoti, all'acqua della purificazione e più in là della purificazione non vanno. Il Samaritano ha un vantaggio: non ha più il Tempio che era stato distrutto, raso al suolo dagli ebrei e vedendosi guarito torna indietro, va dal suo Tempio, va da Gesù e lo fa lodando Dio a gran voce! Pensate che cambiamento nella sua vita: prima gridava (era obbligato a farlo!): lebbroso! lebbroso! per mettere in guardia le persone che si avvicinavano a lui; ora grida: guarito! salvato!

Ci è piaciuto molto quel vedendosi guarito. Simona diceva che il Samaritano è tornato indietro perché ha sentito che di lì, attraverso di lui, Gesù, passava Dio e non poteva non cercare di vivere pienamente l'incontro con lui. In questo caso abbiamo dato un nome alla pienezza dell'incontro con Gesù: gratitudine! Ecco che fede, guarigione, salvezza e relazione sono intimamente legate; guarigione e salvezza non sono legate al miracolo, sono legate alla relazione. È tornato indietro e questo ci ha fatto dire che la conversione è vera nella misura in cui diventa relazione. Anche Nora sottolineava quel vedendosi guarito; si perché la salvezza passa da lì, dalla capacità o forse sarebbe meglio dire dal coraggio di guardarsi. Il Samaritano è l'unico a fare questo, capace di guardarsi, fa un lavoro su di sé e riconoscendo quello che ha ricevuto fa il passo decisivo che è quello della gratitudine. Decisivo per la completezza della sua umanità: sai dire grazie e quindi sei salvo come uomo, è salva la tua umanità. La Scrittura parla di purificazione e forse, ci siamo detti, i nove in fondo in fondo cercavano soltanto quella, il samaritano no! Lui non si accontentava della purificazione ha avuto la capacità di leggere che quello che stava accadendo in lui andava molto al di là: era diventato uomo di relazione, uomo di fede, capace dell'incontro con quel Dio che in Gesù si era rivelato a lui!

Claudio sottolineava come l'accento sia posto sul tornare indietro di quest'uomo, come se anche a questo possa essere legata la guarigione: all'essere capaci di tornare indietro, accento posto anche sul fatto che quest'uomo era Samaritano, straniero e si diceva che forse, proprio per il fatto che era straniero era aiutato a cogliere le cose belle che accadono. L'essere stranieri come condizione che accresce la sensibilità e la capacità di riconoscere quello che c'è.

La malattia, l'esclusione, la stranierità, dicono una fragilità aggiungeva Maria Rosa, commentando che nel lavoro fatto coi genitori domenica scorsa all'omelia sullo sradicarsi e sul mettere radici, non appariva la parola fragilità. Ma la fragilità, come ci ha ricordato un'adolescente al campo medie, è una cosa importante: per rendere migliore il mondo posso condividere le mie debolezze aveva detto Noemi. Personalmente credo che l'essere forti nel senso dei muscoli non sia mai decisivo. La dimostrazione della veridicità di tutto questo sta proprio nella vita di questi dieci lebbrosi, vita che va proprio in questa direzione: una piccola comunità, scartati da tutti, vivevano insieme. In quello spazio di fragilità, di debolezza, di dolore, in quello spazio di sofferenza, in quella povertà, (dicevamo tre anni fa), cade il primo, forse più alto e complesso muro: quello dell'inimicizia. In quella comunità di poveri e ammalati il nemico (il samaritano), è il primo incluso: mi pare di una bellezza infinita tutto questo!

Ci siamo lasciati, pensando alla condizione dei dieci lebbrosi che si sono messi in cammino alla richiesta di Gesù, con una domanda che proveremo a mantenere viva in questa settimana: quanto siamo disposti a metterci in moto, a metterci in cammino, per cambiare una situazione?

 

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