TESTO Senza stancarsi mai
XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (16/10/2022)
Vangelo: Lc 18,1-8
In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
La domanda finale del brano di Vangelo di questa settimana, ci porta nuovamente a riflettere sulla fede. La mia, prima di tutto.
Se il Figlio dell'uomo venisse adesso, se proprio ora bussasse alla porta di casa mia, troverebbe fede nella mia vita? Troverebbe tracce della piccolezza e della vitalità del seme di senape? Potrebbe scovare qualche gelso sradicato e trapiantato nel mare? Potrebbe rintracciare cammini samaritani di gratitudine?
La Parola ci chiama a fare un bilancio della nostra vita di fede. È tempo di potare, rinnovare e rinvigorire la nostra vita.
Ripenso alla domanda a brucia pelo del maestro, e mentre cerco di fare un bilancio personale di questi ultimi mesi, mi viene spontaneo ringraziare.
Da quasi dieci anni vivo nell'estrema periferia di Lima, in Perú. Mi hanno affidato una parrocchia enorme di ottantamila abitanti, una distesa di sassi e sabbia, condomini e baracche, spazzatura e traffico. Ringrazio perché i poveri, gli invisibili, quelli che agl'occhi del mondo non valgono nulla, mi hanno insegnato che la fede è l'arte della fiducia e dell'abbandono. È facile credere quando stai bene, hai una casa, un lavoro, il frigorifero pieno e un letto tutto per te... Diverso è quando non hai nulla, e l'unica sicurezza del domani è che Dio non ti lascerà solo.
Non so se il Figlio dell'uomo troverà fede nel mio cuore arrugginito, ma sono certo che la troverà in tanti fratelli e sorelle che ho incontrato in questi anni di missione. Uomini e donne che, come la vedova della parabola, non hanno smesso di bussare alla porta del Padre del Cielo, che non hanno perso la speranza e la pazienza, che si sono rimboccati le maniche per dare dignità alla loro vita.
Mentre scrivo queste righe, mi passano davanti agl'occhi i volti, i sorrisi e le lacrime di tanti fratelli e sorelle che mi hanno insegnato cosa vuol dire credere e fidarsi di Dio, che mi hanno insegnato l'umiltà e la perseveranza della preghiera. Ringrazio il buon Dio per avermi dato maestri straordinari. Dieci anni fa sono partito per la missione pensando di venire ad annunciare Gesù, adesso mi sono accorto che sono venuto in Perú perché Lui mi stava aspettando. Negli occhi neri della piccola Maria che rovista nella spazzatura per riciclare la plastica e guadagnare qualche spicciolo per compare le medicine per sua mamma. Nel sorriso a due denti di Rosita che mi abbraccia forte ringraziando Dio per aver salvato a sua figlia dopo un indicente stradale. Nelle lacrime di Milagros che lascia un lavoro sicuro per aiutare i piú poveri e mettersi a prova. E potrei continuare per varie pagine...
In questo mese missionario, ho pensato di condividere con tutti voi la gratitudine, la bellezza e la fatica della missione. Mi affido alla vostra preghiera.
Grazie
Don Roberto Seregni