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TESTO Commento a Lc, 15-20

Suor Giuseppina Pisano o.p.

Natale del Signore - Messa dell'Aurora (25/12/2005)

Vangelo: Lc 2,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

La liturgia eucaristica di questa domenica di Natale è ricca di testi per le diverse celebrazioni: della vigilia, della notte, dell'aurora e del giorno; tutti momenti significativi e anche suggestivi.

Ho scelto di tentare una riflessione sui testi della Messa dell'aurora, dico tentare, perché, di fronte ad un evento della portata del Natale, si può solo tentar di dire qualcosa, con molta umiltà.

"Dal seno dell'aurora come rugiada Io ti ho generato.." (Sal.109), canta il Salmista, quasi a fare eco al profeta Isaia che invocava l'avvento del Salvatore, come rugiada, discesa dai cieli.

Con Gesù, Figlio di Dio nato da Maria, un nuovo sole sorge, oggi lo contempliamo all'aurora, ancora infante, indifeso, piccolo come ogni altro figlio di donna.

Colui che la liturgia canta "Signore, Dio degli eserciti" si manifesta al mondo nell'impotenza e nel silenzio; per lui parlano gli angeli che lo rivelano a pochi uomini incolti, ed essi, stupiti, si recano, in fretta, verso il luogo dell'avvenimento.

Quel particolare "senza indugio" è prezioso; ci rimanda indietro di mesi, allorché l'Arcangelo, rivelò a Maria di Nazareth che, proprio lei, era la donna prescelta come madre del Messia, e, di lì a poco troviamo la fanciulla che, senza indugio, affronta il viaggio verso il villaggio in cui abitava la cugina Elisabetta, nella parte montagnosa della Giudea; è la fretta di chi è mosso dallo Spirito, per contemplare ed annunciare le "grandi cose " che Dio opera nell'uomo. La stessa fretta, il medesimo Spirito, spinge i pastori alla grotta.

Lo Spirito, simboleggiato dalla stella, segna il luogo della natività del Salvatore, e indica la via per trovarlo.

La semplicità del racconto evangelico, fa risaltare ancor di più la grandezza dell'evento:

" «Andiamo fino a Betlemme - si erano detti i pastori - vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».

Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia."

Trovano un bambino e due giovani sposi, ma "vedono" il personaggio dell'annuncio «..oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore...», e credono all'adempimento della promessa.

Luca, lo storico attento, non dice chi, o quanti altri fossero in prossimità della grotta più celebre della Storia, ma sicuramente, c'erano altre persone, anonimi pastori o componenti delle carovane, che si spostavano, in vista del censimento, dato che nel testo leggiamo «Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.»

Chi era nei dintorni non poteva sapere, e neppure immaginare, quale evento si fosse compiuto sotto i loro occhi; fu il racconto, sconvolgente di quei pastori a creare in loro lo stupore e la fede, col primo annuncio e la prima testimonianza al Figlio di Dio redentore.

I pastori, poi, tornarono alle loro greggi, ma non erano più quelli di prima: una Luce viva e una Presenza pacificante, li aveva trasformati già in uomini " nuovi", e cantavano il loro giubilo a Dio rendendogli grazie e gloria.
Il canto degli angeli era diventato canto dell'uomo.

Nel racconto della nascita di Gesù, parlano gli angeli e parlano i pastori; non parla la Madre; lei che per prima aveva conosciuto il Mistero, non parla; Luca tiene a sottolineare che «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore».

Il silenzio di Maria è un altro grande motivo del Natale, e non è secondario all'annuncio.

Il silenzio della Madre di Dio, colei che avrebbe raccontato, poi, dell'infanzia di suo figlio, è un silenzio contemplativo, fatto di ascolto, di accoglimento, di riflessione, di preghiera; un discorso tutto interiore, intessuto di grande fede e di ancor più grande amore.

Parlando della preghiera, Gesù stesso dirà: "...tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera, e, chiusa la porta, prega Dio, presente anche in quel luogo nascosto, e il Padre tuo che vede nel segreto ti darà la ricompensa..." ( Mt.6,6 )

E' il segreto dell'interiorità profonda abitata da Dio, ove risuona la Parola e si contempla il Mistero, senza bisogno di discorsi.

Il Natale è anche questo: silenzio adorante, di cui è icona la Madre.

Se non siamo dei ripetitori meccanici di cose già dette, è importante che assumiamo l'atteggiamento di Maria, che il Vangelo oggi ci fa conoscere; è un momento vitale dell'esperienza cristiana, poiché l'annuncio di Gesù Cristo Figlio di Dio, non può che nascere dal profondo, nella contemplazione, che si fa', poi, anima di ogni apostolato.

Sr Mariarita Pisano O.P.
Monastero Domenicano
SS.mo Rosario
Marino Laziale Roma

 

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