PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Aumenta la nostra carità

don Michele Cerutti

VI domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (09/10/2022)

Vangelo: Mt 10,40-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,40-42

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

In ciascuno di noi, nessuno escluso, si conosce l'importanza di cosa voglia dire ritornare all'origine del nostro rapporto con Dio. Il tempo si sa ci rende più rigidi e più incapaci di slanci.
Per questo motivo nell'ultima domenica successiva al martirio del Battista la liturgia ci esorta con la lettera agli Ebrei a ritornare a quel momento iniziale in cui iniziava a sbocciare l'amore per Dio e per la Chiesa e ci esorta a non disperderlo.
Tutto questo ne va della nostra testimonianza cristiana.
L'autore di questa lettera si indirizza nei confronti di tutti coloro che vivono questa sorta di apatia della fede che li rende chiusi e incapaci di donarsi completamente.
Nei capitoli iniziali chi scrive la lettera afferma: Infatti voi, che a motivo del tempo trascorso dovreste essere maestri, avete ancora bisogno che qualcuno vi insegni i primi elementi delle parole di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido. (Eb 5,12)
Come in un crescendo l'invito diventa più forte: Prestiamo attenzione uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni come alcuni hanno l'abitudine fare ma esortiamoci a vicenda tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore.(Eb 10,24-25).
Perciò, rinfrancate le mani inerte e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non ha più a stopparsi, ma piuttosto a guarire. (Eb 12,12-13).
Nei versetti che la liturgia ci offre veniamo esortati a riscoprire la pratica dell'accoglienza.
Questa si esprime nella consapevolezza che senza accorgersi chi ci sta davanti per essere accolto può essere un angelo.
L'uomo biblico ne ha fatto esperienza fin dai primordi quando Abramo raccoglie nella tenda tre uomini nell'ora più calda del giorno.
Ne facciamo esperienza anche noi e senza saperlo lo abbiamo fatto.
In pochi versetti vengono smontati i pregiudizi di tutti i coloro che vedono nel forestiero un nemico da evitare.
Questa lettura ci interpella perché l'autore in questa lettera dopo averci offerto l'identikit di Gesù come sommo sacerdote ci invita a vivere la nostra relazione reciproca nella dimensione dell'accogliersi perché in questo sta la testimonianza cristiana.
L'invito che ci viene fatto è quindi di un'attualità stringente davanti alla massa di persone che bussano alle porte della nostra Europa che si professa cristiana.
I venditori di paura molte volte sono uomini e donne che fanno della fede cristiana una bandiera e immettono idee di chiusura nei confronti dei diversi.
Oggi quello che ci viene chiesto è difenderci da questa cultura che va contro i principi di tutta la Scrittura e che la Lettera agli Ebrei ben esprime.
La seconda lettura allarga il cerchio ed esorta tutti noi a considerare una seconda categoria di persone che sono i carcerati ovvero coloro che in ogni cultura vengono visti con paura e disprezzo.
Visitare i carcerati oggi non vuole significare soltanto andare dentro un carcere, ma anche aiutare, comprendere, accogliere, sostenere con partecipazione e condivisione i congiunti che sono fuori, in un carcere invisibile costituito dall'emarginazione e dall'indifferenza in cui sono costretti a vivere.
Il Papa ci ricorda con commozione tutte le volte che passando davanti al carcere di Buenos Aires ha visto la coda delle mamme che volevano entrare a visitare il figlio. Capita anche a me quando visito il carcere di Bollate vedere i parenti con costanza visitare il carcerato e i sentimenti di tristezza prendono il sopravvento.
Queste pagine proclamate debbono costituire una cartina tornasole della nostra fede per scoprirci amati e portatori di questo amore ai fratelli anche quelli che si trovano nell'errore o nel bisogno.
Matteo al capitolo 25, lo mediteremo tra poche settimane, ci esorta a vivere con un'apertura universale a tutti coloro che si trovano nella necessità.
Questa domenica l'evangelista invita, invece, tutti noi ad aprirci al fratello e sorella nella fede in una reciprocità l'uno per l'altro.
I primi cristiani erano chiamati a vivere la loro evangelizzazione in questo amore.
Questo invito risuona anche per noi importante.
Più di tanti discorsi i cristiani debbono testimoniare l'amore reciproco.
Ci lamentiamo che le Chiese si svuotano probabilmente alla luce della Parola che oggi abbiamo meditato domandiamoci ma noi come comunità come viviamo la carità?
Domenica scorsa nella liturgia romana abbiamo letto che i discepoli si rivolgono a Gesù domandando di aumentare la fede e oggi come discepoli dobbiamo continuamente implorare perché si accresca questa virtù insieme però alla carità.

 

Ricerca avanzata  (54027 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: