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TESTO La ricerca dei primi o degli ultimi posti?

padre Antonio Rungi

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/08/2022)

Vangelo: Lc 14,1.7-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,1.7-14

Avvenne che 1un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

12Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Ultima domenica di agosto 2022 e preludio di ripresa delle attività normali in tutti gli ambiti sociali, economici, amministrativi, politici ed ecclesiastici.
Si ricomincia dopo la pandemia e dopo un'estate di ripresa complessiva che ha ridato ossigeno non solo nel campo economico, ma anche ecclesiale con la maggiore partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche e alle feste patronali, tipiche dei mesi estivi (giugno-agosto).
In questo contesto sociale risulta di grande utilità, tanto per ricominciare con il piede giusto il cammino nella comunità umana e cristiana il testo del Vangelo di Luca di questa XXII domenica del tempo ordinario.
Luca, infatti, ci riporta un episodio vissuto da Gesù di sabato in una casa di uno dei capi dei farisei, di cui non sappiamoil nome, per pranzare con quanti erano stati invitati. Supponiamo dal testo che si trattava di un banchetto nuziale a cui Gesù prende parte.
Appena Gesù entra nella sala da pranzo nota che gli invitati osservano lui per vedere cosa facesse e come si comportasse. Da parte sua Gesù nota subito come quelli che erano stati invitati sceglievano i primi posti, Occasione propizia come tante altre per Gesù per offrire il suo insegnamento ai presenti e, infatti, subito cattura l'attenzione del padrone di casa e degli inviati con un discorso in formato racconto o parabola, che il testo di Luca ha sintetizzato un modo chiaro e preciso.
Prima cosa da fare, dice Gesù, è che quando si è invitati a nozze da qualcuno, non bisogna mettersi al primo posto, in quanto può esserci una persona più ragguardevole di te e che merita nel contesto sociale di occupare un posto più avanzato e in vista. Chiaramente chi ha organizzato il pranzo ti chiederà di spostarti perché quello non è il tuo posto, secondo il suo progetto e le sue intenzioni e convenienze sociali.
Quante volte ci è capitato anche a noi in varie cerimonie anche religiose di sperimentare tutto questo.
A volte ce la siamo presa e abbiamo pure contestato senza spostarci. Non abbiamo fatto una bella cosa e una bella figura. Abbiamo evidenziato il nostro orgoglio e la nostra testardaggine.
D'altra parte, ci sono i protocolli da rispettare e ci sono posti assegnati in base alle cerimonie, come oggi si usa fare anche nei matrimoni.
Non è una cosa simpatica, ma si fa dovunque e si accetta bonariamente e tacitamente il tutto per il buon andamento della cerimoni stessa.
Quindi comportamento saggio e prudente, oltre che dignitoso è quello di mettersi all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.
Conclusione della prima parte della parabola, detta da Gesù, è questo assioma: “Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
Cosa significa essere umili? Cosa significa vivere nell'umiltà? Una definizione è questa: l'umiltà è una virtù morale per la quale l'uomo riconosce i propri limiti, rifuggendo da ogni forma d'orgoglio, di superbia, di emulazione o sopraffazione. Essa si esprime come sentimento o atteggiamento di riverente sottomissione o di riservata modestia.
C' da chiederci noi siamo umili, pratichiamo una vera umiltà o una falsa umiltà che poi sfocia nelle pretese più assurde? A noi esaminarci nel profondo del nostro cuore e trovare dentro di noi la riposta a questo interrogativo posto da Cristo. Lui sì modello di vera umiltà.
Seconda cosa da farsi in occasione di un banchetto nuziale, un pranzo o una cena, dice Gesù, è quella che chi organizza la festa non deve invitare i suoi amici né i suoi fratelli né i suoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non lo invitino anch'essi e lui abbia il contraccambio”.
Cosa impossibile da attuarsi da sempre e soprattutto oggi nella logica della parentela, dell'amicizia, degli interessi e delle promesse e degli impegni di ogni genere, eppure il vangelo che rompe gli schemi ed è un forte appello a cambiare mentalità, ci dice, attraverso la parola di Gesù che quando si offre un banchetto, bisogna invitare poveri, storpi, zoppi, ciechi. Chi fa questo sarà beato perché questi invitati non hanno da ricambiargli. Però un premio certo e sicuro c'è: quello della ricompensa alla risurrezione dei giusti.
Abbiamo mai provato a fare questo? Osserviamo se nelle nostre case, alle nostre mense si accomodano ogni giorno oppure nelle grandi ricorrenze e feste o anniversari i poveri e i bisognosi.
Questo non avviene né nelle famiglie normali e né in quei luoghi ove per scelta di vita e istituzionale si è deciso di servire i poveri e gli indigenti.
Quindi non è uno stile di vita quotidiana e tantomeno occasionale per chi si definisce cristiano e a servizio dei poveri. Ai banchetti, tranne nei centri Caritas o a Natale e Pasqua, quelli delle nostre feste vengono solo parenti, amici, conoscenti, vicini e quanti possono ricambiarci in qualche modo.
Gesù che è stato un attento ed oculato osservatore che viveva nel mondo e sapeva dei normali comportamenti umani ci porta con questa parabola nel cuore stesso del messaggio cristiano, della nostra fede e della nostra religione e cioè la carità e l'amore verso i più bisognosi e poveri. Questo amore deve costituire per tutti il centro motivazionale per il nostro agire umano, sociale e cristiano.
Chi ha già non ha bisogno di avere di più, chi non ha deve essere aiutato, sostenuto ed alimentato nelle grandi ricorrenze ma soprattutto nella normalità della vita quotidiana. Non ci riusciremo mai a fare quello che Gesù ci ha raccomandato, ma almeno proviamoci a rompere certi schemi tradizionali, di convenienza e di interessi che contrastano con il vangelo della carità e dell'accoglienza del povero e del sofferente. Non è solo urgente cercare di essere umili, ma anche di essere generosi e caritatevoli verso i più deboli. La carità cammina di pari passi con l'umiltà. L'umile è colui che si pone a servizio. Il superbo non è capace di nessun gesto di umanità e di carità.

 

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