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don Michele Cerutti

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XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/08/2022)

Vangelo: Lc 14,1.7-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,1.7-14

Avvenne che 1un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

12Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Nella calda estate 2022 che ha raggiunto picchi insopportabili la liturgia ci viene in aiuto offrendoci, tuttavia, una doccia gelata e lo fa con un brano evangelico che vuole interrogarci sulle nostre relazioni dopo aver insistito molto sulle ricchezze e il rapporto con le cose.
L'occasione è un invito a un pranzo e appare subito che nella scelta degli invitati si sia subito guardato al tornaconto personale. Quello che, tuttavia, mette in difficoltà è il fatto che gli stessi vanno alla ricerca di una visibilità per ottenere i primi posti.
Gesù li richiama con forza esortando commensali ed invitati a ricercare quelli che sono gli ultimi posti.
Il modello è Gesù stesso che, come dice San Paolo, “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini”.
Una doccia fredda dicevamo perché la cultura del primo posto, dell'arrampicata sociale, da che mondo è mondo non tramonta.
Guardiamo al pianeta lavoro dove gli sgambetti per ottenere un posto di prestigio in ufficio, in una fabbrica o per essere ben visto da un datore di lavoro sono all'ordine del giorno.
Nel mondo della scuola si gareggia per sovrastare i compagni e i più deboli subiscono le peggiori angherie.
Non è esente la dimensione del sacro e quindi ecclesiale.
Una doccia fredda quindi che dovrebbe veramente essere stimolo per domandarsi: il cristiano nella giungla del rampantismo e della ricerca spasmodica della visibilità come si comporta?
Mi rincuora che in questo contesto vi è chi non cede e prosegue il cammino non alla ricerca di chissà quale riconoscimento umano.
Un professionista, qualche giorno fa mi diceva in maniera triste, come nella sua èquipe di lavoro l'aria diventa irrespirabile a causa di un collega che a tutti costi vuole assumere posti sempre più di prestigio, ma con orgoglio e senza falsità questa persona, con cui conversavo, affermava, con gioia, di voler proseguire il proprio lavoro con quella professionalità richiesta senza preoccuparsi troppo di questi giochetti.
C'è effettivamente chi spinge a tutti i costi per raggiungere vette e traguardi professionali senza troppi scrupoli e chi invece, penso non siano pochi, vuole dormire sonni tranquilli con una coscienza non incline a bassezze.
La logica del Vangelo ci spinge verso questa ultima direzione.
Gesù non si accontenta del poco.
Dall'altra parte Lui non è l'uomo delle mezze misure.
San Paolo ci dice proprio di Lui che:
“Apparso in forma umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte di Croce”.
Il Maestro ci dice, infatti, quando invitate qualcuno a pranzo girate l'invito a ciechi, zoppi e storpi, ovvero a quelle categorie di persone che non possono umanamente ricambiare, ma che rimandano al banchetto vero a cui tutti siamo invitati che è quello del cielo.
In questo banchetto potremo esclamare come il generale Lowen nel film il Pranzo di Babette del 1987:
Misericordia e verità si sono incontrate, amici miei. Rettitudine e felicità devono baciarsi. Viene il giorno in cui apriamo i nostri occhi e vediamo e capiamo che la grazia di Dio è infinita. Dobbiamo solo attenderla con fiducia e accoglierla con riconoscenza. Dio non pone condizioni, non preferisce uno di noi piuttosto di un altro. Ciò che abbiamo scelto ci viene dato e allo stesso tempo ciò che abbiamo rifiutato ci viene accordato, perché misericordia e verità si sono incontrate, rettitudine e felicità si sono baciate.

 

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