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TESTO Una domanda a Dio: perché la sofferenza?

mons. Roberto Brunelli

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/08/2022)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Se Dio è buono, perché permette che i suoi figli abbiano da
affrontare sofferenze, tribolazioni, insuccessi e così via?

L'interrogativo travaglia da sempre la vita dei credenti, talora al

punto da indurre chi non trova risposta ad allontanarsi dalla fede. La

Bibbia risponde all'interrogativo con la seconda lettura di oggi (Ebrei

12,5-13) ragionando così: Dio è Padre, e come tale si comporta nei

confronti dei suoi figli, inesperti e talora ribelli, mossi dalla

pretesa di sapersi regolare da sé, incuranti del rischio di danneggiare

sé stessi e gli altri. Non è buon padre quello che lascia sempre

correre, che si disinteressa, che magari giustifica il comportamento

sbagliato dei suoi figli; un buon padre non esita, quando occorre, a
intervenire anche severamente.
Dunque non farà così anche il migliore dei padri, il Padre

perfetto? Di qui l'esortazione: "Figlio, non disprezzare la correzione

del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui, perché

il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce

come figlio. E' per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta

come figli, e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo,

sul momento ogni correzione non sembra causa di gioia ma di tristezza;

dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo
mezzo sono stati addestrati".

La correzione ha lo scopo di mettere in guardia l'uomo dal prendere

strade sbagliate, che lo porterebbero lontano dalla vera meta: la quale

è tanto importante (è in gioco la vita eterna) da giustificare i

sacrifici e le rinunce occorrenti a raggiungerla. Questo è il senso

dell'invito odierno (Luca 13,22-30): "Sforzatevi di entrare per la porta
stretta"!

La porta della casa di Dio è stretta, ma l'interno è amplissimo e

festosissimo. Come tante altre volte nell'Antico Testamento, anche Gesù
paragona la vita con lui, nel suo regno, a un banchetto, cui

prteciperanno persone d'ogni stirpe e d'ogni epoca. La precisazione sta

nella risposta a un tale che gli aveva chiesto se sono tanti o pochi

quelli che si salvano. Se l'interesse dell'interrogante era di carattere

puramente statistico, Gesù deve averlo deluso, perché sui numeri non gli

risponde; ne approfitta invece per offrirgli due insegnamenti.

Il primo è sulle condizioni per salvarsi ("Sforzatevi di entrare per la porta

stretta"); il secondo riguarda appunto l'universalità della salvezza.

Già il profeta (prima lettura, Isaia 66,18-21) aveva annunciato quale

parola di Dio: "Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue;

essi verranno e vedranno la mia gloria" e Gesù conferma: Verranno da

oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a
mensa nel regno di Dio".

 

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