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TESTO Dividersi l'eredità di chi e con chi?

padre Antonio Rungi

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (31/07/2022)

Vangelo: Lc 12,13-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,13-21

In quel tempo, 13uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

16Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Il Vangelo della XVIII domenica del tempo ordinario, ultima domenica del mese di luglio 2022, ci presenta un tema di grande attualità: è la celebre questione della divisione dell'eredità, che viene messa al centro di un dialogo tra un signore e Gesù, interpellato da una persona che lo seguiva tra la folla. Costui chiede a Gesù di fare da giudice tra lui e suo fratello sulla questione della divisione dei propri beni. Gesù viene chiamato in causa da una persona, in poche parole, per fare il Giudice di pace per la divisione dell'eredità, forse dei loro genitori o il frutto del loro lavoro, come avviene in tante famiglie dei nostri giorni in cui si porta avanti un'azienda familiare. Gesù prende subito le distanze da questo ragionamento assurdo e ribalta la questione, rimettendo il problema a chi pone la domanda: "O uomo chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi"?

Gesù non vuole assolutamente che la sua persona venga chiamata in causa per cose terrene e materiali, per questioni giuridiche, lontane dal suo modo di pensare ed agire. Non vuole assolutamente che si confonda la sua missione e la sua identità di Figlio di Dio e di Messia, atteso dall'umanità. Ecco perché risponde con chiarezza, che il suo compito non è quello di fare il giudice sui beni della terra a cui sono attaccati i terrestri e gli umani, ma di essere il giudice eterno e che valuterà l'operato di ciascun essere umano a conclusione della sua vita, sia per il bene che per il male. E siccome la vita può finire da un momento all'altro e terminare improvvisamente, Gesù ci ricorda: "Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede". L'attaccamento morboso ai soldi, ai beni, al successo, alla carriera non danno certezza né di salute fisica e lunga vita e neppure di salvezza eterna. Il paradiso non si conquista con il denaro, ma con una vita santa. Il denaro, il possesso delle cose materiali fanno attaccare il cuore e la vita a cose che non danno amore e non danno gioia né su questa terra e né per l'eternità. L'esempio che Gesù porta per spiegare la sua personale idea su come considerare il possesso delle cose terrene ci aiuta a vedere la vita nella giusta direzione e a saperla valorizzare per quello che effettivamente è e può essere.
La parabola del possidente di grano che amplia i suoi granai, in quanto il raccolto era stato abbondante e la rendita altrettanto fruttuosa, ci dice di come considerare queste occasioni di espansione economica nella prospettiva del temporale, provvisorio e dell'insicurezza vera.
La parabola si conclude con questo monito rivolto a quell'uomo, ma anche a tutti noi: non bisogna illudersi i soldi non allungano la vita, forse la riducono per le eccessive preoccupazioni che danno. D'altra parte il vangelo di oggi ci rammenta: "Stolto questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita, è quello che hai preparato di chi sarà?" Lo sappiamo di chi sarà. Sarà di tutti e di nessuno, in quanto molti beni vanno in rovina per causa di tribunali, fallimenti, aste e quanto altro si mette in campo per rendere difficile una semplice successione non di propri beni, ma di altri, fosssero anche i genitori e parenti vari. Chi non ha accumulato con la propria fatica e sacrificio non ha diritto a niente da un punto di vista etico ed evangelico. Invece, tutti hanno diritto di avere secondo la legge civile, mentre non tutti hanno il dovere di fronte alla fatica e rimboccarsi le maniche per lavorare, guadagnare e anche accumulare. La conclusione che bisogna trarre da questo vangelo è che i beni non ci appartengono, la terra non ci appartiene, il mondo non ci appartiene in quanto tutto è di Dio, è Lui che ha creato ogni cosa e solo a Lui appartiene il tempo e la creazione. La nostra riflessione si conclude con questo monito: l'attaccamento morboso al denaro e ai beni ci potrà fare aumentare le nostre risorse economiche, ma certamente non potrà mai farci arricchire davanti a Dio per l'eternità, con il rischio di fare la fine del ricco epulone di essere condannato alle pene eterne dell'inferno, mentre il povero Lazzaro gode della gioia della pace eterna, perché non aveva avuto niente su questa Terra.

Accumulare i tesori per se stessi fa' chiudere il cuore allo spirito, alla carità e di conseguenza fa' chiudere la mente il cuore a Dio stesso, per cui mentre ci si arricchisce economicamente ci si impoverisce spiritualmente, in quanto il denaro allontana da Dio e dalle persone. Da questo insegnamento del Vangelo di oggi, traiamo le nostre conseguenze per il futuro. Facciamo come Francesco d'Assisi che lasciò ogni cosa per seguire la voce di Dio e distribuire i propri beni ai poveri. Il modo più bello per far sì che le nostre eredità siano valorizzate secondo giustizia e carità è che i nostri beni passano nelle mani delle persone giuste e siano strumenti di aiuto per le persone che più sono in necessità. Dividersi i beni non solo con il fratello di sangue ma con tutti i fratelli in umanità. Chi avrà il coraggio di farlo oggi in questo mondo in cui conta solo il Dio denaro e il benessere di ogni genere per noi stessi e non certo per gli altri?

 

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