PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Non una preghiera ma un modo di pregare

padre Gian Franco Scarpitta  

padre Gian Franco Scarpitta è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (24/07/2022)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Preghiera e misericordia

“Pregavo incessantemente notte e giorno, affidavo suffragi di Messe, sgranavo rosari per la guarigione di mio figlio, ma non è servito a niente: Dio lo ha lasciato morire”; Speravo che l'operazione chirurgica desse un buon esito, e invece alla fine mio padre e morto. Pregare non è valso a nulla.” “Sto cercando lavoro da vent'anni, mi impegno e prego notte e giorno, ma Dio non mi ascolta e non mi aiuta.”... Sono espressioni che mi è capitato di sentire tante volte da parte di persone, anche fra le più devote e zelanti nello spirito, rimaste deluse dai risultati del loro fervore spirituale. Gente abituata a pregare ciascuno a modo proprio, secondo le proprie usanze e consuetudini, in ogni caso fiduciosa e speranzosa dell'intervento di una grazia particolare o di un favore divino, che resta però delusa, sconvolta e interdetta nel constatare come Dio sembri indifferente e distaccato dalle sue richieste, anche quando a lui rivolte con estrema fede sincera e con profonda umiltà e bontà d'animo. Alla delusione si affianca anche la sensazione di aver perso il proprio tempo con la preghiera, la tentazione di considerare vano e superfluo ogni riferimento al sacro e di farla finita con la fede; soprattutto quando si fa esperienza contermporanea di persone distaccate, miscredenti, ostili al fatto religioso, per nulla gravate da assilli, da problemi e difficoltà.

. Durante una circostanza del mio ministero, mi è toccato di soffrire l'esperienza di un'intera famiglia di persone devote, zelanti nella preghiera, buone e generose che si è dissolta nel giro di pochissimi anni, morendo improvvisamente prima la figlia d'infarto fulminante, poi la madre di un male incurabile, quindi l'altro fratello e poco tempo dopo anche il padre. Tutte persone sempre attente all'orazione, partecipi delle varie attività in chiesa, buone e generose improvvisamente sottratte all'affetto di tutti. Come pure si sperava che un'altra signora, madre di tre figli, vincesse la sua lotta contro il cancro in forza della sua fede incrollabile nel Signore e in San Francesco di Paola; e invece la sua morte ha lasciato in tutti un vuoto desolante e lacunoso che ancora adesso è difficile colmare.

Esperienze come queste, oltre che a riprodurre la consueta domanda di rito “Dov'è Dio?” ci inducono inesorabilmente a dubitare dell'efficacia della preghiera, della sua utilità.

Se da una parte è assodato che la preghiera non è un'attitudine di richiesta con automatico esaudimento, se è pur vero che Dio non è il nostro idolo o il nostro “tappabuchi” (Bonoheffer) e non va confusa la fede con l'idolatria, è pur vero che la preghiera di richiesta è legittima e lo stesso Gesù ci invita ad esercitarla con fede.

Pregare è con la parola o con il pensiero a Qualcuno che, nella fede, concepiamo come Esistente e ben disposto ad ascoltarci. Le motivazioni della preghiera possono essere diverse: chiedere una grazia, un aiuto, un orientamento, impetrare una guarigione, la fine di una pena o di dover superare un pericolo. Chi è immesso in un itinerario di fede prega anche per lodare Dio, per ringraziarlo o semplicemente per ravvivare la fiamma stessa della fede che, quando appunto non sia alimentata dall'orazione e dalla fiducia in Dio, rischia di appagarsi con la conseguenza di un'aridità spirituale completa. E la preghiera di richiesta e di domanda è nel computo del nostro rapporto con Dio.

Ci domandiamo: perché tante volte non viene esaudita mentre sembrano essere immediatamente “esauditi” i desideri di spacconi non credenti ai quali non sembrano essere riservate sventure, lotte e difficoltà?

Domande simili vengono poste anche nella Bibbia, specialmente nel libro del Qoelet, che si domanda come mai “i malvagi vincono e i poveri piangono”. Simili questioni tuttavia ci introducono anche nel tema più profondo della preghiera e della vita spirituale, nel loro senso e nella loro fondamentale dimensione e ci offrono una risposta nel significato stesso della preghiera. Pregare per chiedere è giusto e legittimo, tuttavia rivolgersi a Dio è innanzitutto un atto di umiltà con il quale siamo indotti ad accrescere la nostra fede e a ravvivare la fiducia e la speranza. Pregare equivale innanzitutto a rapportarsi intimamente a Dio, a relazionarsi a lui nella consapevolezza che saremo sempre, in qualunque caso, ascoltati. Proprio la preghiera intensa e motivata, la sua intensità e la sua forza intrinseca dovrebbero ravvivare in noi la certezza che, sebbene non sempre Dio esaudisca i nostri desideri, egli è tuttavia sempre in ascolto, accoglie il grido della nostra disperazione, presta attenzione alle nostre miserie, poiché lui per primo è a conoscenza dei nostri desideri e dei nostri bisogni. Nella preghiera Dio ci ascolta e solidarizza con il nostro dolore e quando non si venga esauditi nelle nostre richieste proprio la preghiera dona la forza, il coraggio, lo slancio motivazionale per continuare a credere e a sperare. Nella circostanza di un lutto inaspettato o di un dolore insostenibile, che sia esaudita o meno, è proprio l'orazione a infondere conforto, fiducia e sostegno per riprendere la vita a piene mani. Rivolgersi a Dio nella preghiera è anche un espediente atto a ravvivare in noi la consapevolezza che Dio comunque realizza i suoi progetti d'amore anche se non sempre collimano con le nostre volontà, secondo la famosa espressione di Gesù: “Allontana da me questo calice, tuttavia sia fatta la tua e non la mia volontà.” Nel bene o nel male, pregare è sempre prosperoso e proficuo e l'esperienza stessa della fede consente che di tale interazione con il Signore noi traiamo sempre vantaggio.

Pregare in ogni caso è familiarizzare con Dio riconoscendosi suoi figli e vedendo in lui il comune Padre celeste fautore di ogni bene e sempre atto all'ascolto e all'attenzione.

Ecco perché Gesù con il Padre nostro non offre ai suoi discepoli una nuova forma di orazione, ma un “modello di preghiera”, un “modo” di pregare che possa fungere da modello per ogni altra forma di rapporto con Dio (Maggioni). Quando i suoi discepoli gli chiedono di insegnare loro a pregare, chiedono un distintivo di orazione specifico che li identifichi come figli dell'unico Padre e discepoli dell'unico maestro Gesù Cristo. Loro cercano un'identità cristiana e Gesù offre loro un modello base di preghiera valido per tutte le altre, che indica innanzitutto all'intimità con Dio riconosciuto come Padre, quindi alla lode nei suoi confronti. Di conseguenza alla formulazione delle richieste più legittime. Una preghiera alla base di tutte le altre che delucida e contiene tutte le ragioni per cui si prega.

Il Padre Nostro, che esclude qualsiasi invocazione del tipo “ti prego” o “Ti chiedo”, esprime la sintesi fra la nostra fiducia nel Signore e la misericordia da parte sua nei nostri confronti, in una simbiosi esaltante che ci rammenta che la misericordia stessa abilita tutti alla preghiera e incoraggia anche i reprobi a rivolgersi a Dio con fiducia. Il criterio della misericordia induce Dio a desistere dal proposito di fare del male a un'intera comunità cittadina per rispetto a pochissimi giusti, avvalorando l'intercessione di Abramo che prega e delle stesse persone oneste di cui si parla. Nella preghiera del Padre Nostro diventa il criterio per cui noi possiamo confidare in un Dio Amore sempre pronto ad ascoltarci e ad esaudirci fermo restando il suo divino volere.

 

Ricerca avanzata  (54154 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: