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TESTO Insegnaci a pregare

don Roberto Seregni  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (24/07/2022)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Molte volte, dopo giornate intense di incontri, colloqui, celebrazioni e visite alle comunità della missione, mi ritaglio uno spazio di silenzio e di preghiera nella piccola cappella della casa parrocchiale. Faccia a faccia con il maestro. Nelle sue mani travaso le storie che la gente mi affida, i dolori, le cicatrici, i desideri e i sogni... Mi metto davanti a Lui a mani vuote e ripeto la preghiera dei discepoli: Signore, insegnami a pregare. Come i dodici, anch'io mi scopro incapace di pregare, di stare alla sua presenza. Mi affido al silenzio, ascolto, balbetto qualche parola dei Salmi, mi lascio sfiorare dallo Spirito e ripeto: Signore, insegnami a pregare.

Rileggo la parabola che il maestro propone a conclusione del Padre Nostro. Normalmente, commentando questo testo, si sottolinea l'importanza della perseveranza nella preghiera. Certo, giusto e santo. Ma mi sembra che Luca voglia sottolineare anche un altro aspetto: la certezza di essere ascoltati. La perseveranza nella preghiera si fonda sulla certezza che il Padre del cielo ci ascolta, ci accoglie e ci ama.

La parabola, dunque, ci insegna uno degli ingredienti piú importanti della preghiera: pregare è stare davanti ad un Padre che ci ama e ci accoglie, è stare alla presenza di un interlocutore amorevole, attento, disponibile. Pregare è gustare una presenza, ascoltare una voce amata, affidare e confidare, scoprire che la nostra miseria è la misura della sua misericordia.
Signore, insegnaci a pregare.

 

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