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TESTO Raddrizzate!

don Roberto Rossi  

II Domenica di Avvento (Anno B) (04/12/2005)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

La parola di Dio è un grande annuncio di speranza e di salvezza. Così inizia il testo del profeta Isaia. Verrà uno dall'alto, verrà il Signore. Egli ci salverà.

Per accogliere il Signore Gesù occorre preparare la strada, raddrizzare i sentieri.

Ce lo dice Giovanni Battista, lui che è il testimone, il battezzatore, l'annunciatore.

Le letture hanno un linguaggio ricco di simboli. Secondo le usanze orientali, quando sta per arrivare il re o un personaggio importante, c'è prima un banditore, un messaggero che annuncia alla gente l'arrivo del re, poi c'è tutto il lavoro perché le strade siano buone, accoglienti, senza pericoli o particolari disagi.

Giovanni Battista "grida" e rinnova il messaggio del profeta Isaia che consolava il popolo, quando era schiavo in terra straniera. La situazione cambierà, perché viene una persona, "verrà" dice il Battista "il vero Salvatore di tutti".

Giovanni Battista che ha dedicato tutta la sua vita per servire il Signore, vive nel deserto, nel sacrificio, nella penitenza, per esprimere il suo amore al Signore e per preparare il popolo ad
accoglierlo col cuore purificato e lavato dai peccati.

Continua per noi l'avvento con il suo invito ad essere pronti per accogliere il Signore. Occorre una forte vita spirituale per accogliere degnamente il Signore.

Il vigilare diventa un darsi da fare, un lavorare per raddrizzare "la strada", dentro la propria coscienza, nella propria esperienza spirituale ed umana e nelle situazioni in cui ci troviamo a vivere. Ci vuole un impegno molto serio, costante, perché non è facile costruire una strada e ci vuole del tempo.

Cos'è che è storto? Cos'è che ha bisogno di essere raddrizzato? Che cosa dentro di me non è secondo il Signore? Nella vita della società e dell'intera umanità cosa va raddrizzato? Che cosa non è secondo il pensiero e il progetto del Signore, che vuol far conoscere e sperimentare il suo amore a tutti e vuole che tutti gli uomini siano fratelli?

"Raddrizzate i suoi sentieri. Ogni valle sia colmata e ogni monte e ogni colle siano abbassati".

Raddrizzate! Questo significa impegnarsi ogni giorno a liberare i pensieri, i sentimenti, le scelte concrete dalle buche dell'egoismo e dalle pietre dell'indifferenza, quando ci possono essere in noi dei segni di invidia, di carrierismo, di litigiosità, di rifiuto del dialogo, di pretesa di avere gli altri al nostro servizio.

Dove trovare le motivazioni e la forza per compiere questo lavoro interiore così diverso da quanto ci propongono sia l'esperienza di ciò che accade attorno a noi, sia i messaggi dei mezzi di comunicazione? La parola di Dio non ci propone ragionamenti difficili. Ci invita a guardare dentro di noi con il coraggio della verità.

Fare la verità dentro di noi. Chi siamo?

Scrive d. Tonino Lasconi: "Non siamo il numero uno". "Dopo di me viene uno che è più grande di me", ammette Giovanni il Battista, il "più grande tra i nati di donna". Tanto più noi, che siamo normali, dobbiamo riconoscere che non siamo il numero uno. Non siamo padreterni, quindi non bastiamo a noi stessi, non siamo autosufficienti. Lo sappiamo. Ogni giorno sperimentiamo che le

decisioni importanti, quelle che contano, non dipendono da noi. Lo sappiamo, ma in teoria. Nella pratica, tutte le strade storte che portano allo scontro, alla sopraffazione, all'incomprensione,

all'abbandono, all'invidia, alla gelosia, all'angoscia, a tutto ciò che ci crea sofferenza e dolore, nascono dalla nostra convinzione di essere il numero uno e dalla convinzione degli altri di essere il

numero uno. Siamo provvisori e viviamo nel provvisorio. "Il cielo e la terra" ci ricorda S. Pietro, "e tutte queste cose devono dissolversi". Anche questo lo sappiamo, ma in teoria. In realtà ci comportiamo come se dovessimo vivere mille anni e anche di più, come se le cose fossero eterne.

La verità di ciò che siamo ci invita e ci può convincere a raddrizzare le nostre strade per farle incontrare con quelle del Signore.

Il riconoscerci creature ci spinge alla fraternità, alla pace, alla giustizia.

La provvisorietà, vissuta non con l'angoscia di abbandonare ciò che abbiamo, ma con l'impegno di non perdere un istante per cercare di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, ci fa camminare diritto all'incontro con il Signore.

Mons. Comastri afferma: "Oggi la via di Betllemme è ostruita da tanti detriti d'orgoglio, di vanità, di egoismo, di indifferenza, di violenza: per questo tante persone non riescono ad arrivare a Betlemme per fare rifornimento di speranza e di pace. Bisogna ripulire la strada! Forse bisogna fare qualcosa di più: bisogna che noi cristiani diventiamo la strada che conduce a Betlemme. Bisogna che ognuno di noi mandi il profumo della povertà lieta e benedetta, il profumo della semplicità, dell'ospitalità, della gioia". Questo perché le persone del mondo di oggi possano incontrare, conoscere, accogliere il Cristo Salvatore.

 

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