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TESTO Raddrizzatore di curvati

don Angelo Casati  

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V domenica dopo Pentecoste (Anno C) (10/07/2022)

Vangelo: Lc 13,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,23-29

23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.

Passava per città e villaggi ed era in cammino verso Gerusalemme, quando un tale, un "senza nome", gli pose la domanda sulla salvezza: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Un "senza nome". Ma, perdonate, era un rappresentante di categoria. E infatti Gesù non risponde con un singolare, "tu". Risponde con un plurale, "voi". Disse loro: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno". Usava il "voi". Voi, "rimasti fuori". Voi, "non so di dove siete". Parole dure. E tutto per quella domanda. Che poteva anche sembrare intrigante: infine chiedeva conto della "salvezza". Ma era una domanda sulla pelle degli altri e non sulla propria pelle. Loro e la salvezza erano di casa.

E poi la supposizione dei "pochi", quasi una restrizione. Se ripercorri le parole di Gesù hai proprio l'impressione che quasi non li sopportasse. E' diretto, duro nei loro confronti. Uno scontro era avvenuto poco prima e forse Gesù ne portava ancora una sensazione amara nel cuore. Era avvenuto in una sinagoga. E aveva dell'incredibile. Sentite; e ditemi se non c'era da indignarsi con la categoria. Stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C'era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei liberata dalla tua malattia". Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.

Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato". Ma li vedete quelli che si salvano o, meglio, presumono di salvarsi, perché onorano il sabato! E tutta quella diatriba - pensate - per un rabbi che raddrizzava una donna curva da diciotto anni! Ma lui era venuto per raddrizzare i curvati, coloro che se ne andavano capo basso, curvati per eccesso di pesi e prescrizioni. E loro ad aggiungere pesi e prescrizioni, quando il passaporto per "entrare" non era certo aver partecipato a predicazioni o a riti. "Voi fuori!". Il passaporto era ben altro: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!".

Succede quando sul passaporto manca "operatore di giustizia", o "raddrizzatore di curvati". E sul mio? E nella requisitoria di Gesù ecco spuntare il nome di Abramo. Gesù disse loro, a quelli della categoria: "Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio". Voi mi capite, altro che pochi - "sono pochi quelli che si salvano?" -. Se il criterio per entrare è un altro, se non è l'osservanza di pratiche ma praticare la giustizia, si allarga il mondo dei salvati: "Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno".

Entreranno! Bellissimo! Bellissimo per chi ha occhi che sognano, che sconfinano, per chi ha negli occhi il paese di Dio. Loro pensavano e rivendicavano di essere discendenza di Abramo, di essere del paese di Abramo. Abramo chi? Oggi abbiamo ascoltato la preghiera di Abramo, accorata e tenera, per Sodoma e Gomorra: gli stava a cuore la sorte di Sodoma e Gomorra. Voi mi capite, non era del paese di quelli che usano il "noi" in modo ristretto ed esclusivo. Quello di Abramo era un "noi" plurale. Allargato a tutte le genti. Sodoma e Gomorra era come se le sentisse gente sua! Lasciatemi fantasticare: quel "tenere a cuore le moltitudini" non glielo aveva forse messo in cuore Dio con la sua promessa? Quella di una discendenza non ristretta, ma numerosissima, a sconfinare? Non è forse vero che una notte, in cui il cuore ad Abramo tremava per ritardo di nascite, Dio lo aveva portato fuori la tenda?

E' scritto: "Poi lo condusse fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle" e soggiunse: "Tale sarà la tua discendenza (Gen 15,5). E poi Dio non gli aveva forse cambiato nome? "Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni" (Gen 17, 5-6). Diventare nazioni è una vocazione. Abramo la sentiva come sua, affidatagli da Dio. E per questo non poteva non trattare con Dio per Sodoma e Gomorra, tirando al ribasso il prezzo sui giusti, come condizione di salvezza. Fino a dieci: "Forse là se ne troveranno dieci?". Dieci giusti per salvare le città destinata ad ardere come fuoco, a impallidire come cenere.

Mi sono detto, essere discendenza di Abramo, "il nostro padre Abramo", allora significa essere donne e uomini cui stanno a cuore non i pochi ma le moltitudini, essere donne e uomini del plurale, non di un popolo solo, non di una fede sola, non di una cultura sola. Non dei pochi, ma delle moltitudini. Che cosa significhi nella vita, non è sempre così facile e immediato da capire, soprattutto in situazioni complesse. Ma tenere nel cuore il sogno e non lasciarcelo strappare è troppo importante, per noi e per questa terra che amiamo. Io oggi vorrei pregare con voi. Per i giorni in cui, come ad Abramo, questa proposta sembra quasi irreale, impossibile. Vorrei pregare Dio che ci porti fuori nella notte, fuori della tenda. Nel silenzio ad ascoltare le stelle che rimandano la voce: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle. Tale sarà la tua discendenza". La tua, la mia. Guarda le stelle, non rimpicciolire, allarga: non l'angustia, ma lo straripamento; non la restrizione, ma l'espansione. Diventerai nazioni. Al plurale. Ebbene non finiscono di risuonarmi le parole.

Come avessimo nel sangue vocazioni: essere raddrizzatori di curvati, diventare nazioni.

 

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