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don Mario Simula  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (26/06/2022)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,51-62

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Elia prende il suo mantello e copre le spalle del discepolo Eliseo. Una “in-vestitura” dal cielo.
Da quel momento Eliseo sarà il profeta di Israele. Questo passaggio di testimone racconta due realtà meravigliose: è sempre Dio che chiama; c'è sempre un uomo prescelto come portavoce della chiamata, come colui che parla in nome di Dio.
Le vocazioni “fantasiose” e colorate di eccezionalità, non sono autentiche.
Sono spesso emotive, provvisorie, inaffidabili.
Quando scelgo di rispondere alla chiamata per servire il Signore e i fratelli attraverso il sacerdozio, devo essere consapevole che dono la mia vita per gli altri. Quando aderisco alla chiamata al matrimonio, condividendo una vita di amore all'interno di una coppia, so che sto intraprendendo un'avventura di amore impegnativa, gioiosa e a volte molto dolorosa. Quando scelgo una professione non obbedisco ad un capriccio, mi mette al servizio del bene comune.
In tutti i casi c'è sempre il gioco di Dio all'opera.
Sto ascoltando Lui. Sto cercando di scoprire Lui che passa nella mia esistenza.
Dio mi ha riempito dei doni necessari per rispondere. Dio mi sorregge nella fatica e mi accompagna nell'adesione umile e docile. Dio mi dà la gioia presente in ogni adesione consapevole alla vita. Dio mi mette nelle vene il coraggio e la prontezza, perché io esista in favore di ogni fratello e sorella.
Il vangelo ci racconta di tre persone che, diversamente e a diverso titolo, si dichiarano disposte a seguire Gesù. Si presentano a Lui e sembrano cariche di entusiasmo e di buone intenzioni.
Il Maestro non reagisce come colui che si vanta perché una persona in più lo segue.
Pone condizioni. E' esigente. Chiede coraggio e verità. Non accetta ambiguità. Non ama la risposta o la disponibilità di una persona che “metta mano all'aratro e poi si volga indietro”.
Vuole la fedeltà, la coerenza, la valutazione seria delle motivazioni, la verifica, “il discernimento”, l'atteggiamento di chi “sceglie separando” attentamente i pro e i contro, il bene e il male, senza lasciarsi condizionare dalle sensazioni emotive. Dal “mi sento”.
La risposta alla chiamata di Gesù chiede il discernimento, virtù che appartiene allo spirito di saggezza.
Purtroppo la qualità di distinguere gli elementi che compongono una decisione, è poco presente nel parlare comune.
Costa fatica, riflessione, franchezza con se stessi valutare in maniera attenta tutti gli aspetti di una scelta, per non buttarsi in avventure senza maturità, improduttive e senza valore per una comunità.
Il discernimento ci aiuta a comprendere le tensioni di una scelta sia in famiglia, come nella parrocchia, come nelle relazioni interpersonali. Insegna a riconoscere i momenti di crisi e la maniera per affrontarli.
Ci aiuta ad un dialogo schietto, lineare, corretto, senza sotterfugi che favorisce l'aiuto reciproco senza metterci gli uni contro gli altri.
Se nella risposta a Dio domina un'umanità autentica, una spiritualità robusta, una fede stabile, sperimenteremo tra di noi la “pace del cuore” condivisa: garante sicura della salute di una comunità che mediante l'amore si mette al servizio degli uni verso gli altri.
Da persone libere, per nulla condotte da qualsiasi tornaconto. Soltanto contemplative di Gesù l'uomo libero.
San Paolo ci ricorda questa verità senza mezzi termini. Lo scrive ai Galati e lo scrive a noi.
“Se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate al meno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri”.
Troppo duro nelle sue parole? Troppo esigente? Esagerato?
Per niente. Soltanto veritiero. Come chi ci esorta a camminare nella libertà dello Spirito.
Ogni risposta al Signore è un'adesione piena allo Spirito di libertà. Non è cedimento alle alleanze interessate. Non è prospettiva di carriera. Non è ricerca di scalate. Non è esclusione di qualcuno.
Il prete, lo sposato, il professionista sono “uomini e donne di nessuno”. Appartengono a tutti, dal momento in cui Dio li chiama. Sono servitori soddisfatti, anche se a volte la stanchezza del bene li segna, l'onestà li prova, la chiamata li incalza senza tregua.

Gesù, non mi sono mai appartenuti i fatti clamorosi legati alla tua chiamata.
Quando Tu mi abbia chiamato, mi sfugge. Non mi sfugge, come un capitolo impresso a fuoco nel mio animo, la fatica della risposta. Non ricordo di aver mai ostentato un privilegio particolare concesso alla mia persona di ragazzo e di giovane.
Lotte, molte. Esitazioni, fino a morirne. Burrasche e incertezze una dopo l'altra. Fino al giorno nel quale mi sono lasciato sedurre da una guida esigente e severa. Ho detto “sedurre”. E' quel verbo scaturito dal cuore di Geremia, una volta che ha detto di sì a Dio. Io non sono e non sono mai stato “un profeta” di razza. Ho ascoltato chi mi diceva che ormai era venuto il momento di decidersi, di stare al gioco, di accettare il rischio.
Troppe contraddizioni segnavano la mia vita. Eppure Tu non hai mai girato il volto dall'altra parte.
Mi hai aiutato a prendere la croce.
Mi sono piegato sotto quel peso e ho provato fatica. Mi sono sentito incalzato. Fino ad un giorno - che poi erano molto giorni - quel prete che mi sosteneva nella fatica della scelta non decise di dirmi: “Ci sono tante controindicazioni in te. Ma sono molte di più le ragioni di una risposta coraggiosa, generosa e amante”.
Gesù, mi stavi parlando Tu. Io non ti ho mai visto negli occhi. Ma ti ho incontrato.
Oggi sono qui. Mi sento Pietro che dichiara di non conoscerti e sperimenta, allo stesso tempo, il bisogno di piangere. Mi sento Tommaso, sempre inquieto, ma anche pronto ad un atto di fede grande che scaturisce da un “cuore piccolo”. Mi sento Natanaele eternamente sorpreso di Te perché sai riconoscermi prima ancora di avermi visto.
Gesù, che vocazione strana la mia. Tanto più strana quanto più era semplice mia madre.
Mai avrebbe messo un ostacolo lungo la mia strada. Soleva dirmi: “Figlio mio, tu sai quello che devi fare. Segui il tuo cuore. Segui il tuo Maestro!”.

 

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