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TESTO Commento su Luca 9,11-17

don Michele Cerutti

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (19/06/2022)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

In questa solennità del Corpus Domini non mi rifarò alla ricchezza della letteratura teologica sul tema dell'Eucaristia, non presenterò personaggi ecclesiali, del mondo civile, politico o scientifico che hanno trovato in questo sacramento la forza per proseguire.
Mi rincuora il fatto che quando gli studiosi del Medioevo si dilettavano a presentare le grandi disquisizioni sugli aspetti legati alla transustanziazione il Signore stesso si presentava con i suoi miracoli a mostrare al mondo che Egli era presente sotto le specie del Pane e del Vino.
Mi consola inoltre un aneddoto che un missionario una volta mi ha raccontato tornando dal Brasile.
Dopo un tempo forte come le quarantore in un villaggio una donna esclamò:
“ora comprendo cosa significa il momento dell'adorazione: Dio con noi, noi con Dio, noi tra noi”. La più bella lezione di sacramentaria offerta in tutti questi anni.
Sull'Eucarestia dobbiamo farci guidare dalla nostra esperienza personale.
Oggi vi offrirò alcune riflessioni che ho fatto in questi anni illuminato dalla Parola di Dio su ciò che l'Eucarestia viene a costituire per me.
Nella prima lettura Melchisedek, prefigurazione del sacerdozio, presenta le proprie offerte come ringraziamento. Queste sono il pane ed il vino che ci rimandano all'Eucaristia.
Nella mia vita di cristiano battezzato e di sacerdote se qualcosa è cresciuto in me lo debbo essenzialmente alla forza di questo sacramento che cerco di vivere nella quotidianità.
Mi ricordo alcuni anni fa una signora anziana presentarmi un'offerta per un ricordo nella Santa Messa come ringraziamento per i suoi sessant'anni di matrimonio. Ella mi chiese non di pronunciare il suo nome, ma di ricordarla nel momento in cui elevavo, al termine della consacrazione, l'Eucaristia.
“Beato sei tuo padre perché ti riveli ai piccoli e non ai dotti e ai sapienti”. Questa donna nella sua semplicità mi ha fatto comprendere come l'Eucaristia è prima di tutto gratitudine. La parola stessa in greco ci parla di ringraziamento.
Questo dovrebbe essere scontato ma non sempre lo riusciamo a vivere con la stessa intensità nella nostra quotidianità.
Il secondo aspetto lo desumo dalla seconda lettura. Paolo si rivolge alla comunità di Corinto e ricorda loro con semplicità le parole che Gesù stesso ci ha offerto nell'Ultima Cena.
A quella comunità caratterizzata da lacerazione e divisioni Paolo esorta a ritrovare nella celebrazione eucaristica la forza per ritrovare la comunione.
L'eucarestia è comunione tra noi e all'interno della Chiesa.
Negli anni della formazione in comunità si pregava ogni sera mettendo ai piedi del tabernacolo il nome di un membro di questa per cercare nella preghiera più che i motivi di divisione quelli di comunione.
Il brano evangelico afferma che l'eucaristia è invece la via che ci conduce ai poveri.
Spinti da questa siamo chiamati a condividere il nostro poco.
Concludo con un aneddoto che ci può essere utile e ci facciamo aiutare dal cardinal Comastri e il colloquio che lui ha avuto con Madre Teresa di Calcutta per comprendere bene ciò che il brano evangelico ci offre:
“L'ho conosciuta la prima volta nel 1968 a Roma, per lei era il suo primo ingresso nella capitale. Veniva ad aprire una casa per i barraccati. Allora, io ero vice-parroco a San Luca Prenestino, ancora Madre Teresa non era diventata famosa ma sentii ugualmente il desiderio di incontrarla. Ero prete da un anno e le chiesi semplicemente di pregare per me.
Quando Madre Teresa mi vide, mi strinse forte le mani domandandomi “Quante ore preghi al giorno?” Rimasi un po' spiazzato dalla domanda ma le risposi che dicevo la messa tutti i giorni, pregavo il breviario tutti i giorni, dico anche il rosario (mi sembrava di fare tanto). Lei a quel punto mi disse: “E' troppo poco. Nell'amore non ci si può limitare al dovere. Nell'amore bisogna fare di più”. E poi aggiunse- “Fai un po' di adorazione ogni giorno, altrimenti non reggi”. Queste furono le parole che della madre, mi colpirono di più.
Come contro risposta le dissi che mi aspettavo da parte sua che mi chiedesse quanta carità facessi e lei guardandomi con degli occhi penetranti mi disse: “E tu credi che io potrei andare dai poveri se Gesù non mi mettesse nel cuore il suo amore? Ricordati che Gesù per la preghiera sacrificava anche la carità perché senza Dio siamo troppo poveri per aiutare i poveri.”

Posso concludere veramente affermando che nella mia vita di battezzato l'eucarestia è comunione, ringraziamento e via che ci conduce ai poveri.

 

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