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TESTO Dio esiste. E ci si fa incontro.

don Alberto Brignoli  

Santissima Trinità (Anno C) (12/06/2022)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”: con questa frase pronunciata nei discorsi dell'ultima cena - così come ce li riporta l'evangelista Giovanni - Gesù con tanto sano realismo vuol far comprendere ai suoi discepoli ciò che, fino in fondo, comprensibile non lo è affatto, ossia il mistero di Dio, il mistero delle cose di Dio, la verità su di lui. Se vogliamo entrare nel mistero di Dio (e questo è ciò che viene celebrato nella solennità della Santissima Trinità) per capirne la profondità, capiremmo solo che siamo impossibilitati a capirlo; se vogliamo cercare la verità rispetto alle cose di Dio, troveremmo solo la possibilità di continuare a cercarla all'infinito, senza arrivare a una conclusione, senza terminare il nostro cammino, senza poter dire a Dio “Adesso so chi sei”.

Alla fine degli anni sessanta del secolo scorso, in piena contestazione giovanile, uscì in Francia il libro di un famoso giornalista e saggista, che fu tradotto in italiano con il titolo “Dio esiste, io l'ho incontrato”, nel quale l'autore racconta la sua quasi improvvisa conversione al cattolicesimo dall'ateismo e dalle idee vicine al marxismo e al proletariato solo grazie al suo ingresso in una chiesa nella quale si era recato con molto scetticismo per accompagnare un amico cattolico che voleva pregare un po'. Sull'altare, c'era esposto il Santissimo per l'adorazione, e l'aura di sacralità che avvolgeva l'Eucarestia (in modo particolare, disse, la luce di una candela) provocò in lui una voce interiore che lo riportò a scoprire le cose della vita spirituale, le cose della vita di Dio: a tal punto che uscì di chiesa dicendo “Sono cristiano cattolico, Dio esiste, ed è tutto vero”. Tutte cose che descrive nel suo libro, che rimane senza dubbio uno dei grandi capolavori della spiritualità nell'epoca contemporanea.

Senza nulla togliere alla grandezza e all'acume intellettuale di André Frossard, di fronte al quale ci si può sentire solo inadeguati e balbettanti, ricordo che, ai tempi, dopo aver letto la sua opera, anche a me era venuta voglia di scrivere un saggio sulla mia esperienza di Dio, e gli avrei dato un titolo che poteva suonare come una risposta a quel bellissimo “Dio esiste, io l'ho incontrato”. L'avrei, infatti, intitolato “Beato te, io lo sto ancora cercando”... e credo che se dovessi arrivare a scrivere qualcosa in questo senso, gli darei lo stesso titolo anche il giorno prima di essere avvolto da quel cappotto di legno che tutti, un giorno, saremo chiamati a indossare! Conservo un grande rispetto per l'esperienza di fede di tutti e di ognuno, ci mancherebbe altro, soprattutto nei confronti di chi ha fatto esperienze spirituali forti e ha avuto il coraggio di narrarle e di tramandarle ai posteri, diventando così testimone della fede per molti altri.

Io, però, non riuscirò mai a dire “ho incontrato Dio” dando a questa affermazione un carattere assertivo e definitivo, assoluto e incrollabile. Innanzitutto, perché sono perfettamente consapevole della fragilità della mia fede, sempre bisognosa di mettersi in discussione e di essere rafforzata, perché mai giunta all'assoluta verità: e inoltre perché sono convinto che più che essere io ad avere incontrato Dio, è lui che ha incontrato me, così come credo che sia Dio, in Gesù Cristo, a essere venuto incontro all'umanità e ad averla fatta innamorare di lui e delle cose che lo riguardano attraverso l'opera dello Spirito.

“Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”: è Dio la verità della nostra vita, e su questo non ci piove. E questa verità non l'abbiamo scoperta noi, ma ce l'ha rivelata suo Figlio. Il quale, in tre anni di predicazione vissuti in un fazzoletto di terra grande quanto la Lombardia, non ha certo avuto la pretesa di mostrarci tutta la verità su Dio: come ha detto bene, ha lasciato che alla verità tutta intera ci guidasse lo Spirito. Attenzione: lo Spirito non ci ha donato neppure lui la verità tutta intera, bensì ci guida, anzi, “ci guiderà” a tutta la verità. È bello che Gesù parli al futuro: è bello e consolante, perché vuol dire che la storia che ci ha preceduto e il presente che viviamo non sono altro che piccoli passi di un cammino più grande di noi, nel quale siamo chiamati a inserirci e a camminare facendo la nostra parte, facendo il nostro piccolo tratto di strada.

Passato, presente e futuro; ieri, oggi e domani; tradizione, attualità e nuove prospettive: perché non dare a queste tre dimensioni, nella fede, il nome di Padre, Figlio e Spirito Santo? Perché non vivere la nostra vita di fede nella consapevolezza di ciò che abbiamo ricevuto, nella necessità di vivere la quotidianità del presente, nella speranza di ritrovare sempre uno scopo per andare avanti? Perché, invece, rischiamo così spesso di cadere nell'errore di credere che tutto inizia e finisce con noi, che il Dio che amiamo e veneriamo coincida con un pacchetto di verità assolute e definitive (e guai a chi non crede nello stesso modo in cui crediamo noi!), che una volta scoperto e incontrato Dio abbiamo capito tutto e non abbiamo più bisogno di scoprire nulla? Perché ancora oggi incontriamo cristiani che asseriscono non di essere in ricerca della verità, ma di possedere la verità tutta intera? Perché c'è gente che si dice talmente convinta della bontà e della profondità della propria fede da ritenere la fede degli altri, soprattutto quella debole e fragile di molti fratelli e sorelle, una banalità o un segno di immaturità nelle cose di Dio?

È Dio, la verità, e non coincide con noi; è Gesù Cristo che ci ha fatti incontrare con lui, e non ha fatto altro che metterci nel cuore il gusto della verità; è lo Spirito Santo che ci guida al banchetto della Sapienza, del quale potremo saziarci completamente solo nell'eternità.

Smettiamola di dire che, come cristiani, abbiamo la verità in mano: nelle mani abbiamo solo un riflesso della verità, una luce, una lampada che ci guida, soprattutto nei giorni bui della nostra fede, a incontrare Dio e a comprendere che lui, in realtà, è già sulla strada, in cerca di noi.

Perché Dio è così: un Padre che ci attende sulla soglia di casa, un Figlio che ci illumina lungo il cammino, uno Spirito che ci guida alla verità tutta intera.

 

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