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TESTO Se vigilare significa impegnarsi

don Bruno Maggioni

I Domenica di Avvento (Anno B) (27/11/2005)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!». e letture proposte nelle domeniche di Avvento contengono moltissimi suggerimenti su come riconoscere la venuta del Signore, su come accoglierla, sulle conseguenze da trarre sul fatto che Dio è già venuto fra noi, su come vivere nel mondo in attesa del suo ritorno. Al centro del discorso del capitolo 13 del Vangelo di Marco – nel quale la parabola di questa domenica si inserisce – ritorna con insistenza un duplice avvertimento. Il primo verso coloro che pensano di scorgere negli avvenimenti presenti della storia i segni della fine imminente e si abbandonano a impazienze, a previsioni sul come e sul quando, lasciando il mondo al suo destino. E il secondo avvertimento è verso coloro che invece – constatando che la storia continua il suo corso – rallentano la vigilanza, non vivono più nella tensione degli ultimi tempi e si mondanizzano. Ai primi l'evangelista dice: non credete ai falsi profeti... non siate impazienti ma continuate a impegnarvi nel mondo. E ai secondi: vigilate, mantenetevi in attesa, non lasciatevi distrarre dagli impegni mondani. Dunque, il cristiano deve impegnarsi nel mondo ma non al tempo da dimenticare l'attesa, e deve attendere ma non al punto da dimenticare l'impegno oggi. La breve parabola del padrone e del portiere non richiede una spiegazione particolare, tanta è la sua trasparenza. Dal momento che non si sa quando il Signore viene (se presto o tardi, se di giorno o di notte) e dal momento che è certo che verrà senza preavviso, allora non resta che essere sempre svegli e pronti. Tutto sta nel capire la parola vigilanza, che nel passo ritorna quattro volte. È una virtù molto cara ai primi cristiani. Vigilare è l'atteggiamento di chi è costantemente all'erta, in stato di servizio, come il portiere. La vigilanza ha due facce: essere vigili e attenti per avvertire le occasioni di male che si presentano ogni giorno, ma anche vigilare ed essere pronti ad accogliere le molte occasioni di bene altrettanto numerose. Nella prima lettura Isaia parla di una speranza per un tempo di delusione. Una speranza che si fa invocazione: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!». Il cristiano sa che la preghiera del profeta è già stata esaudita. I cieli si sono aperti e il Figlio di Dio è disceso fra noi. Tuttavia il cristiano attende ancora che la comunione con Dio diventi pienezza, che il pizzico di lievito si trasformi in una massa, che la verità e l'amore si facciano strada, che il peccato sia vinto e il mondo rinnovato e che Colui che fu per noi crocifisso sia da tutti riconosciuto.

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