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TESTO I cinque misteri del discepolo missionario

diac. Vito Calella

Ascensione del Signore (Anno C) (29/05/2022)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

La solennità dell'ascensione al cielo è la celebrazione della promozione di tutti noi, membri del corpo ecclesiale di Cristo, ad assumere la missione di essere missionari del Padre unito al Figlio nello Spirito Santo.

Si noti che l'evangelista Luca, autore del Vangelo e del libro degli “Atti degli Apostoli”, attesta l'ascensione di Gesù al cielo sia alla fine del suo Vangelo, nello stesso giorno di Pasqua, sia all'inizio del suo secondo libro, dopo quaranta giorni.

Nel Vangelo abbiamo ascoltato: «Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo» (Lc 24,50-51).

Negli “Atti degli Apostoli” abbiamo ascoltato: «mentre lo guardavano, Gesù fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (At 1,9b).

È ovvio che i «quaranta giorni» corrispondono al tempo in cui Gesù risuscitato apparve ai suoi discepoli preparandoli alla missione. L'ascensione di Gesù al cielo è la sua ultima apparizione pubblica, perché inizia il tempo della Chiesa, il tempo dello Spirito Santo, rappresentato dalla «nuvola» che lo ricopriva. Finché Gesù Cristo, nostro Signore, non verrà una seconda volta nella sua gloria, per giudicare i vivi e i morti, noi siamo nella fase della storia che è questo tempo meraviglioso dell'azione dello Spirito Santo, che ci guida e sempre ci accompagna, precede in ogni nostra azione di “evangelizzare l'umanità”.

È l'ultima domenica del mese di maggio e il nostro cuore è grato a Maria, madre della Chiesa.

Maria, Paolo, gli evangelisti, i primi cristiani della Chiesa apostolica, sono i nostri modelli affinché ciascuno di noi diventi missionario.

Vai, vai, missionario del Signore, vai a lavorare nel campo della sua messe!

Come Gesù Cristo è venuto per annunciare il Regno del Padre, non abbi paura di evangelizzare!

In questo tempo favorevole dei «quaranta giorni» possiamo contemplare, insieme a Maria, stella dell'evangelizzazione, cinque misteri della nostra identità di missionari.

Primo mistero: il discepolo missionario, insieme a Maria, cura la preghiera.

Siamo nella novena di Pentecoste, ricordando che «tutti [gli apostoli] erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui» (At 1,14). Il testo degli Atti degli Apostoli conferma quanto abbiamo appena ascoltato nel Vangelo di Luca: «Si prostrarono davanti a lui. [...] Stavano sempre nel Tempio, lodando Dio» (Lc 24,52a,53). Non possiamo essere veri missionari se non curiamo la qualità della nostra preghiera quotidiana, individualmente e come comunità radunata nel nome della Santissima Trinità.

Valutiamo i tempi che riusciamo a riservare alla nostra preghiera, riconoscendo il pericolo di essere investiti dal “trambusto frenetico” della nostra vita quotidiana, piena di impegni e di preoccupazioniin nome del “fare”.

Secondo mistero: il discepolo missionario, insieme a Maria, prega con la parola di Dio.

Per mezzo dell'apostolo Paolo, accogliamo l'esortazione: «Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore» (Ef 1,17-19).

Nel libro degli Atti degli Apostoli abbiamo ascoltato che Gesù «apparve quaranta giorni agli apostoli, parlando delle cose riguardanti il regno di Dio» (At 1,3).

Gesù ci parla con sapienza e ci insegna con amore attraverso la nostra scelta di dedicare momenti privilegiati, nella vita di tutti i giorni, alla lettura orante della sua Parola, perché il nostro cuore possa ardere e, guidati dallo Spirito Santo, siamo impulsionati a donare la nostra vita per annunciare e promuovere il regno del Padre nel mondo.

Terzo mistero: il discepolo missionario, insieme a Maria, si prende cura dell'unità del corpo di Cristo che è la Chiesa.

Il primo segno che rivela l'autenticità del nostro lavoro missionario è la nostra cura di agire sempre uniti nella carità, consapevoli di essere ciascuno membro vivo dell'unico corpo di Cristo che è la Chiesa.

L'opera missionaria che promuove la divisione, il settarismo, la competizione tra cristiani, il vanto di voler apparire, l'interesse economico con l'uso della religione e della parola di Dio è segno di azione diabolica e non è segno di dell'agire dello Spirito Santo in noi.

Noi, come Dio ci insegna attraverso l'apostolo Paolo, siamo membra unite dell'unico corpo ecclesiale che ha come capo Cristo Signore (cfr. Ef 1,22).

Accogliamo dunque la sfida di crescere come comunità cristiana nello stile pastorale della sinodalità, cioè del camminare insieme, del voler essere, nel nome del battesimo, della cresima e dell'Eucaristia, «uno in Cristo Gesù» (Gal 3,26) cosò come «uno» è il Padre unito al Figlio nello Spirito Santo: (cfr. Gv 10,30; 17,21).

Quarto mistero: il discepolo missionario, insieme a Maria, dà testimonianza di gioia.

Viviamo in un tempo di grande sofferenza per l'umanità, a causa della pandemia, che non è ancora finita; di guerre, che continuano a svolgersi nel mondo; dall'incuria nei confronti della natura, che crea fenomeni devastanti di siccità, inondazioni, cicloni; dell'economia, che aumenta i prezzi delle cose e genera più povertà nell'umanità.

Il Vangelo ci dice che «gli apostoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia» (Lc 24,52).

Ma la domanda posta a Gesù rimane dentro di noi: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?» (At 1,6). Quando vedremo finalmente regnare la pace, la giustizia, il rispetto della natura, la cura della dignità di ogni essere umano? Nonostante i tanti segni di morte e di ingiustizia che ci circondano, siamo chiamati a testimoniare che «il Regno di Dio non questione cibo e bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo!» (Rm 14,17).

Quinto mistero: il discepolo missionario, insieme a Maria, attende la venuta gloriosa di Cristo risuscitato.

I «due uomini in bianco» di At 1,10 sono la voce interiore della nostra fede e speranza in Cristo morto e risuscitato, vincitore di tutte le forze del male per opera dello Spirito Santo, che è l'amore gratuito di Dio, fonte di vita e di santità, capace di trasformare gli eventi che ci hanno frantumati e feriti in un'opportunità di nuova vita e di «nuovi cieli e nuova terra, dove abiterà la giustizia» (2Pt 3,13b).

Rafforziamo in noi stessi la fede che solo Cristo risorto «al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro» (Ef 1,21). Gesù risuscitato è al di sopra della sovranità dell'idolatria del denaro, dei sistemi finanziari del capitalismo, delle industrie che producono e vendono armi, dei politici che si sentono onnipotenti.

Il regno del Padre avverrà nella nostra storia personale e nella storia dell'umanità!

Allora, «perché stiamo a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a noi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'abbiamo visto andare in cielo» (At 1,11).

 

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