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TESTO Commento su At 2,1-11; Sal 103; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23-26

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Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (05/06/2022)

Vangelo: At 2,1-11; Sal 103; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

L'ufficio delle letture di questa domenica di Pentecoste, riferita come è negli Atti degli Apostoli, sembra essere, in positivo, l'immagine della costruzione della torre di Babele (Gn 11,9). Come descritto in questi vv., gli esseri umani, si rifiutano di andare ad occupare le terre loro assegnate da Dio, ma decidono di costruire una città, con centro della quale ci sia una torre “ la cui cima tocchi il cielo” e così “farsi un nome”: atto di orgoglio smisurato.
Ma il progetto umano contrario all'intenzione divina fallisce: “ scendiamo e confondiamo le loro lingue” così non si capiranno fra loro e il loro progetto fallirà.
La Pentecoste cristiana, come ci viene riferita da Luca negli Atti, si realizza in virtù dell'intervento di Dio, che fa scendere sugli apostoli lo Spirito Santo, sotto forma di “un rombo, come di vento gagliardo”, e fa sì che nasca una umanità nuova, nella quale tutti gli uomini formino il popolo di Dio, ascoltando nella propria lingua la medesima parola di Dio.
Per conoscere le meraviglie di Dio vengono, d'ora in poi, usate le lingue materne. D'ora in poi, Dio, allorché vuol far conoscere agli uomini le sue grandi opere, adotta la lingua di ciascuno di noi e così anche la nostra lingua diventa sacra, in quanto divenuta la mediatrice dell'annuncio di Dio. Cosi la Pentecoste può essere considerato come un concerto di lingue diverse che formano un canto unitario che si diffonde in tutto il creato a lode del suo creatore. Con l'invio del dono del Consolatore, la Pentecoste diventa la piena manifestazione della folle generosità di Dio Padre nei riguardi dell'umanità sua creatura. A noi, sue creature non resta che cantare col cuore: “ Benedici il Signore, anima mia, perché del tuo Spirito è piena la terra.
San Paolo, nel brano della lettera ai Romani ( Rm 8,8-17), che la liturgia odierna offre alla nostra meditazione, ci dice che, con l'odierna festività, si entra in un tempo nuovo e, in quanto credenti, in un regime nuovo. Di conseguenza è doveroso che noi abbandoniamo le opere della carne, nel cui ambito ci preoccupiamo solo ed esclusivamente di noi stessi, e ci ricordiamo che Dio è il nostro creatore. Dobbiamo, di conseguenza ricordarci che Dio è Spirito e pertanto, a maggior ragione, dobbiamo preoccuparci, soprattutto, delle cose che riguardano il nostro rapporto con Lui. Sempre, secondo Paolo apostolo, la carne ci tiene prigionieri, pertanto ci conduce alla morte, mentre lo Spirito, quello che ha risuscitato Cristo dai morti, ci spinge in direzione della pienezza e, pertanto verso la vita e la pace.

Il credente in Cristo si affida a quella stessa forza che ha resuscitato Gesù dai morti e che noi chiamiamo Spirito Santo, terza Persona della Santissima Trinità, che abita nel nostro intimo. Nonostante ciò l'uomo deve stare attento alla pesantezza della carme e fare in modo che sia lo spirito salvare dall'annientamento la sua abitazioni in noi. Subito dopo Paolo fa un'altra sottolineatura circa l'azione dello Spirito in noi. Esso trasforma, in virtù del Battesimo il nostro spirito da spirito da schiavi in spirito di figli “ per mezzo del quale gridiamo: “ Abbà, Padre!”. Questo è un privilegio offerto a tutti i credenti in Cristo Gesù.

Oggi la Chiesa, comunità di fedeli, che credono in Cristo figlio di Dio, celebra il suo compleanno e ci invita sopportare la propria croce. Non ci resta che dire: Vieni Spirito Santo consolatore perfetto; ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.
Il Vangelo odierno ( Gv 15, 26-27; 16,12-15) è tratto da due brani dei cosiddetti “ discorsi d'addio”, e trattano della promessa del Spirito in due modi diversi: Spirito Consolatore ( Paraclito) e insegnante che ci fa ricordare “ tutto ciò che ha udito” e che il Cristo ha già rivelato. Lo Spirito Consolatore o Avvocato ci assisterà nel grande processo con il mondo.
“ Ma il Consolatore, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò io vi ho detto”. C'è da precisare che non si tratta di una comune ripetizione, ma di una nuova comprensione e interpretazione della persona di Cristo per scoprire il senso attuale del mistero, ossi a senza Gesù è impossibile capire il Padre come senza lo Spirito è impossibile capire Gesù

Revisione di vita
- Che genere di rapporto ho io con Gesù? C'è nel mio cuore uno spazio per lui?
- Le mie relazioni, in famiglia e nella comunità parrocchiale, sono relazioni profonde oppure superficiali?
- Ho davvero il coraggio di amare il mio prossimo come me stesso?

Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari.

 

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