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TESTO Dio Pastore e Madre

don Alberto Brignoli  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (08/05/2022)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Ho voluto, un po' per curiosità, andare a cercare il perché - almeno nel nostro paese e in molti altri paesi del mondo occidentale - della Festa della Mamma la seconda domenica di maggio. In Italia, si è iniziato a festeggiarla alla fine degli anni '50 del secolo scorso, sia per iniziativa di un gruppo di senatori della neonata Repubblica, sia su proposta di un parroco di un piccolo paese dell'Umbria vicino ad Assisi (Tordibetto, per la precisione), dove oggi sorge anche un Parco della Mamma. Inizialmente, la data fissata era l'8 maggio (felice coincidenza con quest'anno!): poi, però, si decise di spostarla, in maniera pragmatica e non senza un importante risvolto economico-commerciale, alla seconda domenica di maggio, dove tutt'ora è collocata. Pare comunque che a questa ricorrenza della seconda di maggio abbia contribuito anche l'anniversario della scomparsa di un mamma nordamericana che, nella seconda metà del 1800, in piena guerra di secessione tra Nordisti e Sudisti, propose alle mamme dei giovani di entrambi gli schieramenti, di incontrarsi in una località di frontiera per un momento conviviale e di fraternità fra di esse, nonostante il conflitto portasse i loro figli ad ammazzarsi a vicenda per qualcosa di assurdo e incomprensibile... quanta analogia con l'attualità delle madri di soldati ucraini e russi accumunate dal dolore per i loro figli uccisi da questa guerra assurda...

Ma io oggi, magari forzando un po' - lo ammetto - il Vangelo e la Liturgia, voglio trovare un'altra analogia tra questa festa, nella quale ricordiamo le nostre mamme, e la quarta domenica del Tempo di Pasqua, chiamata la “Domenica del Buon Pastore” per via della lettura di parte del capitolo 10 del Vangelo di Giovanni con il discorso di Gesù sulla figura del Buon Pastore; domenica nella quale, peraltro, si celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, istituita dal Santo Papa Paolo VI nel 1964.

L'analogia tra la vocazione e la maternità mi pare abbastanza evidente: è vero che questa Giornata celebra principalmente le vocazioni di speciale consacrazione (sacerdotale, religiosa e missionaria), ma credo che nessuno di noi si senta di dire che quella alla maternità non sia una vocazione, una chiamata, anch'essa speciale quanto il sacerdozio o la vita religiosa. Quando un bambino viene al mondo, non è solo lui a essere chiamato alla vita; lo è anche la famiglia nella quale nasce, e in particolare lo è la donna che gli dona la vita, spesso lasciata sola a vivere questa vocazione, se è vero - come lo è - che ogni anno in Italia il 15% dei bambini che vengono al mondo nascono da madri sole, lasciate sole quasi sempre all'inizio della gravidanza...e stiamo parlando del nostro “civilissimo” paese!

Ma il Vangelo di oggi mi offre lo spunto per un'ulteriore analogia tra la maternità e “le cose di Dio”. C'è infatti una frase, nel Vangelo che abbiamo letto, che viene ripetuta per ben due volte nel giro di pochissimi versetti, indice - questo - dell'importanza dell'affermazione da parte di Gesù: “Nessuno strapperà le mie pecore dalla mia mano e dalla mano del Padre”. Certo, Gesù parla di se stesso e dei suoi seguaci paragonandosi al Buon Pastore, che ama le sue pecore e dà la vita per esse, al punto che nessuno riesce a strappare dalle sue mani neppure il più piccolo elemento del suo gregge. Cosa che denota nel pastore un istinto naturale, viscerale, tipicamente materno, nei confronti delle sue pecore. Tipicamente materno e quasi istintivo, dicevo, perché credo sia proprio caratteristico, tipico di una madre fare di tutto perché i suoi figli non le vengano strappati dalle mani e dalle proprie cure. Accade istintivamente nel mondo animale (qualunque cacciatore, di qualsiasi tipo di preda, grande o piccola, sa bene l'estrema pericolosità e il rischio che corre nel cacciare dei cuccioli in presenza della madre o una madre che si accorga del rischio di lasciare soli i suoi piccoli); accade ancor più istintivamente, affettivamente e razionalmente tra gli umani. Quante volte sentiamo donne dire: “Possono toccarmi qualsiasi cosa mi appartenga o qualsiasi affetto che faccia parte della mia vita: ma guai a chi osa toccare i miei figli!”. E non credo si tratti di un'espressione esagerata, a meno che si consideri “esagerato” anche l'amore materno e qualsiasi altra forma di amore vero. L'amore materno non esagera mai.

Sulla scorta di questo, credo si possa dire che non esagerò neppure quella figura così teneramente meravigliosa - nonostante la sua fugace apparizione sulla scena mondiale - che fu Giovanni Paolo I, papa Albino Luciani, quando in uno dei suoi soli 4 Angelus pronunciati in Piazza San Pietro, quello del 10 settembre 1978, disse: “Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Egli ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. Dio è papà; più ancora, è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti”.

Dio è madre. Il Dio Pastore dell'umanità è madre. Dio Buon Pastore è madre perché, per le proprie pecore, dà “la vita eterna, ed esse non andranno perdute in eterno, e nessuno le strapperà dalla mia mano”.

Ecco perché la Festa della Mamma di quest'anno, che ci si pensi o meno e che la si viva o no anche solo con un piccolo frammento di religiosità, porta con sé una felice coincidenza con la Domenica delle Vocazioni e con la Domenica del Buon Pastore: perché non si può vivere il senso di paternità di Dio nei confronti dei suoi figli senza viverne anche il senso di profonda maternità; non si può annunciare la paternità attenta, vigile e a volte severa di Dio nei nostri confronti senza annunciarne pure la sua maternità, la sua tenerezza, la totale dedizione verso i suoi figli che solo una donna madre è capace di avere.

Altrimenti, perché mai Dio avrebbe fatto la scelta per suo Figlio di renderlo presente nel mondo attraverso il grembo, le braccia e le ginocchia di una Madre, se non perché lui stesso è madre?

 

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