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TESTO Credere è un dono del cielo ed un impegno personale

padre Antonio Rungi

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II Domenica di Pasqua (Anno C) (24/04/2022)

Vangelo: Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

La seconda domenica di pasqua è definita della divina misericordia, destinata a tale finalità da San Giovanni Paolo II, Papa, per valorizzare la devozione della santa polacca Faustina Kovalska che è stata la grande apostola della divina misericordia nel secolo XX. Il motivo di questa definizione e classificazione lo si trova nel testo del Vangelo di questa ottava di Pasqua, chiamata anche domenica in Albis. Abbiamo infatti ascoltato dal testo del vangelo di Giovanni quello che successe nella prima e nella successiva apparizione del Signore agli undici riuniti nel cenacolo.
La sera di Pasqua mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù quindi appare, saluta e mostra la sua condizione di risorto, con le mani ancora segnate dai chiodi e il fianco squarciato dalla lancia dopo essere morto in croce. Al vedere il Signore risorto, ma con i segni distintivi del crocifisso i discepoli gioirono, riprese speranza e superarono la paura. Dopo questo primo impatto con il gruppo Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi!"
Ritorna a loro così con il saluto tipicamente cristiano e pasquale, quello di augurare la pace.
A ciò aggiunge il motivo della sua missione e della loro missione e dice: Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Gesù conferisce così il mandato missionario al gruppo degli undici, dopo la defezione di Giuda. Per sostenere l'impegno missionari e di trasmissione delle verità di fede, Gesù fa scendere su di loro il soffio dello Spirito Santo con uno scopo bene preciso da portare avanti in qualsiasi opera di evangelizzazione e missione. “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
La missione della misericordia di Dio: perdonare i peccati a quanti sono pentiti e convertiti, mentre negare il perdono a quanti non sentono il bisogno di chiedere a Dio il perdono dei loro peccati. E' istituto così il sacramento della confessione e dell'assoluzione dei peccati commessi. Sacramento spesso dimenticato e non valorizzato, né compreso nella sua grandezza e dignità di trasmettere la grazia del perdono di Dio.

Il racconto del Vangelo di Giovanni va oltre il primo giorno di Pasqua e ci riporta nei versi successivi alla settimana dopo, in quanto quando apparve Gesù Tommaso, chiamato Dìdimo, non era con loro. Gli altri dieci lo informarono che avevano visto il Signore!». Ma egli non credette al racconto alla testimonianza dei suoi colleghi e senza mezze parole disse a loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Chiara la posizione scettica di questo apostolo che voleva di persona verificare la risurrezione del Signore. Gli altri avevano avuto questa possibilità, anche lui chiedere di vedere e toccare. Cosa che successe di fatto otto giorni dopo, quando i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Gesù appare nuovamente, oltrepassano le porte chiuse, e subito si collocò in mezzo a loro, salutandoli come la volta precedente con: «Pace a voi!». Nessuno gli aveva riferito di Tommaso, ma lui sapeva, in quanto al Risorto tutto era noto, presente e visibile. E senza proferire altre parole, Gesù si rivolge direttamente a Tommaso, invitandolo a mettere il suo dito nel costato trafitto e a guardare le sue mani, segnati dalla trafittura dei chiodi. Tommaso non aspettava altro e così fece. Alla fine dovette anche accogliere il sottile rimprovero di Gesù nei confronti della sua poca fede e dicendogli di non essere incredulo, ma credente!».
Di fronte ad una verità assoluta come quella della risurrezione di Gesù anche le ginocchia di Tommaso si piegano davanti al grande mistero della vita che trionfa sulla morte, al punto tale che Tommaso fa la sua professione di fede in modo semplice, ma con pieno convincimento di cuore e mente e dice: «Mio Signore e mio Dio!». Poteva concludersi con questo atto di fede il dialogo tra Gesù e l'apostolo incredulo, ma il Maestro coglie l'occasione per una nuova e più incisiva lezione di vita cristiana, morale e religiosa: Tommaso gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». La fede così di erge a non dimostrabilità, ma ad accoglienza totale di Dio e della sua parola. Chi ha fede non ha bisogno di conferme scientifiche e razionali, ma essa cammina da sola verso la verità. Se poi gli viene in aiuto la scienza, entrambi costituiscono due ali per raggiungere insieme l'unica verità che è Dio creatore e salvatore.

Il Vangelo di questa domenica si chiude poi con una considerazione finale che san Giovanni fa a titolo del tutto personale per farci capire l'importanza di quello che Gesù, fece in presenza dei suoi discepoli. E cioè egli molti altri segni, tradotti in termini nostri sono i miracoli, che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”. Alla fine tutto approda a quello che è il discorso di ogni credente, che l'aver fede ed averla in pienezza in modo da poter vivere su questa terra ben sapendo che la nostra patria è nel cielo. In altri termini dobbiamo essere come bambini appena nati, che brano il puro latte spirituale, che ci faccia crescere verso la salvezza.

 

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