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TESTO Ti voglio bene.

Paolo De Martino  

III Domenica di Pasqua (Anno C) (01/05/2022)

Vangelo: Gv 21,1-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.

9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

L'ultima volta che Gesù si era manifestato ai suoi, era stato sul mare di Tiberiade.

E' la terza volta, nel suo vangelo, che Giovanni, colloca l'azione di Gesù su questo lago e sempre in un contesto eucaristico. Le due volte precedenti a proposito dell'episodio dei pani e dei pesci. Ora si presenta a sette discepoli, (il numero della totalità), cioè a tutta la sua comunità.

Sono giorni difficili per discepoli. Giorni pieni di pensieri, ricordi e amarezza. Giorni a testa bassa, soprattutto per Pietro. Lui non dubita della resurrezione del Signore. O forse sì. Ha visto, ha capito. O forse no. I conti tornano, forse. Insomma Pietro crede, ma il suo cuore non è sereno, non è in pace. Pietro crede, ma non si concede il permesso di essere nella gioia.

Il tradimento brucia ancora. Non è facile perdonarsi. Sì, ha tradito, ha detto di non conoscerlo, si è lasciato spaventare da una semplice serva e ora ha nel cuore la certezza di essere un buono a nulla, di avere sbagliato tutto, di essere un imperdonabile traditore.
Pescare

L'inizio del brano descrive uno dei momenti più tristi. Pietro era tornato a pescare. Erano passati tre anni dall'ultima volta che era andato a pescare. Torna a pescare, come a dire “fine dell'avventura”, si torna alla dura realtà. Basta. E' stata una bella avventura, indimenticabile, certo, ma ora è tempo di mettere un punto, di voltare pagina, di tornare alla vita normale.

Di cristiani così ne ho conosciuti tanti. Reduci da raduni oceanici, pellegrinaggi, mega ritiri, esercizi spirituali nel monastero isolato su una montagna e poi...Poi la costatazione amara della propria fragilità, dubbi e fatiche.
Riconoscimento

«Riprendete il largo e gettate le reti». Attimi di silenzio ed esitazione: “Cos'ha detto? Ma chi è?”

Giovanni, il discepolo che Gesù amava, all'improvviso si rende conto: «E' il Signore!».

La nostra vita, amici, inizierà a cambiare il giorno in cui, pieni di stupore, potremo anche noi dire: "E' il Signore!". Cambierà quando riusciremo a "vederlo", percepirlo, nelle piccole storie che fanno la nostra storia. La gente cerca Dio nelle apparizioni, perché non "lo vede" nella propria vita. Per questo lo cerca fuori ma Dio, se appare, t'incontra nella cappella della tuo cuore. A volte questa ricerca spasmodica di esperienze religiose può essere più segno di mancanza di fede che desiderio di ricerca.

Solo Giovanni vede il Signore. Era già successo al sepolcro: Giovanni «vide e credette» (Gv 20,1-8). Le idee, senza l'amore, "non vedono" il Signore.

Pietro invece è la Chiesa che stancamente, va a pescare, ma non può pescare nulla perché vive nella routine. Pietro deve "bagnare" la propria sicurezza. E' troppo fermo nei suoi schemi mentali e quando sei fissato su idee vecchie, allora t'immobilizzi, muori dentro. La vita è "morbida" amici: ogni rigidità la fa morire. E' per questo che si veste: deve cioè far fare alla propria autorità (il vestito) un bagno di umiltà. Pietro deve affrontare ancora una volta le sue paure, deve riconoscere le proprie rigidità.
Brace

Gesù ritorna da coloro che l'hanno abbandonato, e invece di chiedere loro di inginocchiarsi davanti a lui, è lui che s'inginocchia davanti al fuoco di brace. E' ancora Lui a mettersi al servizio dei discepoli, ad averli raggiunti nella loro delusione e fragilità.

Che incontro meraviglioso! Non una parola di rimprovero, non un accenno a quel ritorno alla pesca. È lo stile di Dio: tenerezza, umiltà, misericordia. Gesù non rimprovera, non accusa, non chiede spiegazioni, per lui nessun uomo è il suo peccato, ognuno vale quanto vale il suo cuore. La nostra santità non consiste nel non avere mai tradito, ma nel rinnovare ogni giorno la nostra amicizia per Cristo. Ed è molto bello che chieda: «Portate un po' del pesce che avete preso ora».

In questo clima di amicizia e semplicità, si svolge il dialogo stupendo tra Gesù e Pietro.
Dialoghi

Le tre domande che Gesù pone a Pietro sono sempre diverse, è lui che si pone in ascolto di Pietro.

Mi sono sempre chiesto: Perché Gesù pone domande se già conosce le risposte? Forse perché le domande servono a noi. E' Pietro che ha bisogno di domandarsi se veramente vuole bene a Gesù. Ecco il motivo per cui nella nostra vita spirituale dovrebbero fare ingresso in maniera seria le grandi domande della vita.

Gesù si rivolge a Simone chiamandolo “figlio di Giovanni”. Chi è Giovanni? E' Giovanni Battista, Pietro aveva conservato ancora la mentalità del discepolo di Giovanni Battista, era rimasto fedele all'idea di un messia trionfatore. Insomma, Gesù gli ricorda qual è stato il motivo che l'ha portato a rinnegare. Immagino l'atmosfera avvolta dal silenzio. E' l'ultima possibilità che ha Gesù per sciogliere il cuore del suo amato Pietro.
«Mi ami, Simone?».
«Ti voglio bene» risponde Simone.
«Mi ami, Simone?»
«Ti voglio bene» risponde Simone.
«Mi vuoi bene Simone?»

Questo dialogo è pura poesia. Che bello vedere Gesù che abbassa il tiro, e si adegua. A Gesù non importa del suo tradimento, delle sue fragilità. Chiede a Pietro semplicemente di amarlo come riesce, di volergli bene se non riesce di più. A Lui basta!

«Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Finalmente Pietro! Ora che hai accettato la tua fragilità, le tue paure, i tuoi insuccessi potrai guidare gli altri. «Seguimi». Finalmente!

Gesù, nel vangelo di Giovanni, non invita Pietro a seguirlo quando lo incontra. Solo ora che gli ha detto che anche lui passerà per la croce gli dice: “Segui me”. Pietro, ora sa che seguire Lui non significa fare carriera, andare a regnare, ma passare attraverso l'ignominia della croce.

Che bello questo Gesù che rallenta il passo sul ritmo del nostro. L'amore vero mette il “tu” prima dell'”io”. Voler bene è di tutti, è un'attitudine squisitamente umana, possiamo dire che è il “minimo sindacale” per dirci umani. Amare, invece, è un'arte che ha bisogno dell'impegno di un'intera vita.

Gli domanda un po' d'affetto se l'amore è troppo. L'amicizia almeno, se l'amore mette paura. Semplicemente un po' di bene.

Pietro deve avere fiducia che prima o poi imparerà anche lui ad amare. Ecco la buona notizia! Possiamo sempre ricominciare perché siamo figli di un Dio che ci conosce al di là di quello che facciamo o di quello che siamo diventati. Pietro vede Dio che cerca d'amore, cui basta anche solo un po' di affetto.
Ti voglio bene

Sant'Agostino, commentando questo brano evangelico, dice: "Interrogando Pietro, Gesù interrogava anche ciascuno di noi". La domanda: "Mi ami tu?" è rivolta a ogni discepolo.

La bella notizia di questa domenica? Nell'ultimo giorno il Signore, dopo che lo avrò tradito un milione di volte, mi chiederà un milione di volte solo questo: “Mi vuoi bene?” Ed io risponderò per altrettante volte, solo questo: “Tu lo hai sempre saputo, ti voglio bene”.

E' appena uscito il mio ultimo libro: "Dio ti ama gratis. In cammino con Luca"

 

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