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TESTO Pasqua nel segno della pace

padre Antonio Rungi

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (17/04/2022)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

E' Pasqua, è vita, è risurrezione, è continuazione del cammino dell'umanità verso quella Pasqua che non tramonterà mai. La Pasqua che oggi celebriamo è nel segno della speranza, della vita che rinasce dopo una lunga e non ancora conclusa esperienza di pandemia, nell'attesa di una pace che abbiamo invocata, con insistenza in questi giorni e che ci auguriamo inizi a partire da oggi e per i secoli futuri. Cristo, nostra Pasqua, Principe della Pace, ama la pace, dona la pace e chiede di accoglierla non secondo la mentalità del mondo.
A noi uomini e donne di questo tempo così problematico, ma anche così ricco di aspettative, soprattutto per quanti hanno negli occhi e nel cuore il Calvario del mondo di questi giorni, spetta alzare con Cristo il segno della pace e della vita, su quel sepolcro vuoto, dove Egli vivo trionfa.
La Chiesa tutta che sta celebrando il sinodo del camminare insieme ci indica la strada della vita e della risurrezione. Quella Chiesa nata dal costato trafitto di Cristo, che cresce e si diffonde quando la tenerezza di Dio pervade ogni cuore.
Nella sequenza che leggiamo o che cantiamo in questo giorno di Pasqua, “uno dei momenti più belli e drammatici di queste brevi righe è quello che ci mette tutti come spettatori stupiti a guardare qualcosa che succede e che è descritta come un duello: la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.
E ci riporta poi all'esperienza della risurrezione del Signore che ha fatto Maria Maddalena quando per prima è andata al sepolcro ed ha trovato la pietra rotolata via pensando che il corpo del signore fosse stato trafugato, portato via da ladri o da persone sacrileghe.
Corre subito dai discepoli riuniti nel cenacolo, pieni di paura ed angoscia per il loro futuro per avvisarli di quanto aveva visto ed osservato. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
La descrizione di tutti gli oggetti della risurrezione è precisa e nessun elemento è omesso a ricordarci la pienezza della risurrezione del Cristo. Da questa certezza parte la speranza che Cristo risorto ci precede non solo nella Galilea terrena, come ha comunicato ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione, ma in quella celeste, dove Egli si è assiso alla destra del Padre ed ha preparato per ognuno di noi un posto nel suo regno, che non è di ordine materiale e terreno, ma spirituale ed eterno.
Trionfa Cristo sulla morte, così deve trionfare l'umanità su tutte le guerre che causano morti e distruzioni, ovunque essa si afferma e si impone rispetto alla legge dell'amore e del perdono.
Da due anni e soprattutto dallo storico 24 febbraio 2022 un diffuso senso di insicurezza sta attraversando l'Europa da quando l'emergenza Covid ha incrociato il pianto del Ucraina sotto i colpi delle armi di Putin.
Nel frattempo si è sviluppata una vicinanza solidale e spontanea per quanti sono afflitti da questa tragedia della guerra. Comportamenti che nel linguaggio cristiano chiamiamo amore fraterno e che si traduce in una risposta di aiuto al lamento dei sofferenti.
La nostra Pasqua è, perciò, far uscire dalla sofferenza chi vive nel pianto quotidiano, con gesti d'amore, tipicamente pasquali.

La nostra Pasqua che oggi celebriamo non ha altro significato che quello di recuperare la dimensione più vera dell'esistenza umana, trasfigurata dalla risurrezione di Cristo, come ci ricorda la sequenza della messa di Pasqua Victimae pascali laudes: “Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi”.
Pasqua è il la festa della vita, ma anche del perdono e della riconciliazioni. A Gesù Risorto chiediamo di perdonarci di tutte le nostre debolezze, fragilità e cattiverie e di perdonarci soprattutto per le guerre che gli esseri umani si fanno, l'uno contro l'altro, convinti quali sono che le guerre risolvono i problemi. Il che è assolutamente falso e contro ogni dato di fatto.
Le guerre seminano solo morti, distruzione, odi e contrapposizioni che si trasmettono di generazione in generazione, da popolo a popolo da potenti al altri potenti della terra. Ecco perché non si esce mai da un regime di guerra, perché la pace non è entrata nel cuore dell'umanità.
Con l'augurio più sincero ricordo a tutti voi che Cristo Risorto “va accolto nella sua luce pasquale per costruire un mondo migliore, in cui l'amore è più forte dell'odio e la pace possa trionfa su qualsiasi guerra. Buona Pasqua ai vicini e ai lontani.

 

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