PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Giovanni 20,1-9

Missionari della Via  

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (17/04/2022)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,1-9

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

“Gioia mia, Cristo è risorto!”. Così, pieno di gioia, amava salutare san Serafino di Sarov. Ed è così che vogliamo entrare nel giorno di Pasqua dove parteciperemo alla “liturgia madre di tutte le liturgie”. Lasciamoci guidare dal testo della liturgia del mattino, tratto dal Vangelo secondo Luca che ci sta accompagnando in quest'anno liturgico.

Le donne, domenica mattina presto, vanno al sepolcro, pensando di trovare e poter ungere il corpo morto di Gesù. Arrivate, si misurano con un fatto che ha del paradossale: trovano il sepolcro aperto ma non trovano il corpo di Gesù. L'evangelista ci dice che erano «incerte». Il verbo usato è aporein, da cui viene aporia: indica qualcosa che sembra contraddittorio, qualcosa non districabile solo con i ragionamenti. Cosa era successo? A chi chiedere informazioni certe? A livello esistenziale ci dice che: «Il Cristo pasquale non può essere “trovato” come un oggetto ma deve essere creduto e trovato attraverso una ricerca condotta su un altro piano spirituale. Tuttavia si “trova” qualcosa con la propria ragione e la propria esperienza ed è il segno della pietra mortuaria, ormai inutile e infranta: essa non riesce più ad essere il sigillo definitivo e perpetuo della vicenda umana» (card. G. Ravasi). Quante volte, prima di incontrare il Risorto, si fa esperienza della tomba vuota: la morte di una persona cara, una malattia, il fallimento, la fine di una relazione...

Ad un tratto, ecco l'irruzione di Dio nel buio dell'incomprensione umana, mediante un segno angelico, incarnato in «due uomini che appaiono vicino a loro in vesti sfolgoranti». Per le donne non è ancora chiaro, tant'è che sono spaventate. La luce arriva grazie alle loro parole, anzitutto: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato» (Lc 24,12). Sono parole luminose, capaci di accendere anche i nostri cuori. Quante volte cerchiamo tra i morti Colui che è vivo? Quante volte rimaniamo bloccati nei nostri piagnistei, non accettando la vita che avanza e gli eventi accaduti? Quante volte pensiamo che “Dio sia morto” nella nostra vita perché le cose non sono andate come avremmo pensato? Perché ci allontaniamo da Lui quando incontriamo quelle normali tappe della vita che sono la sofferenza e la morte?

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato» (Lc 24,12). Sì, il Dio della vita non è lì, non è nel sepolcro, non è nei nostri sepolcri...

E poi: «Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea... Ed esse si ricordarono delle sue parole». Il “ricordo” biblico non è solo evocare nostalgicamente bei ricordi: è constatare che la promessa è divenuta realtà, è richiamare alla memoria le parole di Gesù lasciando che esse illuminino la realtà, rendendosi conto della loro efficacia, parole vive che ancora oggi realizzano ciò che dicono. È in un certo senso ciò che accade quando, consacrando l'eucaristia, il sacerdote ripete le parole di Gesù: «Fate questo in memoria di me». È il ricordare le sue parole che illuminano di senso la nostra vita, ciò che in fondo stiamo facendo anche in questo momento e che facciamo soprattutto ogni domenica a Messa, dove non solo lo ricordiamo, ma ne celebriamo la presenza viva tra noi.

Infine le donne: «tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri». Ecco la loro trasformazione: dal pensare Gesù morto, al non sapere dove sia, all'accogliere l'annuncio della sua risurrezione che le fa partire piene di gioia! Ieri come oggi il contatto con Gesù trasforma, dà gioia, infonde vita. Che questo giorno di Pasqua, possa essere per tanti, a cominciare da me e da te che leggi, «la festa dei sepolcri spalancati» (don T. Bello).

 

Ricerca avanzata  (53942 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: