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TESTO Commento su Luca 24,13-35

fr. Massimo Rossi  

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (17/04/2022)

Vangelo: Lc 24,13-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,1-9

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

“Abbiamo mangiato e bevuto con lui (dopo la sua risurrezione dai morti)...”: quando si invita qualcuno a pranzo (o a cena), si mangia e si beve insieme, è segno che quella persona non è più uno dei tanti che si incontrano occasionalmente, che conosciamo solo di vista,... Questa perifrasi è un modo per definire una relazione che sta assumendo - o ha già assunto - una rilevanza speciale.

Ecco, per SimonPietro e per gli altri apostoli, il rapporto con Gesù era così: da quando erano stati scelti, uno per uno, dal Signore, perché stessero con lui, condividendone la missione, nel bene e nel male, i Dodici si erano sentiti legati gli uni gli altri, e, tutti insieme, a Lui, da un sentimento speciale, unico e inconfondibile.

Ma l'intuizione di questa unicità di affetti del loro Maestro e per il loro Maestro, diventò consapevolezza lucida all'indomani della Risurrezione...o forse prima, quando l'arresto del Nazareno e ciò che ne seguì segnò la fine della loro amicizia; non sembri retorica di circostanza: l'esperienza ci ha insegnato a nostre spese che il valore ultimo di un amore, si rivela quando quell'amore finisce...

Fu una fine momentanea, per la verità: il Risorto in persona apparve agli Undici e non solo a loro, per riannodare il legame; da questa vicenda, impariamo che l'amore di Cristo supera i limiti umani, anche quelli più duri e trancianti, come il tradimento, il rancore, financo la morte...

La presente riflessione ha un obbiettivo, un fine; e son convito che lo abbiate già intuito: ascoltando le letture di oggi, non possiamo evitare domande di questo genere: “Ma io, che rapporto ho con il Cristo Risorto? Come la descriverei la mia relazione con Lui? quanto è significativa per me? e quanto di questo legame con Cristo - si chiama fede - traspare nelle mie, nelle nostre relazioni interpersonali?”.

Pensateci seriamente, vi prego, è importante!

Veniamo al mistero della Risurrezione: il racconto dei discepoli di Emmaus - Vangelo strafamoso anche questo! - che risuona a Pasqua in tutte le chiese del mondo, è la parabola di ogni esperienza spirituale. La genesi di questa esperienza spirituale è sempre la stessa e possiamo sintetizzarla in due parole: “Dio chiama”. Dio si manifesta a ciascuno di noi in modi diversi, ma tutti chiari, incontrovertibili; una volta stabilito il contatto, sta a noi decidere se e in quale misura alimentarlo. Possiamo arrenderci al Signore e lasciarci coinvolgere nella sua spirale di azione: è la via della santità che molti uomini e donne scelgono, rispondendo in modo altrettanto chiaro e incontrovertibile alla chiamata del Signore; non alludo soltanto a coloro che abbracciano la vita consacrata; di famiglie cristiane convinte, anzi, felicemente convinte, e impegnate sul fronte della carità, ce ne sono tante; bontà sua, di Dio, e bontà loro, della famiglie.

Ma c'è un'altra tipo di resa, nostro malgrado: abbandonare il gioco, lanciare la spugna, rinunciare,... chiamatela come volete. Del resto, capita anche nelle nostre relazioni orizzontali, umane solo umane: quando il rapporto diventa faticoso, accidentato, quando l'entusiasmo e lo slancio del primo istante si affievoliscono, quando i problemi si fanno sentire più delle soddisfazioni, quando le differenze sembrano soverchiare le affinità,... senza quasi accorgerci, la relazione smarrisce il suo centro, diventa sempre più marginale... finché si spegne.

“Fedeltà, voglio essere fedele e amarti, finché vivo!” Era pieno di buone intenzioni... e il brutto, il triste fu che il tempo passasse e venissero i giorni in cui non fu più, come una volta, pronto a morire, perché sentiva in sé voglia e forza di compiere, alla sua maniera, una quantità di cose notevoli di questo mondo. E vigilò cautamente all'altare del sacrificio sul quale ardeva viva e casta la fiamma del suo amore, vi si inginocchiò davanti, e l'attizzò e l'alimentò in ogni modo, perché voleva essere fedele. Ma dopo un po', inavvertitamente e senza rumore, quella fiamma tuttavia si spense. Rimase ancora qualche tempo davanti all'altare raffreddato, pieno di stupore e di illusione nel vedere come la fedeltà fosse impossibile sulla terra. Poi scrollò le spalle e andò per la sua strada.” Così Thomas Mann scrive a proposito dell'amore, inteso soprattutto come fedeltà - così come lo intendiamo anche noi, cristiani.

...Ma per Dio non è così! infatti è ancora e sempre Lui, Cristo, ad andare incontro ai suoi, dopo che tutti lo avevano abbandonato, chi per aver patito scandalo, chi per paura, chi per delusione, chi più semplicemente per superficialità o, peggio, per indifferenza - la più grave e pericolosa malattia del nostro secolo -.

E così, due discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus...

La loro esperienza religiosa si era bruscamente interrotta; la tragedia del Calvario aveva smentito le loro convinzioni, deluso le loro aspettative,... alla fine avevano rinunciato a credere, cioè ad amare quell'Uomo che aveva promesso loro la salvezza, ma non era stato capace di salvare se stesso.

Sappiamo come finisce la vicenda di questi due discepoli.

Non sappiamo invece come finirà la nostra vicenda di discepoli del Risorto... è vero, le difficoltà che incontra la fede sono molte; ultimamente molte di più. Un ben problema, non trovate?

Ma per Lui, per Cristo, non è un problema! Oggi, come allora, continua ad offrirsi nel sacramento del suo corpo e del suo sangue.

Che ne dite, lo riconosceremo anche noi nel gesto di spezzare il pane insieme?
Buona risurrezione a tutti!

 

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