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TESTO Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu

padre Gian Franco Scarpitta  

V Domenica di Quaresima (Anno C) (03/04/2022)

Vangelo: Gv 8,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Tempi nuovi e cose nuove annuncia il Signore per il suo popolo attraverso il profeta Isaia, che predice l'arrivo di un cambiamento radicale con la venuta del Messia. Un rinnovamento che coinvolge l'intero sistema di convivenza, ma che interpella innanzitutto il cuore di ogni singolo uomo, chiamato appunto al radicale cambiamento di prospettiva. La novità che precede al rinnovamento è questa: Dio ama l'uomo, vuole salvarlo, ricondurlo a sé, instaurare una comunione definitiva con lui che apporti una prosperità definitiva di pace. L'uomo è chiamato però a convertirsi, a cambiare radicalmente la sua posizione per assumere quella di Dio. E' invitato a comprendere la dannosità del peccato di cui è vittima, a valutare il proprio errore come lesivo per se stesso e per gli altri oltre che offensivo per Dio, a rilevare che le vie del Signore sono migliori e più garanti e di conseguenza a trasformare tutte queste convinzioni in opere concrete che attestino l'avvenuto cambiamento, opere di carità, sincera, qualitativa e operosa.

La conversione, per ciò stesso, comporta che l'uomo prescinda dal suo pensiero anche in ordine alla giustizia e all'incidenza sociale e si ponga anche sotto questi aspetti dal punto di vista di Dio.

Se l'uomo tende a vendicarsi, Dio perdona a dismisura. Se l'uomo si accanisce, Dio si riconcilia. Se l'uomo esclude, discrimina ed estromette, Dio chiama alla comunione; se l'uomo distrugge, Dio ricompone con la saldatura dell'amore. Se l'uomo mira all'opulenza, alla ricchezza e alla ricercatezza, Dio innalza i poveri e gli smarriti. Se l'uomo perde la fiducia, Dio infonde speranza. La novità è quella del Messia incarnato che ci dischiude il vero Dio amore, che marcia in senso opposto al nostro, che per amore è morto e del quale ci prepariamo a vivere la gioia della risurrezione.

In ragione di questa novità, l'uomo è chiamato anch'egli alla misericordia piuttosto che alla vendetta e la giustizia non può essere sommaria né configurarsi con la ritorsione o con il deprezzamento di chi sbaglia: il peccatore va recuperato, sostenuto, aiutato e qualora occorrano delle pene queste vanno proporzionate e orientate all'emendamento del reo e del colpevole.

Siamo certi daldronde che in noi non alberghino pecchie e malvagità riprovevoli, più di quelle dei cosiddetti “pubblici peccatori”? Siamo certi che la nostra coscienza non ci rimproveri nulla, mentre giudichiamo accanitamente con riprovazione coloro che si sono macchiati di colpe socialmente abominevoli? Siamo certi di essere davvero migliori degli altri? La conversione comporta anche questo: l'autoanalisi, l'autocritica obiettiva e sincera, l'obiettivo esame dei nostri demeriti prima ancora del giudizio di quelli degli altri.

La pagina evangelica odierna ci chiama tutti a rapporto con noi stessi, invitandoci a un'introspezione accurata e a un'analisi approfondita delle nostre responsabilità e allo stesso tempo ci invita e escludere pregiudizi e animosità nei confronti di chi sbaglia perché carente di un'appropriata formazione, o perché vittima di trascuratezza familiare fin dall'infanzia e soprattutto perché mai reso consapevole di essere amato. Non si sa se questa povera donna, colta in flagranza di adulterio, rientri in queste tipologie di abbandono. Il suo errore è certamente gravissimo, riprovevole, ma non si deve escludere che possa essere stato determinato da un fattore di incomprensione o di trascuratezza da parte di chi avrebbe dovuto amarla. Insomma occorrerebbe nei suoi confronti anche un po' di comprensione.

Coloro che sollevano il caso a Gesù mentre sta parlando alla gente nel tempio, lo fanno non soltanto per l'ansia di lapidare questa povera peccatrice (pena prevista per tali reati) ma soprattutto per tendere l'ennesimo tranello a Gesù.

Se infatti Gesù avesse approvato la lapidazione, come prescriveva la legge di Mosè per i Giudei, sarebbe stato un sovversivo per la legge romana dell'epoca, per la quale solo l'imperatore o chi per lui poteva decretare una condanna di morte. Se invece Gesù avesse risolto per l'assoluzione, avrebbe scatenato l'ira di scribi e farisei, contravvenendo alla legge giudaica.

Come già altre volte accade, Gesù non replica a un artefatto artificioso e ingannevole, come a volersi solo liberare di un fastidio, ma in forza della novità di cui si è parlato finora propone una nuova considerazione del problema: non se questa donna sia meritevole di lapidazione, ma se ciascuno di noi per caso non siamo manchevoli più di lei, in qualche altro peccato che la coscienza ci rimprovera.

Praticamente da ai suoi interlocutori una risposta per lui risaputa ed evidente: Voi siete talmente a posto con la vostra coscienza al punto da poter condannare questa donna senza riprovare voi stessi? Per caso non avete voi delle irresponsabilità della stessa portata dell'adulterio o dell'infedeltà? Insomma è proprio certo che voi siate più innocenti di questa donna? Se davvero vi ritenete integerrimi e mondi fin dall'infanzia, ebbene scagliate la pietra su di lei. Ma dovete davvero risultare puri, illibati e immacolati più di lei per poterlo fare.”

“Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu... se hai peccato magari più di me”

 

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