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TESTO Lo vide da lontano

don Roberto Seregni  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno C) (27/03/2022)

Vangelo: Lc 15,1-3.11-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-3.11-32

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Ci sono due immagini di questa parabola che hanno una forza dirompente. La prima è quella del padre che sorveglia la strada deserta in attesa del ritorno del figlio. È un'immagine bellissima che trascrive il mistero della paternità e della maternità di Dio, di un Dio che non si stanca, che veglia, che aspetta il ritorno del figlio amato. Lo aspetta perché lo ama, perché senza di lui la famiglia è incompleta; lo aspetta perché sa che il figlio è infelice, sa che lontano da Lui nessuno puó essere davvero felice. Non importa che abbia sperperato tutti i suoi averi, non importa che lo abbia abbandonato; l'unica cosa importante è che questo figlio perduto ritornerà. Ne è sicuro. Ritornerà.

La seconda immagine è quella del padre con il figlio maggiore. Lui non si è mai allontanato da casa, ma vive come un servo e non come un figlio. Non conosce la gioia per il ritorno di suo fratello e nemmeno la gratitudine verso il padre. Pensa che tutto gli sia dovuto, geloso e permaloso vive nella solitudine. Ma l'immagine che piú mi affascina è quella del padre che abbandona la festa per andare in cerca del figlio maggiore. Non perde la pazienza, non grida, non borbotta. Cerca il figlio geloso e gli racconta la sua gioia per il figlio ritrovato.

Gesù ci svela che Dio è stupendo, molto differente da quell'immagine arcigna e impaziente che troppo spesso ancora serpeggia nella nostra coscienza religiosa. Forse questo tempo di quaresima dovrebbe proprio aiutarci, prima di tutto, a convertire l'immagine di Dio che abbiamo nel cuore. Quaresima è tempo di conversione, lo sappiamo tutti; ma forse dimentichiamo che la conversione piú urgente riguarda proprio il volto di Dio. Il problema della fede non è credere o non credere in Dio, ma in che Dio si crede. Dobbiamo provare a mettere a confronto il Dio che abita le mie preghiere e la mia coscienza religiosa (o magari anche le mie paure e le mie angosce...), con il Dio che Gesù ci presenta in questa parabola. Forse abbiamo bisogno di fare un po' di pulizia ed abbandonare certe idee di Dio ammuffite e arrugginite.

Un ultimo pensiero.

Non sappiamo come finisce la parabola: il figlio maggiore entrerà alla festa?

Niente di nuovo: anche domenica scorsa la parabola del fico era senza finale: lasciato o tagliato?

Il finale è tutto tuo.
Tutto da scrivere.
Tutto da vivere.

don Roberto Seregni

ps. Per le vostre letture quaresimali e pasquali, mi permetto di proporvi un mio libro edito con Ancora alcuni anni fa: Risorgere e altri “ri” del Vangelo. Spero vi aiuti a riscoprire la presenza di Cristo nella vostra vita rilanciarla sulle strade della missione...

 

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