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TESTO Convertirsi all'amore

don Roberto Rossi  

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III Domenica di Quaresima (Anno C) (20/03/2022)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Quaresima: tempo di conversione del cuore e della vita. Gesù ci dice: “Se non vi convertirete, perirete tutti...”. Occorre fare attenzione a questa parola ‘conversione', che è diventata logora e che rischia di non incidere nella nostra vita, di non cambiarla. Noi cristiani anche praticanti, diciamo: “Siamo peccatori, sono peccatore”, ma non ci si crede, anzi ci si sente molto giusti, a posto; peccatori ma gli altri... Varie persone dicono: “Non vado in chiesa, ma sono migliore di tanti altri”, oppure chi si giustifica affermando: “Io sono fatto così”.Il testo del vangelo ci riporta due detti, e una parabola di Gesù. Tutti e tre sul medesimo tema: l'urgente necessità di convertirsi. I due detti fanno riferimento a due episodi luttuosi di cronaca. Il primo: l'uccisione, ordinata da Pilato, di alcuni Galilei, venuti a Gerusalemme per il culto al tempio. Il secondo: un incidente legato al crollo di una torre, nel quale avevano perso la vita diciotto persone. Perché queste morti violente? Un castigo di Dio? Molti la pensavano (e anche oggi alcuni la pensano) in questo modo: se ti capita una disgrazia, è segno che Dio ha voluto punirti per qualche tua colpa, nota o nascosta che sia; in ogni caso egli non sta dalla tua parte.

Gesù contesta questa interpretazione sommaria. Innanzitutto fa' chiarezza sui morti in questione: quelle persone non erano né peggiori né più colpevoli di altre. Certamente, la loro sorte è stata tragica. Ed è proprio la sorte tragica di costoro che offre a Gesù lo spunto per mettere in guardia i suoi ascoltatori. Egli lo ripete, con forza, due volte: «se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».Il verbo che traduciamo con “convertirsi” significa letteralmente “cambiare mentalità”: ciò che Gesù chiede è in primo luogo un modo nuovo e complessivo di guardare e di intendere la vita, il rapporto con Dio e i rapporti con il prossimo. Da uno sguardo nuovo, da una mentalità nuova, potrà scaturire anche una condotta nuova. Convertirsi è un vero rinnovamento nel modo di pensare, di sentire e di agire. Conversione, come cambio di mentalità, di comportamento, di vita. Come sono i miei pensieri, i miei sentimenti, il mio modo di rapportarmi con le persone, di entrare nelle situazioni? Come vivo la mia vita personale? C'è una rettitudine di coscienza, una ricerca autentica di Dio, del suo progetto di amore, dei suoi pensieri di salvezza, di perdono, di misericordia, di vita nuova nel suo Spirito? Com'è la mia vita di famiglia, il rapporto con il prossimo nella comunità cristiana, nella vita sociale, nel lavoro, in tutto quello che io posso operare a favore degli altri? Ci accorgiamo che siamo molto condizionati, influenzati, inquinati, intrisi di mentalità mondana, tante volte pagana.

Finiamo per pensare come tutti, comportarci come tutti, subire le manipolazioni delle comunicazioni, delle pubblicità, dei sistemi culturali della società. In questi giorni quando tutti soffriamo per le tragedie operate dalla guerra per la iniquità di quanto sta accadendo: qual è il pensiero di Dio? Dio è il Dio della pace, il Dio dell'amore, il Dio del sacrificio di sé per il bene degli altri. Guardando i bombardamenti, i palazzi, le case e le città cadere a terra distrutti, ci si chiede: Perché tutto questo? E forse qualcuno o qualche organizzazione, per i propri interessi, pensa agli affari che potrà realizzare nella ricostruzione. Questo è terribile, è la malvagità. Dio è il Dio della pace, dell'amore, dell'abbraccio fraterno; Dio non vuole mai la morte di nessuno, l' uccisione di nessuno; vuole solo la vita e una vita dignitosa... Ecco perché vogliamo tutti cercare di sollevare la povertà estrema e la sofferenza di quanti sono vittime della guerra, dei profughi, che sentono su di sé questa sorte così dura.

Poi Gesù pronuncia la parabola del fico infruttuoso... Ma ciascuno di noi può dire: “Dovrei e potrei fare tanto del bene, davanti a Dio e davanti alle persone e sono sempre pigro, indifferente, lento. Vorrei ricordare la preghiera che un giovane, qualche tempo fa, ha scritto al termine di un ritiro dove avevamo meditato questa parabola. Scrive così: “Signore, abbi pazienza ancora un po' anche con me, vedrai che comincerò anch'io a portare frutti: frutti di bene, frutti di amore”. Vorrei citare anche una espressione di Annalena pronunciata nel suo ultimo incontro a Forlì il 30giugno del 2003. Annalena afferma: “Quello che conta è quello che noi siamo,è il nostro continuo mortificarci per diventare più buoni, più veri, più giusti, più non violenti, in tutti sensi più belli, nel nostro pensiero, nelle nostre parole, nelle nostre azioni”. Conversione vera del cuore e della vita.

 

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