PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO E canta il nuovo dell'acqua

don Angelo Casati  

II domenica di Quaresima (anno C) (13/03/2022)

Vangelo: Gv 4, 5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 4, 5-42

5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Da anni - e sono una moltitudine - mi riprometto, dopo questo racconto, di fare silenzio e di invitare al silenzio. Poi mi rimangono brandelli di presunzione. E anche oggi, perdonate, un commento. Confido però che il pensiero, di Gesù e della donna al pozzo, vi sfiori in questi giorni. Come ha sfiorato molti di noi la suggestione del restauro: quaresima come restauro. Un'anima, un mondo da restaurare. Ebbene la samaritana e Gesù dentro un orizzonte di restauri.

Leggevo, guardavo il pozzo, la donna, Gesù, il sole a picco su di loro, il caldo delle sabbie, ascoltavo. E al cuore mi veniva un dubbio: che anche il vangelo corra pericolo, nelle nostre letture, di incrostazioni, di immobilità e che lo scritto andrebbe restaurato. Perché? Perché spesso leggiamo le parole come parole orfane di colore, come fossero staccate dalla vita dei corpi, come venissero da un alto senza carne, senza viso, senza occhi, senza timbro di voce, parole orfane, facciamo citazioni.

Ma come batteva il sole, e com'era il viso, quel giorno? Come erano gli occhi, gli sguardi? E le mani? Che cosa passava nelle mani? Che cosa raccontavano le mani, gli occhi? Leggiamo parole come venissero da senza corpi e senza passioni. E se io dicessi che le parole di Gesù e della Samaritana sono nate da sguardi? E che la fede - e chi ce lo ha insegnato? - non è tanto una questione di dogmi, ma di sguardi?

Posso essere passibile di censura, ma mi rimane la convinzione che anche il vangelo vada ripreso nei suoi colori e nei suoi suoni. Perché il cuore arda. Come gli occhi quando la brace, nel camino, prende fiamma ai racconti.

Poi, leggendo, sedotto dall'immagine del restauro, mi sono come incantato alle mani di Gesù. Non so quanto fu il tempo del restauro: l'andare e il venire dei discepoli dalla città a comprare cibo. Un tempo dunque relativamente breve, ma sufficiente perché la donna inquieta riprendesse i suoi colori. Il tempo dell'incontro può essere anche breve se affidato alla delicatezza delle mani di un restauratore singolare. Che non affossa la mano per incidere giudicando, ma apre con una domanda, per raccogliere gli occhi della donna. Le racconta un suo bisogno d'acqua: “Dammi da bere”. Parole che parlano di acqua. E lei a rivedere una vita, la sua, che era stata un andare, andare... e ritornare con la sete.

E ora l'emozione di un rabbi che le parla della sua vita, senza ferirla, senza farla sentire uno scarto, dandole la possibilità di un'acqua. Nuova. Pozzo per lei fu quel rabbi. Le cantava dentro il nuovo dell'acqua. Le bastò questo per far ritorno in città, dimenticando l'anfora, dissetata. La videro arrivare. Era lei. Con una domanda: “Che sia lui il Cristo?”. E raccontava stupore: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. Quasi a dire: ”Non mi ha giudicata, mi ha ricordato la mia vita. Era come se raccontasse la mia sete. Non è uno di quelli che parlano senza conoscere.

Solo che lui ha dato senso al mio andare per pozzi. Lo guardavo, aveva occhi di Messia”. Penso: ha occhi di Messia anche per me, per te. E' pozzo.

I concittadini della donna aprirono a Gesù. Voi mi capite, i restauri non soffrono i confini delle appartenenze. E lui, il restauratore, partiva da un presupposto, cui troppo spesso noi veniamo meno: che ci sia acqua segreta, da disseppellire, ovunque. Ma anche i samaritani andarono oltre il pregiudizio: “Giudeo? Da disprezzo!”. Aprirono la città, e non per un'ora. Lui ci rimase due giorni. Restauro per due giorni.

Che cosa accadde poi, rimane un segreto. Una delusione per la nostra ossessione di sapere tutto, quantificare, precisare tutto, anche i cammini dello Spirito. Non c'è notizia che la samaritana si sia aggiunta al gruppo dei discepoli o che la città abbia cambiato appartenenza. Hanno cambiato il colore dell'anima. Alla donna aveva detto: “Viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano“.

Vorrei ora aggiungere - e la parola potrebbe scandalizzare qualcuno - che anche la donna fece opera di restauro. Per Gesù: a uno stanco, lei diede occhi che sognavano. Gesù, dopo che lei se ne fu andata, ai discepoli che sembravano interessati solo al cibo, disse: “Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura”. Stanco, la donna lo aveva fatto sognare.

I pensieri, i miei, ve ne siete accorti sono andati per scuciture, come spesso mi avviene. E l'ultima mia breve scucitura è assimilare l'arte di “scrostare l'affresco” all'arte di “togliere pietre dai pozzi”. E penso con voi alle città senza acqua, ai paesi del mondo senza acqua. Un attentato alla vita, per peso di troppe pietre. Per questo concludendo, vorrei fare mie le parole di un antico scrittore cristiano dei primi secoli, Origene. E le parole diventino per noi preghiera: “Nell'anima di ciascuno di noi” dice “c'è un pozzo di acqua viva, c'è un'immagine nascosta di Dio, e i nemici hanno riempito di terra questo pozzo. Il Verbo di Dio è presente e questa è la sua opera: rimuovere la terra dall'anima di ciascuno di voi e riaprire le vostre sorgenti. Egli è in te e non viene dall'esterno, come anche il Regno di Dio è in te”.

Rimuovere la terra dall'anima, riaprire le sorgenti.

 

Ricerca avanzata  (54016 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: