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TESTO Un Re ed un Regno del tutto speciali

padre Antonio Rungi

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re (20/11/2005)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

L'ultima domenica dell'anno liturgico, la XXXIV del Tempo Ordinario, ci riporta alla sorgente ed al culmine della nostra fede. Celebriamo, infatti, oggi la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'Universo.

Tutta la liturgia della Parola e la stessa liturgia eucaristica che costituiscono i due momenti essenziali della Messa ci fanno gustare spiritualmente questo tema di grande rilevanza teologica e morale per ogni credente. Ed è l'Apostolo Paolo a cogliere gli aspetti essenziali di questo argomento nel testo della Prima Lettera ai Corinzi che oggi leggiamo e meditiamo: "Fratelli, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti". La ricapitolazione in Cristo di tutte le cose è la chiave di lettura del mistero della creazione del mondo e dell'uomo e della redenzione del genere umano. Cristo è l'alfa e l'omega, il principio ed il termine di ogni cosa. Lui, che ci ha rivelato il Padre e lo Spirito Santo, è il mediatore dell'unica ed eterna alleanza tra Dio e l'umanità, è il Redentore ed il Salvatore, il Messia atteso e da attendere nuovamente per la seconda e definitiva venuta sulla Terra per giudicare i vivi ed i morti per istaurare il Regno definitivo e la sua regalità per sempre. Il suo regno già presente nel mondo è in via di sviluppo nell'attesa del pieno compimento. E' la fase incoativa del Regno che esploderà nella sua pienezza a conclusione della storia. Un regno che si costruisce ogni giorno mediante l'opera di quanti credono in Cristo e nei valori da Lui proclamati.

Ce lo ricorda in estrema sintesi il Prefazio della Solennità odierna: "Tu o Dio, con olio di esultanza hai consacrato Sacerdote eterno e Re dell'universo il tuo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Egli, sacrificando se stesso immacolata vittima di pace sull'altare della Croce, operò il mistero dell'umana redenzione; assoggettate al suo potere tutte le creature, offrì alla tua maestà infinita il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace".

E su questi valori si incentra il testo del Vangelo di Matteo, che passa come del Giudizio universale, che sarà espresso in ordine soprattutto alla carità e all'amore concreto con il quale abbiamo vissuto la nostra esistenza terrena: "Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

E' sulla carità che verremo giudicati se siamo degni o meno di entrare a far parte del Regno di Dio. Una carità vissuta nel quotidiano e che è servizio al povero e al bisognoso di ogni genere. Una carità che parte dal cuore ed arriva al cuore, che non fa calcoli, né centellina tempi e spazi per servire la causa degli ultimi e degli emarginati.

Gesù insegna ad entrare in questa dinamica dell'amore e a fare esperienza di tale amore, perché la vera grandezza dell'uomo, la sua vera regalità, la sua nobiltà, soprattutto di animo e di mente, sta proprio in questo amore che si manifesta e si dona sempre. E' come il buon pastore che va in cerca della pecorella smarrita, che cura quella malata, che si conta tutte le pecore del suo gregge e se ne manca una non si rassegna alla sua perdita, ma la cerca con insistenza. E' l'azione della grazia di Dio, che agisce silenziosamente e per vie misteriose, per la conversione del cuore e della vita di quanti non vivono in comunione con lui, se stessi e con gli altri.

Ed è di grande effetto scenografico e visivo l'immagine del pastore presentato alla nostra attenzione nel brano del profeta Ezechiele che costituisce la prima lettura della Parola di Dio di oggi, solennità di Cristo Re: "Così dice il Signore Dio: "Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge, quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi, dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge, dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri". Tema che viene riproposto nel testo del Salmo responsoriale, tratto dal Salmo 22: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni".

Con questi sentimenti nel cuore concludiamo l'anno liturgico e rendiamo grazie a Dio per tutti i benefici spirituali che ci ha concesso in questo anno, con la speranza che abbia contribuito in modo sostanzioso nel cammino verso la santità. Perché ogni anno che passa, sia esso liturgico che anagrafico, è un lento, ma sicuro, avvicinarci all'ingresso definitivo del Regno di Dio. Ingresso che sarà sancito con la nostra morte, ultimo nemico da abbattere da parte di questo singolare e speciale Re, umile e generoso, che è venuto tra noi, ha vissuto per noi ed è morto e risorto per noi.

 

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