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TESTO Trasfigurati da Gesù nel suo amore

padre Antonio Rungi

II Domenica di Quaresima (Anno C) (13/03/2022)

Vangelo: Lc 9,28-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Alla seconda tappa domenica del nostro cammino verso la Pasqua, il nostro pensiero va immediatamente alla guerra in atto nel cuore dell'Europa. Preghiamo per la pace nel mondo e sosteniamo il cammino di riconciliazione tra tutti i popoli.

Il vangelo questa domenica ci porta con Gesù sul Monte Tabor, dove egli si trasfigura, alla presenza dei tre apostoli scelti, Pietro, Giacomo e Giovani, con la testimonianza visiva e visibile di Elia e Mosè che compaiono con Gesù nel momento cambia il suo aspetto e si presenta per quel che è: il Figlio prediletto nel Padre il cui Egli si è compiaciuto.
Ciò che avviene sul sacro monte non è un sacra rappresentazione del paradiso, per dimostrare chi era davvero Gesù Cristo ai tre discepoli, ancora in cammino sulla strada della fede e della piena adesione alla sua persona. Quei tre discepoli che egli porta con sé su quel luogo benedetto, siamo tutti noi che veniamo coinvolti su questo monte della luce, per condividere ed immergerci in anticipo in ciò che sarà la vera vita, quella eterna e definitiva, che ogni uomo costruire seguendo la via di Dio, che è testimonianza ed annuncio.
Nella scena della Trasfigurazione, la presenza di Mosé ed Elia accanto a quella dei tre apostoli, sottolinea la doppia natura di Cristo, che è insieme umana e divina, come pure la fondazione della Chiesa stessa.
Mosé viene in genere raffigurato a destra, con la barba corta, il volto giovanile, che porge a Gesù le tavole della legge; Elia è l'altro, con capelli e barba lunga, è lì come simbolo di tutti i profeti e infatti indica Cristo: l'oggetto delle loro profezie, il Messia. Gesù, in mezzo a loro, è venuto non per abolire la legge o contraddire i profeti, bensì per portare a compimento entrambi, perché tutti guardano all'unica verità che è Dio. Sotto ci sono gli apostoli, che sono innanzitutto uomini e come tali sbagliano: basti guardare Pietro, che propone di rimanere lì, tirando su tre tende. I loro errori, la loro finitudine, la loro incapacità di capire, inscindibile dalla natura umana, sono quelle di ognuno di noi.
Si tratta quindi di una proposta di vita che parte proprio da questo momento celestiale e che si estende poi alla croce quotidiana, la quale dà significato a valore proprio a questo momento di contemplazione del Figlio di Dio fatto uomo.
Non a caso questo evento della vita di Cristo avviene circa otto giorni dopo aver annunciato agli Apostoli la Sua Passione.
Quello che è interessante notare che la trasfigurazione avviene su un monte, che porta in se tutta una sua simbologia: l'altura è sempre il luogo in cui si può incontrare Dio, contrapposto alla grotta che in genere simboleggia il mondo umano, sensibile. Dio, ad esempio, aveva dato a Mosé le Tavole della Legge sul Sinai, un altro monte; e un parallelismo c'è anche con il Golgota, il luogo in cui Gesù viene crocifisso.
Oltre al simbolo del monte, c'è quello della luce. Nel testo evangelico, infatti, si dice che Cristo appare di una luce abbagliante. In realtà la luce con cui Gesù si presenta non è la sua vera luce, perché nessun uomo può vedere davvero il divino e restare vivo. La Trasfigurazione di Gesù è anche una manifestazione trinitaria: qui, infatti, mentre il Figlio appare con la sua carne trasfigurata e il Padre è presente con la sua voce, c'è anche lo Spirito Santo è rappresentato dalla nube luminosa.
E da questo mistero trinitario ogni uomo deve partire e a questo mistero deve giungere per costruire l'armonia, la pace e il rispetto tra tutti gli esseri umani.
Siamo attraversando da diversi giorni uno dei periodi più bui della storia dell'umanità, con una guerra in atto nel cuore dell'Europa che rischia di estendersi al mondo intero in modo diverso dal passato, con armi distruttive del genere umano. La luce che rifulge sul volto di Cristo sul monte Tabor rifulga nella mente e nel cuore dei belligeranti di questo mondo, perché tutto possa essere riportato alla normalità, dopo tantissima sofferenza causata a persone innocenti, soprattutto a donne e bambini della terra ucraina.

Ci venga in aiuto a noi cristiani quello che scrive l'apostolo Paolo nel brano della sua Lettera ai Filippesi che oggi ascolteremo nella celebrazione della parola di Dio: Molti si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro Dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra”. Se tutti pensassero all'eternità, nessuno alzerebbe le mani l'uno contro l'altro come spesso capita nella storia dell'umanità. Ci ricorda l'Apostolo che “la nostra cittadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose”. Ci in questo mondo si pensa di essere signore e padrone di tutto sbaglia di grosso e non ha capito esattamente come vanno le cose per noi esseri mortali. Tutto finisce su questa terra e tutto continua nell'eternità.

Ricardare oggi a noi stessi e agli altri il destino eterno di ciascuno dovrebbe esserci di aiuto a pacificare il mondo dalle continue guerre e conflitti che lo caratterizzano. Ci ricorda il testo della prima lettura di questa domenica, tratto dalla Genesi, in cui Dio dialoga con Abramo con queste parole: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. Dio è il Creatore, Dio è il Salvatore, Dio è tutto e per tutti e chi si sostituisce a Dio non avrà futuro e vita. Ricordiamo quello che è detto nel testo della Genesi di questa domenica, rivolto al popolo ebreo: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra».
Per possedere il Regno di Dio e giungere alla vera terra promessa che è l'eternità bisogna imboccare la strada del sacrificio come ha fatto Abramo per essere certo che la promessa fatta da Dio di realizzi davvero e immediatamente. Infatti, quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest'alleanza con Abram: «Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate». La terra con precisi confini di cui leggiamo in questo brano è la vita eterna entro la quale noi possiamo entrarvi se stiamo nei confini di quel vangelo che è amore, carità, rispetto della vita e della libertà degli altri, senza fare guerre e generare conflitti tra gli esseri viventi, in quanto tutti sono stati creati ad immagine di Dio e nessun può distruggere il volto di Dio impresso in ogni fratello della terra, specie se piccolo e indifeso. In quest'altra domenica segnata dalla guerra, sia questa la nostra preghiera che eleviamo al cielo chiedendo al Signore che intervengo per pacificare gli uomini e il mondo: “O Padre, che hai fatto risplendere la tua gloria sul volto del tuo Figlio in preghiera, donaci un cuore docile alla sua parola perché possiamo seguirlo sulla via della croce ed essere trasfigurati a immagine del suo corpo glorioso”. Amen.

 

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