PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Quaresima, pace e carità

padre Gian Franco Scarpitta  

I Domenica di Quaresima (Anno C) (06/03/2022)

Vangelo: Lc 4,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,1-13

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo».

5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

affinché essi ti custodiscano;

11e anche:

Essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

l'esordio della Quaresima 2022 è segnato dallo sconforto e dalla demoralizzazione causataci dal fragore delle armi che in Ucraina destabilizzano la popolazione, che in preda al panico e alla paura si da alla fuga e alla dispersione. Questo periodo liturgico non può che essere vissuto pertanto con l'obiettivo immediato e urgente della carità, da esternarsi sotto qualsiasi forma nei confronti di chi sta soffrendo in preda al panico e alle bombe. La Quaresima è per noi anche sofferenza e privazione nell'attesa ansiosa che torni a regnare la pace nel mondo e che si estinguano tutte le forme di belligeranza in Ucraina e in qualsiasi altro paese oppresso.

La carità e la pace sono quindi le due finalità principali per cui ci impegneremo particolarmente in questo periodo di conversione e di penitenza che sfocerà nella celebrazione gioiosa della Pasqua. E' risaputo tuttavia che la carità non si identifica con la sola filantropia o con la semplice generosità; essa scaturisce “da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera”(1Tm 1, 5); dev'essere libera da ogni sorta di millanteria, presunzione ed esibizionismo e riprodursi come concreta manifestazione di una fede profonda che abbia caratterizzato la nostra identità interiore.

Parimenti l'obiettivo della pace non si raggiungerà mai con il solo tacere delle armi. Come diceva Martin Luther King “la pace non è solo un fine remoto da raggiungere, ma un mezzo per raggiungere quel fine.” Essa deve albergare nell'animo di ciascuno per essere il costitutivo delle nostre relazioni interpersonali, deve diventare criterio di vita ordinaria perché se ne abbiano preziosi apporti straordinari. Interessa non tanto la mia serenità personale, ma la serenità che provo nel mondo che mi circonda. La pace va conquistata e diventa elemento universale di vita se ciascuno con convinzione ne vive le condizioni fondamentali e queste condizioni sono l'altruismo, il rispetto dei diritti e della dignità altrui, la solidarietà che prendono forma consistente nella carità sincera e operosa. Esse vanno salvaguardate con convinzione e si alimentano giorno per giorno, nella continua ricerca del bene, per la qual cosa non bisogna mai stancarsi di rapportarsi con Dio, né di allontanare il male dalla nostra vita, né tantomeno di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo (Papa Francesco). Per avere la pace, occorre diventare “operatori di pace”

Ora più che mai è quindi indispensabile, in vista degli obiettivi succitati, cercare la riconciliazione con Dio e con gli altri, con la decisa rinuncia al peccato per vivere la libertà dei Figli di Dio. Occorre rientrare in noi stessi, analizzare con introspezione e autocritica il nostro vissuto, individuare limiti e insufficienze per prendere coscienza che è necessario abbandonare uno stile di vita troppo incentrato su noi stessi, nella convinzione che solo in Dio possiamo realizzarci. Proprio questo significa farla finita con il peccato: considerare che esso oltre che allontanarci da Dio è lesivo e pernicioso anche per noi stessi e che non possiamo aspettarci che il mondo cambi in meglio se non optiamo noi per primi per il cambiamento. Occorre che riconosciamo i nostri limiti perché possiamo porvi rimedio con l'umiltà di chi ammette che solo in Dio possiamo trovare tutti gli altri rimedi e riconoscere appunto le nostre insufficienze è il primo passo della conversione e della scelta di Dio. L'umiltà apporta alla conversione e la conversione si riproduce nella fede, che a sua volta opera per mezzo della carità (Gal 5,6). Tale è il periodo di quaresima, speculare dell'intera esistenza cristiana: forti della convinzione delle nostre limitatezze, a partire dall'umiltà adoperarci per tornare a Dio concepito come primato assoluto e unico criterio di vita, abbandonando tutto ciò che a Dio è antitetico e alternativo. Convertirsi a Dio nella mente, nell'anima e nel cuore produce un pensiero e un modus vivendi “secundum Deum”, nella sequela concreta del suo Figlio Gesù Cristo, che è Dio stesso che cammina con noi. E pensare secondo Dio vivendo in Cristo non può che produrre copiosi frutti di carità e di pace, che racchiudono la fede e la speranza.

Il brano del Vangelo di oggi (Luca) ci mette in guardia però da una difficoltà inevitabile: sebbene favorito dalla preghiera, dalla mortificazione e dalle opere di carità, l'itinerario di conversione a Dio conosce delle devianze e delle insidie, ipostatizzate nella persona dell'antico avversario. Vediamo adesso Gesù che, una volta fuoriuscito dal Giordano, si incammina nel deserto per essere tentato dal maligno. Non è sbagliato affermare che il deserto è l'esatto contrario del paradiso di Adamo ed Eva. In conseguenza del peccato, infatti, l'uomo conosce l'ostilità e il distacco del suo habitat naturale con il quale è incapace di interagire; ebbene il deserto, luogo dell'assenza, della solitudine e della privazione, è speculare di questa ostilità in cui l'uomo si è cacciato. Il deserto oltre che luogo geografico è la dimensione di smarrimento e di perdizione che consegue al peccato, l'illusione e la vanità che accecano l'uomo e lo rendono vittima mentre pensa di essere padrone di ogni cosa. Gesù non esita, pur non essendo peccatore, a sottoporsi a questa esperienza deplorevole di nullità, per un imprecisato periodo (40 giorni) che indica sofferenza, privazione, deferenza assoluta, nel quale è molto semplice cadere nelle allettanti lusinghe del Maligno, che peraltro fa uso perfino della Scrittura per sedurlo. Nel deserto Gesù porta su di sé tutto l'esperibile dell'umano, anche la debolezza e la possibilità di poter cedere al maligno. Uomo fra gli uomini formatosi fra la sua gente che conosceva il patire, Gesù vive la sua divina umanità come uno di noi e in questa precisa situazione che è il deserto affronta il Maligno per esserci di esempio a vincere le tentazioni ai fini di essere semplicemente noi stessi, cioè uomini creati per la gloria e non succubi del peccato. Ranher scrive da qualche parte che nel deserto Gesù fa esattamente quello che faremmo noi stessi: prendere su di noi la realtà che ci fa male, la solitudine, l'angoscia e la delusione di non poter godere di un mondo più giusto e pacifico. Ma in tutto questo sperimentare di non essere soli, di essere oggetto di amore e di attenzione da chi attende che lo raggiungiamo nella gloria. In altre parole, Gesù replica al maligno ben considerando che le aspettative del peccato sono accattivanti e allettanti, ben sapendo che le proposte del maligno sono pur sempre una via di comodo piacevole a intraprendersi, ma considera che al peccato c'è sempre un'alternativa preferibile è più conveniente, che è quella di Dio. Quindi opta per Dio, in una condizione dove chiunque potrebbe scegliere il maligno.

La tentazione non deve scoraggiare il nostro orientamento verso Dio nella sequela di Gesù Cristo; se essa non esistesse, non ci sarebbe la lotta per la virtù e per guadagnare il premio ma essere tentati è allusivo a che il Maligno ha invidia di noi, ci vorrebbe dalla sua parte, ma possiamo benissimo avere ragione di lui.

La lotta contro le tentazioni è un ulteriore elemento in grado di garantirci pace e stabilità, come la consegui allo stesso Gesù, che uscì indenne dai 40 giorni nel deserto. Quella pace intrisa di fede, di speranza e di carità.

 

Ricerca avanzata  (53951 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: