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TESTO Commento su Luca 6,39-45

fr. Massimo Rossi  

VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (27/02/2022)

Vangelo: Lc 6,39-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 39disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.

41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

“...la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.”: cominciamo dalla fine...

Le parole che pronunciamo non sono solo parole, “...così, tanto per dire...”: rivelano i nostri pensieri, le nostre convinzioni profonde, le nostre precise intenzioni: soprattutto quando formuliamo dei giudizi nei confronti di terzi, presenti o no, non è...tanto per dire...

Inutile giocare la carta dell'ingenuità, non siamo ingenui, tantomeno innocenti...

Allora, basta giudizi, basta cercare i difetti negli altri, basta soprattutto rinfacciarglielo!

Dal momento che noi siamo peggio, e invece di pagliuzze, negli occhi teniamo delle travi, pretendere di togliere le pagliuzze dagli occhi altrui, è un'ipocrisia bell'e buona, lo dichiara Gesù.

Meglio fare silenzio. “Un bel tacer non fu mai scritto” - pare lo abbia detto Dante Alighieri -.

Ma un'obbiezione sorge spontanea: pur sapendo di essere peggio degli altri, e di non aver alcun titolo per atteggiarsi a castigatori dei costumi... il male resta un male, l'errore resta un errore, grosso, o piccolo che sia. Se tutti ragionassero così, nessuno direbbe più nulla; e ciascuno continuerebbe per la sua strada, senza rendersi conto di percorrerla in modo sbagliato, o addirittura, di percorrere la strada sbagliata...

L'esperienza ce lo ha insegnato: i nostri difetti li notano più gli altri che noi, e viceversa...

E poi, anche se peccatori, un po' di saggezza, un po' di senso critico ce l'abbiamo ancora... e possiamo essere realmente di aiuto, ricevendone altrettanto dal prossimo... fatto sempre salvo il modo con il quale si rileva la pagliuzza, o la trave nell'occhio dell'altro.

Mi rendo conto che il Vangelo di oggi - per chi non l'avesse capito, il famoso Vangelo della trave nell'occhio - non è una tirata contro il vizio della critica facile, non solo, almeno... Piuttosto è un'esortazione, e più che un'esortazione, a guardarci dentro, a rientrare in noi stessi.

In ultima analisi, non si tratta di contrapporre l'interno all'esterno, gli altri a noi, ma di armonizzarli; non aut aut, ma et et...

In fondo siamo tutti sulla stessa barca, e questa barca fa acqua da tutte le parti...

Il peccato è un oceano agitato dal vento delle passioni. Ma sulla barca c'è anche il Signore; magari si è appisolato un attimo, ma c'è e, con Lui a bordo, non abbiamo nulla da temere: il peccato non vincerà, vinceremo noi, insieme con Lui!

Il Vangelo va avanti e affronta la delicata questione se la bontà sia intrinseca al DNA della persona, così pure la cattiveria; sì che buoni, o cattivi non si diventa, “lo si nasce”, tanto per usare una nota battuta dell'immortale Totò...

“Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto...”.

Tuttavia, a pensarci bene, il Vangelo non afferma che la bontà e, rispettivamente, la cattiveria siano distintivi del carattere, l'una, o l'altra... non tutte e due insieme, saremmo doctor Jekill e Mister Hide.

Quello che vuole insegnarci la Parola di oggi è, anzi, tutto il contrario: credo che Gesù non sarebbe stato d'accordo con le tesi di Cesare Lombroso, il famoso medico morto ai primi del 900, padre della moderna criminologia: conosciamo tutti la sua opera, in particolare la teoria di ‘criminale per nascità, secondo la quale, l'origine del comportamento criminale sarebbe insita nelle caratteristiche anatomiche del soggetto.

Primo: non esistono persone (del tutto) buone e persone (del tutto) cattive.
Secondo: le persone non si giudicano mai!

Ammesso e non concesso che si possa avanzare giudizi - ad ogni buon conto, il Signore consiglia vivamente di astenersi -, il giudizio deve riguardare le opere, non colui che le compie.

Nella sua lettera, san Giacomo dichiara lo stesso, a proposito della fede: “Mostrami la tua fede senza le opere e io, con le mie opere, ti mostrerò la mia fede!” (cfr. Gc 2,14-26)).

Lo ripeto: non esistono buoni, o cattivi per nascita; (buoni o cattivi) lo si diventa in misura degli atti compiuti... E dagli atti si deve partire per conoscere la persona.

Questa regola aurea è fondamentale per capire la gravità del fenomeno, purtroppo assai diffuso, noto come emarginazione, razzismo, persecuzione, ghettizzazione e simili: forme tutte di giudizio di una persona, o di una categoria, o di un genere, manifestato in forma esplicita, o implicita, che spesso prescinde dall'osservazione del comportamento, per fissarsi apriori sul soggetto, o la categoria, o il genere, in forma assolutamente gratuita.

Le ricadute le conosciamo bene, purtroppo... E purtroppo conosciamo anche molti cristiani caduti anche loro in questo errore di giudizio apriori.

Peccati come questo costituiscono vere e proprie travi nell'occhio di chi guarda all'apparenza e, in base all'apparenza, sputa sentenze, esclude, maltratta, perseguita, offende, violenta, uccide...

Sono travi difficili da togliere... perché sono incollate allo sguardo, cementate nella mente, da un adesivo potentissimo: un miscuglio di paura, orgoglio, presunzione, ignoranza e soprattutto non-amore. Questi superapostoli (cfr. 2Cor 11,1-11) che predicano la purezza del cristianesimo - una tesi già sentita! - mancano totalmente di carità! lontani anniluce dal Vangelo di Cristo!

Sono questi i peccati difficili da perdonale... anche perché non sono (peccati) individuali; si tratta di strutture sociali di peccato, come le chiamava il compianto Cardinal Martini...

Dobbiamo pregare, dobbiamo pregare tanto, per questi nostri fratelli accecati dalla paura, dall'orgoglio, dall'ignoranza, dalla presunzione di essere migliori,... ciechi e, quel che è peggio, guide cieche! Questi fanno scuola!...insegnano ai loro figli la diffidenza, il rancore, l'odio,...
E si credono Chiesa!

È proprio il caso di dirlo, infatti lo dico: Povera Chiesa!!

 

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