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TESTO Commento su Luca 6,17.20-26

fr. Massimo Rossi  

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (13/02/2022)

Vangelo: Lc 6,17.20-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,17.20-26

In quel tempo, Gesù, 17disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

21Beati voi, che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete,

perché riderete.

22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

25Guai a voi, che ora siete sazi,

perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete,

perché sarete nel dolore e piangerete.

26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

Eccoci alla pagina delle Beatitudini, nella versione di san Luca, parecchio diversa da quella più conosciuta di Matteo: il Vangelo di oggi potremmo chiamarlo il “discorso delle Beatitudini e delle Maletituidini”, o “dei guai”; dopo aver dichiarato Beati i poveri, gli affamati, i piangenti, i perseguitati perché credono in Cristo, l'Evangelista annuncia guai a coloro che sono ricchi, sazi, gaudenti, coloro che ricevono applausi e l'ammirazione dei fans,... hanno già mietuto i loro trionfi in questa vita; per loro non ci saranno altri premi, altre ricompense nel regno dei Cieli; anzi, di là, sarà pianto e ogni sorta di sofferenza; vero e proprio contrappasso, come, a modo suo, aveva immaginato Dante Alighieri, componendo l'Inferno e il Purgatorio della sua Commedia Divina.

Procediamo con ordine: intanto l'ambientazione: per Luca, è la pianura, per Matteo invece la montagna - da cui il famoso titolo: discorso della montagna -.

Qual è lo scopo delle beatitudini? chi sono i poveri e i ricchi? che cos'è, infine, il Regno di Dio?

Nel Vangelo, oltre a questa pagina, troviamo almeno una trentina di casi, brevi sentenze, in cui i discepoli, i credenti in genere, vengono dichiarati beati per il loro incontro con la salvezza di Dio apparsa in Gesù di Nazareth, Non si tratta dunque di un augurio astratto, né di un pio desiderio religioso, ma di una dichiarazione solenne, fatta con l'autorità e la forza di Dio che agisce nella storia per attuare la Sua giustizia.

Destinatari di questa promessa di salvezza sono i “poveri”. Nelle brevi sentenze che seguono alla prima beatitudine si tratta di categorie e situazioni molto concrete: affamati, afflitti, perseguitati. Sono questi i poveri, le persone che stanno sotto, che dipendono da altri, secondo il significato originario del termine biblico ‘anawim', tradotto in italiano con un più generico ‘poveri'. Sono i privi di sicurezze materiali e sociali. A questa gente, i profeti del passato avevano già annunciato un riscatto finale, grazie all'intervento efficace di Dio. Ma anche gli autori del libro dei Salmi avevano dato voce alla massa anonima degli oppressi, di tutti i poveri del mondo - e sono tantissimi! -, calpestati dai ricchi. Dovremmo sentirci in colpa? No! Responsabili? Sì!

Come già nel discorso programmatico pronunciato nella sinagoga di Nazareth, in giorno di sabato, Gesù dice: è venuto il momento atteso dai poveri, le loro speranze non sono andate deluse; Dio è qui, e si è schierato dalla loro parte: prende le loro difese, ridà speranza e futuro a chi li aveva perduti. Ecco il senso della beatitudine. E questo non perché i poveri siano migliori e più santi dei ricchi, più generosi e disponibili,... Ma perché Dio è fedele! Lo stile del Suo agire è quello dell'Esodo; Gesù lo assume come strategia per agire nella storia: mangia con i peccatori, accoglie i malati, abbraccia i bambini, si intrattiene con le donne - sono questi gli esclusi della società teocratica israelita, e di tutte le società del mondo, quelli che non contano nulla...

Il Vangelo non benedice, né consacra le tragedie della povertà - quasi fossero occasioni per santificarsi: il povero è maleducato, vorace, spesso arrabbiato; il povero ruba, il povero è disonesto, il povero mette al mondo figli che non è in grado di mantenere e li avvia al furto, alla prostituzione, alla violenza,... -; sarebbe come legittimare l'ingiustizia, la prepotenza e le disuguaglianze sociali. Queste ultime sono invece smascherate da san Luca, in particolare, dai (successivi) “guai a voi”.

I poveri sono beati perché il Regno di Dio appartiene a loro.

Gesù non promette ai poveri di farli diventare ricchi; questo creerebbe nuove masse di poveri, sostituendo semplicemente le vittime dell'ingiustizia e dell'oppressione. Sarebbe ancora il modo umano di reagire alla povertà attuale, rovesciando il potere con una rivoluzione... i libri di storia ne riportano drammatiche vestigia: i drammi della Rivoluzione francese e, due secoli dopo, di quella bolscevica, rappresentano due esempi iconici, a noi ben noti.

Gesù promette (ai poveri) il Regno dei Cieli, che è davvero il rovesciamento radicale e definitivo di tutte le situazioni che al presente creano povertà, dipendenza e dolore.

Il Regno di Dio è la Sua giustizia che diventa storia nostra, il Suo amore fedele che apre la strada ad un futuro diverso e che fa nuovi tutti gli uomini.

Il piano salvifico annunciato dal Messia di Nazareth ha la capacità reale di mobilitare tutte le forze umane in ordine alle esigenze del Regno di Dio.

La rivelazione della salvezza riservata ai poveri, risulta più chiara sullo sfondo dei “guai” lanciati contro lo strapotere dei ricchi di tutti i tempi, dei sazi, degli arrivati di ieri e di oggi,... Si tratta di categorie concrete che, sulla base di precise situazioni sociali, si illudono nella propria sicurezza.

I ricchi hanno già ricevuto la loro liquidazione, per questo non attendono né sperano più nulla: uomini e donne senza futuro, congelati per sempre nella propria finitudine mortale.

I “guai” rivolti ai ricchi non sono un augurio di rovina, né un giudizio manicheo su di loro; ma una dichiarazione pronunciata con i toni della lamentazione, un invito accorata alla conversione.

Nelle intenzioni del Nazareno, l'intero insegnamento rappresenta un avvertimento rivolto alla comunità dei credenti, a noi, a non cullarci nell'illusione di un successo facile e del prestigio, sulla falsariga dei falsi profeti - ogni epoca ha avuto i suoi! -.

Come Chiesa locale, siamo chiamati a confrontarci seriamente con l'alternativa proposta da Gesù:

- o con i poveri, destinatari della promessa del Regno di Dio,

- o con i ricchi vittime dell'illusione di un futuro che non ha futuro.

Dopo avere ascoltato pagine come questa non c'è più posto per una neutralità tranquilla, o per una falsa coscienza cristiana di fronte ai ricchi e ai poveri.

 

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