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TESTO Il rischio di dire sì

don Mario Simula  

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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/02/2022)

Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,1-11

In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

“Prendi il largo e getta le reti”. Soltanto se ho il coraggio di accogliere una proposta difficile, posso gettare le reti. “Signore, è tutta la notte che proviamo a pescare qualcosa. Ma è stato tutto inutile”. Il comando di Gesù ha un sapore di sfida e di controcorrente.
Prendere il largo è necessario. Significa allontanarsi dalle sicurezze, dai conti che tornano, dalla programmazione perfetta.
“Prendi il largo ti troverai solo con me ad intraprendere la lotta della fede e a scegliere il cammino verso la croce. Prendi il largo e buttati nell'avventura dell'ignoto, sapendo che Io sono con te. Coinvolto nella tua sorte. A dibattermi con le tue inquietudini. A fare fatica per una notte intera senza successo. A lottare contro ingiustizie e disattenzioni. Ad essere schiacciato dall'anonimato della dimenticanza e dell'indifferenza”.
Perché devo fidarmi? “Getta le reti”. Se io dubito, Gesù mi provoca con la certezza del suo comando.
“Getta le reti”. Che strano Maestro devo seguire! Non ha criteri professionali per esercitare un mestiere. La pesca è stata inutile e devo ancora gettare le reti? A seguire Gesù si entra in una logica “insensata”. “Senza senso” per i nostri parametri. Lui non ha dubbi: occorre gettare le reti. Signore, donami il coraggio di prendere il largo. Di allontanarmi dalla grettezza di un'umanità mediocre. Senza scappare, ma per gettare le reti. Non più a modo mio, ma come vuoi tu.
Pietro è un incorreggibile obiettore sempre pronto alla resa. “MA nella tua parola getterò la rete”. Quel “MA” fa la differenza di chi ama. Io mi sarei ritirato a riva, come avevo già fatto, per riassettare le reti.
MA la tua parola mi soggioga, mi spinge, diventa irresistibile. “Nella tua parola getterò la rete”.
Ritorno sulla barca dell'insuccesso, delle umiliazioni, delle tempeste. Prenderò il largo e getterò la rete. Lo farò per una irrazionale obbedienza all'amore che, come una passione irresistibile, mi brucia nell'anima. Oggi come ieri. Nella gioia e nel dolore. Signore, ho bisogno di fidarmi di Te per seguire la passione che mi porta a servirti. Solo in Te posso contare. Ho faticato anni, senza aver preso nulla. Tu mi darai forza, determinazione, coraggio e anche risposte. Davanti ad una pesca fuori ogni aspettativa, nascono spontanei due sentimenti: lo stupore incredulo e felice e il senso dell'indegnità di ricevere un dono così grande, una risposta così convincente alla poca nostra fede. Buttarsi alle ginocchia di Gesù per dirgli: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore” è quanto avviene, quasi d'istinto, a chi ama molto il Signore, ma ama molto anche le perplessità che si agitano nel cuore di un discepolo deluso. Gesù, rischiando sulla nostra persona ci rassicura: “Non temere. D'ora in poi, tu sarai pescatore di uomini”. Quanto è amabile questo atto di amore del Signore: “Non temere!”. Con l'atto di fiducia: “Sarai pescatore di uomini!”. Signore, tu conosci le mie paure, le resistenze, l'esitazione di chi si è bruciato una volta, e non vuole più mettere a repentaglio la propria persona. Sentirmi dire da Te: “Non temere!”, mi ristora, riattizza in me la passione, riaccende il desiderio. Con la consapevolezza che, se seguo Te, ogni prova deve essere messa nel programma di viaggio. So adesso che non devo temere perché d'ora in avanti le cose andranno lisce, ma perché ci sei Tu che accompagni la mia navigazione al largo, al servizio di ogni persona che ho imparato ad amare. Anche Isaia si trova in brutte acque.
Folgorato dalla Maestà di Dio si riconosce uomo dalle labbra impure. Dio, tuttavia, lo sceglie. Gli brucia le labbra col carbone incandescente della misericordia. Alla domanda che il Signore si pone: “Chi manderò e chi andrà per noi?”, il profeta è pronto a rischiare: “Eccomi, Signore. Manda me!”. Lo dirò anche io. Lo dirò come Paolo che viene inviato a raccontare la morte e la risurrezione del Signore, come l'ha appresa, nonostante sia stato persecutore e l'ultimo, come un aborto. Per il Signore Gesù conta il cuore. Il cuore rinnovato dalla sua consolazione. Il cuore di chi butta la rete ogni giorno, in mare aperto, nella sua parola.

Gesù, non posso sottrarmi al tizzone acceso che passando sulle mie labbra, le purifica.
Io valgo quanto vale un peccatore. Mi lamento davanti a Te per la mia bocca impura ed equivoca.
Tu, Gesù, ti avvicini a me e mi restituisci la purezza delle origini. Mi chiami. Io posso soltanto esprimere il mio lamento e dirti: “Ahimè, un uomo dalle labbra inquinate, io sono”.
Il mio limite, la durezza del mio cuore, l'ostinazione nel male appaiono nella loro enormità. Tu, Gesù, non hai paura di restituirmi labbra nuove, che sanno annunciare il tuo passaggio e il tuo messaggio.
Nel tuo nome posso soltanto fidarmi. Non ho molto altro da offrirti. Posso soltanto rimettere nelle tue mani la mia vita e permettere al tuo amore di lavorare su di me.
Tu, Gesù, me lo chiedi: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. Io, col coraggio che caratterizza gli incoscienti, rispondo: “Eccomi, manda me!”.
E mi trovo qui, davanti a te, a rispondere con docilità al tuo comando: “Gettate le reti!”. Dopo una notte senza frutti è assurdo il tuo comando. Tu non torni indietro. A me viene da dirti: “Cosa ne sai di pesca?”.
“Gettate le reti”. Devo solo obbedire. Ciò che non farei mai per mestiere, lo faccio perché mi fido di Te.
La quantità di pesci che entra nelle reti è inverosimile. Adesso capisco il significato del tuo comando. Tu vuoi far prendere coscienza del limite e chiedi alla mia presunzione di abbassare i toni per dare spazio ad un cuore nuovo.
Mi posso soltanto gettare alle tue ginocchia per riconoscere il nulla che sono, il tutto che sei, Gesù.
“Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”.
Avviene il miracolo che cambia la nostra vita: da pescatori di pesci siamo chiamati a diventare pescatori di uomini.
Gesù, sono pronto a ripeterti: “Se non hai altri da mandare, manda me!”.
Gesù, manda me nella realtà quotidiana. Tu sai cambiare la mia vita. Voglio stare al gioco con gli scherzi della tua provvidenza che riesce a vedere oltre il mio sguardo.

 

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