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TESTO Nel mare della speranza

padre Antonio Rungi

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/02/2022)

Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,1-11

In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

La parola di Dio di questa quinta domenica del tempo ordinario ci offre l'opportunità di meditare su alcuni aspetti della vita cristiana che vanno tenuti in debita considerazione, a partire dall'importante passo del Vangelo che costituisce come sempre il punto di riferimento essenziale della nostra riflessione settimanale.
Si tratta del celebre passo della pesca miracolosa, raccontata dai Vangeli di Luca e Giovanni, rispettivamente prima (Lc 5,1-11) e dopo la risurrezione (Gv 21,1-14) di Gesù. Un miracolo particolare, in quanto viene compiuto da Gesù per rincuorare l'animo di quei poveri pescatori, suoi discepoli, che avevano trascorso una nottata nel Lago di Gennesaret senza pescare nulla.
La delusione è forte e la stanchezza consistente al punto tale che al primo invito di Gesù di buttare nuovamente le reti in mare, i discepoli-pescatori hanno una forte esitazione che manifestano con grande semplicità e spontaneità a Gesù, dopo che egli aveva predicato alle folle ed era salito sulla barca di Pietro per andare all'altra riva e prendere il largo.
Ed è proprio Pietro a rivolgersi a Gesù con queste parole di sconforto, ma anche di apertura e disponibilità al progetto di Dio che in quel momento si apriva davanti al pescatore di Galilea, esperto del mestiere e consapevole di non prendere nulla, senza qualche intervento dal cielo: «Maestro, disse Pietro a nome di tutti gli altri suoi soci- abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
La fiducia nella parola di Gesù è totale e davvero aperta alla speranza cristiana, quella che non ti delude mai. Appena ebbero eseguito l'ordine di Gesù, essi “presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”. Sembra un intervento programmato quello di Gesù per evidenziare la sua grandezza di Figlio di Dio, ma non è così. Gesù interviene in quel momento perché vede la sofferenza dei suoi apostoli e la mancanza di quel cibo materiale che per i pescatori era il pescato da portare a casa per essere consumato o da vendere per aver in cambio altri alimenti. E' la legge dello scambio commerciale che sempre è esistita e sempre esisterà. L'abbondanza della pesca con le reti della barca di Pietro costrinse il capo del gruppo, a chiedere aiuto agli altri apostoli pescatori, essendo due le barche in azione. Cosicché chi stava a bordo della barca di Pietro fece cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli.
La risposta fu immediata e subito corsero a dare una mano, al punto tale che riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Il racconto non finisce qui con l'abbondante raccolto che era stato fatto con l'intervento di Gesù. Infatti, il testo del vangelo di Luca prosegue con la parte sicuramente più importante e significativa a livello spirituale che ci viene raccontato. Al vedere questo prodigio, “Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Pietro riconosce in quel momento la sua vera condizione umana, quella di essere immersa nel peccato e che necessita di conversione e purificazione per entrare in dialogo con il Signore e confidare pienamente in Lui. Ma non è solo Pietro a restare impressionato da ciò che era capitato. “Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone”.
La squadra dei pescatori, in questo lavoro quotidiano difficile da portare avanti, fatto di sacrifici e pericoli, è grata al Signore ed è riconoscente verso di Lui. Scatta a questo punto l'invito più importante con la chiamata di Pietro e della chiesa all'azione apostolica, missionaria ed ecclesiale, prima della Pasqua e della Pentecoste «Non temere, Pietro; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».
E' delineata così la missione di Pietro e della Chiesa in ogni tempo, quella appunto di andare alla ricerca di uomini e donne, senza Dio e senza fede, che nuotano in acque torbide e pericolose di questo mondo.
Cosa voglia dire questo straordinario miracolo compiuto da Gesù ce lo spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Dalle fasce della sua nascita (cfr. Lc 2,7), fino all'aceto della sua passione (cfr. Mt 27,48) e al sudario della risurrezione (cfr. Gv 20,7), tutto nella vita di Gesù è segno del suo mistero. Attraverso i suoi gesti, i suoi miracoli, le sue parole, è stato rivelato che "in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). In tal modo la sua umanità appare come "il sacramento", cioè il segno e lo strumento della sua divinità e della salvezza che egli reca: ciò che era visibile nella sua vita terrena condusse al mistero invisibile della sua filiazione divina e della sua missione redentrice. (CCC,515).
D'altra parte la predicazione di Gesù è accompagnata da questi segni prodigiosi, attraverso i quali si rivela il volto del Dio misericordioso, che si china sull'uomo e lo libera dal male.
Perciò, tutti i miracoli compiuti da Gesù hanno qualcosa da dire anche all'uomo di oggi: gli pongono la domanda se egli pensi di poter guadagnare la salvezza con la propria oculatezza e con le proprie forze, o se sia disposto a farsi mostrare la via da Cristo e a lasciarsi guidare da Lui.
I miracoli, infatti, presuppongono generalmente la fede e sono finalizzati a suscitare la stessa fede nelle persone. Non sempre questo avviene, ma nel caso specifico della pesca miracolosa bisogna riconoscere che in Pietro e negli altri apostoli la conversione avviene in modo chiaro ed evidente. Tale prodigio divino è un'attestazione precisa e dettagliata che con l'aiuto di Dio si possono ottenere risultati insperati e irraggiungibili per l'essere umano, mentre essi contando esclusivamente sulle loro forze falliscono tutti i tentativi gli sforzi fatti da loro, con il rischio reale di naufragare nel mare, apparentemente calmo e rassicurante, della loro sicurezza umana e temporale.

Il taglio profetico e missionario dei testi sacri di questa quinta domenica è confermato dal brano della prima lettura di oggi, tratta dal Profeta Isaia, nel quale si racconta della visione che l'uomo di Dio ebbe pensando all'eternità, al paradiso definitivo e durante la quale gli viene conferito il compito di profetizzare. Uno dei serafini gli toccò la bocca e gli disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».
La scelta del profeta Isaia è anticipazione della scelta di Pietro alla guida della Chiesa, come si legge nel brano del Vangelo di oggi.
E in merito a questo tema, fa da sintesi e coordinazione il brano della prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, nel quale egli sottolinea l'importanza del vangelo e la necessità di annunciare ed accoglierlo nella sua integrità, nella sua sostanza, a partire dal mistero della Pasqua di nostro Signore: “A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici”.
Richiamando le varie apparizioni, san Paolo non fa altro che confermare le verità di fede che hanno attinenza stretta con Gesù, Figlio di Dio e Redentore dell'umanità.
Le continue apparizioni massive di Gesù a più di cinquecento fratelli in una sola volta la dice lunga sulla validità della sua religione, in quanto queste verità possono essere attestate dalla maggior parte di essi, perché vivono ancora, mentre alcuni sono morti. Anche l'apparizione di Gesù a Giacomo e a tutti gli apostoli conferma la risurrezione di Cristo, morto in croce.
Ultimo testimone del Cristo risorto è proprio Paolo, che nonostante questo straordinario dono ricevuto sulla via di Damasco, alla fine sottolinea che egli è il più piccolo tra gli apostoli e non è degno di essere chiamato apostolo perché aveva perseguitato i cristiani. La trasformazione di Paolo avviene per grazia e perciò stesso egli è completamente diverso dal passato, in quanto l'azione di Dio su di lui non è stata vana, anzi ha prodotto la conversione, il coraggio e l'amore di annunciare il Signore in ogni parte del mondo. Dalla pesca miracolosa all'avventura di un'evangelizzazione per portare nella Chiesa quanti vogliono assaporare la vera e profonda gioia di vivere nella prospettiva di Dio crocifisso e risorto per amore.

Sia questa la nostra preghiera oggi, nella giornata di festa dedicata a Colui che è il nostro Salvatore e scritta per questa finalità liturgica, dal titolo “Nel mare della speranza”.
Non è facile, Gesù ricominciare
dopo aver faticato tutta una vita
per costruire la nostra tranquillità spirituale.
Non è semplice buttare di nuovo in mare
le reti vuote dopo una nottata senza risultati
senza quel minimo di risposta spontanea
al desiderio di vivere con onestà.
Eppure siamo qui Signore
a confidare fortemente sulla tua parola
ad accogliere il tuo invito
a riprovarci ancora con l'aiuto di Dio
buttando in mare non solo le reti reali,
ma quelle ideali della nostra vera felicità
per pescare ciò che è davvero buono e santo.
Noi caliamo di nuovo le reti
nella tempesta di questa esistenza,
fatta di sofferenza, pandemia, conflitti ed insuccessi,
sicuri, oggi più di ieri,
che Tu non ci abbandoni mai
e rendi fruttuoso il lavoro delle nostre mani
e soprattutto quello del nostro cuore,
desideroso di conoscere, amare e servire Te
oltre i limiti delle nostre povertà e stanchezze.
Signore donaci la forza
e la sincera volontà di ricominciare
da dove abbiamo lasciato
per non farci rubare la speranza
che Tu ci doni, senza nostro merito, in ogni istante. Amen.

 

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