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TESTO La tua Parola comunica gioia

don Giacomo Falco Brini  

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (23/01/2022)

Vangelo: Lc 1,1-4; 4,14-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,1-4; 4,14-21

1Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

19a proclamare l’anno di grazia del Signore.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Con il primo dei segni compiuti a Cana di Galilea, Giovanni evangelista ci ha presentato domenica scorsa un profilo sorprendente del messia e della sua missione. Non uno venuto ad assecondare l'attesa del popolo, tutta protesa verso un personaggio che deve ristabilire le sorti politiche di Israele, ma uno che si prende cura di una festa di nozze sul punto di far fiasco, restituendo ad essa quel clima di festa e gioia mancanti e simboleggiati dall'assenza del vino. Insomma, uno a cui sta a cuore la gioia dell'uomo, uno che interviene per entrare in ogni storia umana incrinata che rischia di far perdere il gusto di vivere. E che costui sia l'inviato di quel Dio che nessuno ha mai visto, il Figlio unigenito che è nel seno del Padre venuto per raccontarcelo (Gv 1,18) lo manifesta anche la 1a lettura di oggi, dove si narra di una solenne celebrazione del popolo attorno al sacro testo della legge. La parola di Dio contenuta nella legge è il cuore della fede di Israele rientrato dall'esilio. Davanti ai molteplici sentimenti del popolo sfocianti nel pianto per l'ascolto della parola, Neemia con Esdra esorta tutti: “andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza” (Ne 8,10).

Dunque la religione di Israele e il cristianesimo sono una fede dell'ascolto e della gioia che la parola di Dio comunica. L'importanza di focalizzare questa identità non è cosa scontata, ne è la prova la domenica che stiamo celebrando e che il papa ha voluto fosse dedicata alla parola di Dio. Non privilegiamo le immagini, perché crediamo in un Dio che ci parla e ci dice di non farsi immagine alcuna di Lui. Ma soprattutto, perché se proprio vogliamo cercarlo visibilmente, dobbiamo farlo nell'unico essere vivente che la Bibbia chiama immagine e somiglianza di Dio. Diventato Egli stesso carne umana, ci ha spiegato con la sua vita come incontrarlo e conoscerlo. Luca evangelista, che ne vuole raccontare la storia, assicura che ciò che ascolteremo quest'anno nella liturgia della parola non è fake, cioè non è come la comunicazione che avviene nei social dove non si conoscono le fonti e spesso non si sa chi veramente parla. Possiamo fidarci del suo vangelo: quel che comunica può rendere più salda la nostra fede (Lc 1,4).

L'avvio del ministero pubblico secondo Luca è segnato da entusiasmo “ad extra”, cioè fuori dal luogo della sua crescita come uomo (Lc 4,14-15). “Ad intra” invece (a Nazareth), vediamo che le cose prendono una piega diversa. Lo spunto è dato proprio da un sabato qualsiasi in sinagoga, dove Gesù si alza per leggere una parola tratta dal terzo Isaia (Is 61,1-2). Il breve e solenne annuncio che il Signore fa nell'assemblea è uno di quelli che dovrebbe far trasalire di gioia tutti i presenti. Applicando la profezia a se stesso, Gesù si identifica con il messia che inaugura la nuova era tanto attesa dal popolo. È finita l'attesa, è arrivata la sorpresa: Egli è il consacrato dallo Spirito di Dio che porta a tutti una salvezza gioiosa, a partire dai poveri, i prigionieri, i ciechi, gli oppressi. Sono questi i privilegiati della comunità messianica, primi destinatari della buona notizia; proprio quelli che invece, normalmente, noi emarginiamo nelle nostre relazioni sociali. Non c'è dubbio che in questo rotolo di Isaia Gesù confermi e annunci le scelte programmatiche di Dio. Il vangelo ci dice che nel riavvolgere e consegnare il rotolo, in sinagoga gli occhi di tutti erano fissi su di lui (Lc 4,20). Segno che c'era grandissima curiosità su di lui, segno che l'umanità di Gesù esercitava una misteriosa attrazione, segno che notizie di fama ed entusiasmo sulla sua persona si diffondevano rapidamente e avevano raggiunto anche Nazareth. Il Signore non da adito a dubbi: oggi si è compiuta questa Scrittura che avete ascoltato. Gli crederanno i nazareni presenti? I loro occhi rimarranno fissi su di lui? L'annuncio avrà suscitato gioia nei loro cuori? L'attrazione diventerà adesione? E noi che oggi udiamo questo vangelo, gioiamo per questa parola? Non si abbia fretta di rispondere, aspettiamo il responso domenica prossima, quando con tutta la chiesa mediteremo sulla 2a parte di questo testo.

 

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