TESTO Commento su Giovanni 2,1-11
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II Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (16/01/2022)
Vangelo: Gv 2,1-11
In quel tempo, 1vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Riprende il tempo ordinario, ma avvertiamo ancora nella liturgia odierna, quanto abbiamo celebrato durante le festività natalizie. Animati dalle bellissime parole della prima lettura, tratta dal capitolo 62 del profeta Isaia, ci accostiamo, a riflettere sul primo segno che Gesù compie, nel vangelo di Giovanni, durante le nozze di Cana di Galilea. Il profeta Isaia ci ricorda un'immagine molto bella, che è stata sviluppata nel primo testamento: Dio è lo sposo d'Israele e il popolo la sua sposa, il libro principe di questa bellissima icona rimane il Cantico dei Cantici. Con il natale di Gesù, lo Sposo è venuto per manifestare il suo amore nei confronti della sua sposa, ma il matrimonio, che sancirà questa nuova unione, sarà totalmente diverso. Sullo sfondo del brano di Giovanni riecheggiano gli episodi di Esodo 19: l'Alleanza stipulata tra Dio e Mosè, avvenuta tre giorni dopo l'uscita d'Israele dall'Egitto con la consegna delle tavole della Legge. Più che il segno della festa, il vino, che è venuto a mancare, manifesta il legame d'amore tra lo sposo e la sposa, i quali durante la celebrazione bevono dal medesimo calice. Tra Dio e il popolo manca il vino, vi è solamente acqua, simbolo della Legge, e giare di pietra, che ricordano le tavole su cui la Legge è stata scritta. Gesù, rispondendo alla Madre, chiarisce che la sua missione non è quella di rinvigorire la vecchia alleanza, ma di stipularne una totalmente nuova, che verrà pienamente manifestata nell'Ora della croce. Ogni volta che i servitori attingeranno all'acqua, contenuta nelle sei giare (numero dell'imperfezione), doneranno del vino buono a tutti i presenti: un amore abbondante che non finirà più. La nostra attenzione viene carpita dalle parole del responsabile (o meglio “del direttore”) del banchetto, inconsapevole della mancanza di vino e del forte disagio da ciò provocato. Con le sue affermazioni, quest'ultimo fa capire che le cose buone appartengono solo al passato, mentre i tempi presenti si manifestano essere meno buoni. Con il compimento di questo primo segno, Gesù dimostra che l'amore del Padre è sempre attivo ed efficace per tutti i suoi figli e che se ognuno di noi è disposto a bere al Suo calice, colmo d'amore per l'umanità, può essere inserito in questa profonda relazione, divenendo, di conseguenza, segno di quell'amore capace di ridonare a tutti la gioia dell'esistenza.
Commento a cura di Luca De Santis