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TESTO L'ebbrezza del vino nuovo

don Mario Simula   ufficio catechistico diocesi di Sassari

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II Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (16/01/2022)

Vangelo: Gv 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

La vita si dipana nella normalità dei giorni, offrendoci un'occasione di grazia che ci fa sperimentare la bontà del nostro Maestro Gesù di Nazareth. La tranquillità del “tempo ordinario” fa sentire e gustare più a fondo le sue parole. Permette di contemplare le meraviglie dei miracoli, come segni di attenzione, di premura e di consolazione da parte di Gesù verso ogni persona che soffre.
Inizia il “tempo ordinario” della liturgia. Lo possiamo destinare a far crescere nel nostro cuore la fedeltà verso Gesù. Senza compiere azioni clamorose o strane, semplicemente vivendo con amore la storia semplice e umile che ognuno di noi scrive. Viviamo questo tempo per conoscere più profondamente il Signore attraverso la preghiera, il silenzio, la meditazione della sua Parola.
Ci viene offerta l'opportunità di vivere nella concretezza la vita personale e comunitaria che richiama alla santità universale, quotidiana, silenziosa, non appariscente alla quale ogni cristiano è chiamato.
Vivere sempre e soltanto di feste e di solennità può portarci a svuotarle di significato.
Esistono lunghi periodi fecondi di vita buona nei quali con semplicità scopriamo la bellezza di essere discepoli di Gesù, la gioia di poterlo amare, l'entusiasmo di seguirlo.
Ad ogni suo discepolo, alla nostra comunità in particolare, Gesù chiede di non sprecare la grazia del “tempo ordinario” della Liturgia. Non possiamo perdere il momento nel quale il Maestro passa e bussa, chiedendoci di poter entrare nella nostra vita. Gesù vuole condividere quello che siamo, ciò che viviamo, le nostre gioie e i nostri dolori. Vuole condurci, passo dopo passo, a conoscere e sperimentare l'amore misericordioso di Dio Padre.
A me, prete di questa comunità e a voi chiedo: “Entriamo nel segreto della Parola di Dio di questa seconda settimana del Tempo Ordinario. Ci facciamo accompagnare da Gesù, vino inebriante, rimedio per la nostra tristezza, fonte di gioia per i nostri dolori”.
Gesù porta alla festa di nozze la novità ancora nascosta della sua presenza. Nessuno degli invitati pensa a Lui Vino nuovo che dona l'ebbrezza dell'amore. Finché non si rivela, Gesù è uno degli invitati.
Qualcosa, tuttavia, manca in quella festa. Si sperimenta un vuoto. Non c'è più vino. La mancanza di vino ad una festa di nozze è il massimo dell'umiliazione. Maria, Madre del Signore, lo sa. Per questo motivo butta nella mischia la sua parola di intercessione: “Non hanno più vino!”. E' l'implorazione al Figlio. L'Unico che possa portare la gioia dove si profila una tristezza penosa.
Proviamo spesso questo stato d'animo di angoscia quando ciò che avevamo pensato nei minimi particolari va in fumo per una disattenzione. Ci capita quando dialoghiamo. Ci capita quando amiamo.
Ci capita quando lavoriamo.
Alle nozze di Cana non è arrivata l'ora di compiere segni che mettano in Luce la gloria del Signore.
La preghiera della Madre ha il potere di accelerare l'ora di Dio.
Una comunità di discepoli è inevitabilmente una comunità che prega, che sa rivolgersi a Dio con fiducia e abbandono. Come fa Maria con suo Figlio.
In questo tempo favorevole che si apre davanti a noi, tutti possiamo diventare maestri di implorazione.
Come Maria.
In particolare il sacerdote diventa testimone di preghiera per tutti. Non si perde nelle molte cose da fare.
Sceglie di compiere l'unica scelta necessaria, quella che Gesù chiama “la parte migliore”.
Il prete è il riferimento per una comunità che sta cercando la fedeltà nello “stare” davanti al Signore per implorare, incoraggiare, suscitare speranza, ricuperare fiducia.
Anche la comunità prega per il suo prete perché diventi volto umano di Dio.
L'Ora di Gesù non è mai arrivata, ma è sempre presente. Spetta a noi implorarla e affrettarla. Senza Gesù non possiamo fare nulla. Senza la perseveranza di chi si mette ai suoi piedi nella meditazione non si trasforma la vita. L'acqua non diventa vino nuovo, fonte di gioia.
Stare con Gesù, ci aiuta a fare quello che Gesù dirà.
Non possiamo rimanere acqua senza sapore.
Il compito affidato alle nostre mani è quello di riempire con sovrabbondanza le anfore. Penserà il Maestro a trasformare l'acqua in vino nuovo.
Da quel momento la nostra comunità non sarà più detta Abbandonata, né la nostra casa Devastata.
Quando l'acqua diventa Vino nuovo, perché Gesù si è manifestato, la nostra comunità sarà Gioia del Signore, terra Sposata. Allora Dio gioirà per noi.
Se il Vino nuovo ci inebria scopriremo tutti i doni dello Spirito. Faremo l'esperienza della preziosità delle nostre persone, ciascuna protagonista di un compito, quello che lo Spirito le avrà affidato.
Tutti insieme, formando un solo corpo, scopriremo la gioia della festa di nozze, gusteremo il Vino della Gioia, ci scambieremo i doni con una generosità imprevista.
La normalità del tempo ordinario diventerà strada per vivere secondo l'amore di Gesù, Sposo e Innamorato.

Gesù, non voglio essere un grigio burocrate di cosa sacre. Non voglio che coloro che si affacciano alla mia comunità si sentano presi in una morsa di abitudini senza festa e senza gioia.
Gesù, voglio scoprire la bellezza della vita normale, di questo meraviglioso tempo ordinario della nostra vita nel quale è più semplice riconoscere il tuo passaggio e la tua presenza.
Gesù, voglio “stare” con te. Fissarti e rimanere soggiogato dai tuoi occhi. Gustarti come Vino nuovo e rimanere inebriato dalla tua dolcezza.
Gesù, desidero essere, nel tuo nome, guida e testimone. Io non sono il responsabile. Sono il padre della comunità. Io non sono il tuttofare, ma il contemplativo della comunità. Io non sono il contabile, ma lo scopritore di doni nella comunità.
La vera, autentica missione che mi affidi è lottare contro la mediocrità. Posso ogni giorno, come Te, cambiare l'acqua in Vino di consolazione, di crescita.
Posso essere il Vino che aiuta la comunità a superare la convalescienza interminabile, per iniziare a vivere il fuoco che incendia, iniziando a bruciare il mio cuore.
Gesù, insegnami ad essere Vino di guarigione, Vino di verità, Vino di premura e di tenerezza, Vino che guarisce e dà gioia.
Gesù, voglio essere il Vino delle nozze di Cana, il dessert sorprendente che lascia il buon ricordo della tua presenza, il profumo gradito del tuo passaggio.
Gesù, aiutami ad essere anch'io un segno di festa e di esuberanza, di gioia e di silenzio. Ad essere Vino nuovo per comunità nuove.

 

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