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TESTO E canta il nuovo dell'acqua

don Angelo Casati  

Epifania del Signore (messa vigiliare) (06/01/2022)

Vangelo: Gv 1,29a.30-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,29a.30-34

29Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Leggevo e rileggevo questo suggestivo midrasch dei magi, stupendomi per quanta brace di umanità dovesse ardere nel cuore di Matteo quando dava alla luce il mosaico. E, al tempo stesso, mi giungevano, come a ondate, immagini e musiche e parole che nel tempo osarono un commento. Ecco vorrei dare inizio con una poesia di padre David Maria Turoldo che evoca i magi, come santi, i santi più nostri. Eccola:

Eran partiti da terre lontane:
in carovane di quanti e da dove?
Sempre difficile il punto d'avvio,
contare il numero è sempre impossibile.
Lasciano case e beni e certezze,
gente mai sazia dei loro possessi,
gente più grande, delusa, inquieta:
dalla Scrittura chiamati sapienti!
Le notti che hanno vegliato da soli,
scrutando il corso del tempo insondabile,
seguendo astri, fissando gli abissi
fino a bruciarsi gli occhi del cuore!
Naufraghi sempre in questo infinito,
eppure sempre a tentare, a chiedere,
dietro la stella che appare e dispare,
lungo un cammino che è sempre imprevisto.
Magi, voi siete i santi più nostri,
i pellegrini del cielo, gli eletti,
l'anima eterna dell'uomo che cerca,

cui solo Iddio è luce e mistero.

Perché i santi "più nostri"? Forse potrei dire per una passione che li abita e dovrebbe abitare ogni donna e ogni uomo, la passione dei cercatori di stelle, degli inventori di strade. Sorpresi da una stella e poi in cammino. Stella e strade. Gli occhi alla stella, ma insieme alla strada. Non navigano, di certo, a mezz'aria, le strade le toccano, le inventano. Gente di cammini. Si sono alzati. Ed era ancora notte: "Abbiamo visto... e siamo venuti". Sì, alzarsi fu il loro verbo: il cielo era come un prato di stelle, ma una - quella! - era come le battesse il cuore dentro, e chiamava ad andare, aveva sapore di annuncio.

Immaginate che cosa accade quando, in mezzo a una moltitudine, voi dite: "Quello! Quella!", che cosa accade in questi casi nel cuore. Un invito pressante ad alzarci ci veniva oggi dalla liturgia, a cui non pare vero di evocare i magi con un brano tratto dal rotolo di Isaia, alzarsi, alzare gli occhi: "Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te". E poi ancora: "Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda".

E io oggi sono a pregare con voi, perché questa nascita del Salvatore, per vie strane, misteriose, sorprendenti, inedite, lasci come una scia luminosa anche nei cieli più lontani; oserei dire: anche nelle notti senza stelle. Sono tante! Quelle per esempio delle depressioni e sia luce ad alzarsi. Penso che a tutti voi sia capitato di raccogliere talvolta da persone depresse, occhi smarriti, la confessione di una resistenza, quasi una non voglia di alzarsi. E Dio sia segno di stella. Forse sei anche tu piccola stella, in una notte che più buia non c'è. "Abbiamo visto una stella... e siamo venuti". L'invito è non perdere mai nella vita, nemmeno con il protrarsi degli anni, l'anima dei cercatori di stelle o, se volete, dei "mendicanti di luce".

"Come mendicanti di luce": è il titolo che alcune amiche hanno dato a un loro concerto di Avvento, evocando una frase, che Martin Lutero lasciò sullo scrittoio, accanto al suo letto, nel momento della morte: "Siamo dei poveri mendicanti, questa è la verità". Ed è la condizione per partire: sentirci mendicanti. Immagino che voi tutti abbiate colto come strida, nel racconto dei magi, che apre e chiude con un cammino, la parentesi nera, gelida, del loro arrivo a Gerusalemme.

Ovvio sarebbe stato trovare nella città cercatori di stelle, mendicanti di luce, gente che si alza nella notte, come era invito di profeta. Nessuno fa un passo, un passo che è uno, non Erode, non i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo. Immagini di un potere cieco, di una religione asfittica. Non mendicanti, ma padroni, non ricercatori ma possessori presuntuosi di verità, non gente con passione di viaggi, ma come se il mondo fosse quella sola città, la loro città. Gente senza viaggi. Ti verrebbe da dire: immobili.

Immobili diventiamo quando siamo in assenza di un minimo di inquietudine e il pensiero in assenza del domandare e il cuore in assenza di una vera passione. Quando accade, una voce invita a lasciarli, come li lasciano i magi e al lasciarli si riaccende la stella:

Lasciateli
tronfi a ripetere
con assoluta impassibile certezza
da case senza finestre
senza cuore di nomadi
che la loro
è l'unica civiltà del mondo.
Tu indugia
e adora ogni cammino.
Sosta ad ogni torrente
e tocca il nuovo
dell'acqua. E canta

il Dio delle infinite sorgenti.

I magi, cercatori di stelle, ora possono adorare il Dio delle infinite sorgenti E noi oggi con loro. In quel bambino senza potere. Cercatori di stelle, e insieme - vi dicevo - inventori di strade. Perché dopo aver adorato il Dio delle infinite sorgenti, ti rimetti in cammino e ti è chiesto di inventare un'altra strada: "per un'altra strada". Ora sei affidato alla tua capacità di trovare strade. I magi non possono ripassare da Gerusalemme.

Ci sono mappe da consultare. Per sfuggire all'inganno. Dio disegna orizzonti, ma poi sei tu con la tua intelligenza, con la tua immaginazione, con la tua razionalità, a inventare strade. Voi sapete che il racconto dei magi sfuma nel racconto della fuga in Egitto. E' ancora notte e la parola, per voce di angelo a Giuseppe, è ancora "Alzati": "Àlzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico; perché Erode sta per cercare il bambino per farlo morire". "Egli dunque si alzò, prese di notte il bambino e sua madre, e si ritirò in Egitto".

Inventò strade, come i magi. E così pure a inventare strade quando, al rientro nel paese di Israele, venne a sapere che a regnare era Archelao: ancora a immaginare una terra che non fosse a rischio. Anche noi, anche noi oggi, a cercare strade che siano meno a rischio. Ma nel cuore batte una nascita. Abbiamo celebrato cercatori di stelle, abbiamo celebrato inventori di strade, abbiamo celebrato il Dio delle infinite sorgenti.

 

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