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Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto! È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
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I vangeli ci attestano grande rispetto e benevolenza da parte di Gesù nei confronti dei bambini, eppure nel brano di oggi viene evocata una caratteristica che li rende insopportabili: i capricci, ovvero quelle richieste di attenzione che si impongono come centro di gravitazione universale, insensibile alle altre necessità e urgenze.

Interpellando i suoi interlocutori con quella domanda che paragona la generazione del suo tempo, il Signore, in realtà, sottolinea che quest'atteggiamento può riguardarci tutti, quando non sappiamo riconoscere cosa veramente vogliamo. Siamo infatti incapaci di lasciarci interrogare da ciò che ascoltiamo, così da generare una vera conversione.

La sapienza, invece, è riconosciuta tale nelle azioni, poiché non è il molto sapere che conta, ma come ciò che si apprende ci permette di “muoverci” nelle vicende che attraversiamo, fino a godere pienamente della vita in tutte le sue sfumature. Ogni evento, infatti, può essere carico della presenza del Signore che viene.

Oggi fermati a riconoscere quali doni il Signore ti ha fatto, in talenti e in competenze acquisite, e chiediti se li stai impiegando per rendere “gustosa” la vita.
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