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TESTO Sulla collina un'isola di luce

don Angelo Casati  

Domenica di Cristo Re (Anno B) (07/11/2021)

Vangelo: Lc 23,36-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,36-43

36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Siamo andati per soste. Per soste e per passaggi. Ogni domenica. E questa è l'ultima dell'anno liturgico. Ad accenderci era, ed è, il desiderio di farci compagne e compagni di viaggio di Gesù. E dunque uscire da immobilismi. Sostando alla profezia delle sue parole e dei suoi gesti. Questa domenica trattiene l'ultima sosta. Le ha dato un nome, che potrebbe trarre in inganno, Gesù re del'universo. Sì, perché anche la parola re, rex, è logora, ed è stata, oserei dire, sporcata nel tempo da ubriacature di dominio. Vi confido che mi sono un po' rappacificato quando, tempo fa, ho letto - ma non sono un esperto - che l'etimologia del termine "re" potrebbe derivare dal latino rex, regere, governare, ma anche dal sanscrito "rags", con il senso di risplendere.

E dunque il re non è soltanto colui che si limita a governare, ma anche "colui che risplende", che illumina di sé il suo popolo. E la suggestione mi si è riaccesa oggi leggendo il rotolo di Isaia. Ascoltate: "È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra". Non basta restaurare, governare. Per portare salvezza bisogna risplendere. Da mettere a memoria! Ecco perché, alla fine di tutto, alla fine del cammino di un anno, quando potremmo chiederci che cosa rimane - ma anche alla fine di una vita - prima di riprendere l'avvento, facciamo sosta a Gesù, che è re nel segno di "colui che risplende".

C'è qualcosa di paradossale nel racconto di Luca: un contesto che toglie alla parola "re" ogni parvenza di dominio. La parola "re" infatti la leggiamo, beffarda, sulle labbra dei soldati romani, la leggiamo incisa, quasi a memoria, in una iscrizione, sul legno di una croce: "Sopra di lui c'era anche una scritta: "Costui è il re dei Giudei". Mi affisso all'iscrizione. Contemplo il re, colui che risplende. Leggevo quest'anno il breve racconto di Luca. E quel dialogo tra crocifissi mi appariva come un'isola segreta di luce in un dilagare di buio, perché buie, prima ancora che si facesse buio il cielo, buie erano le parole che venivano da sotto la croce, solo parole di scherno, di disprezzo, quasi fosse un maledetto. Sarebbero state quelle le ultime parole di noi umani per chi era disceso per passione di amore? No, non furono le ultime, per grazia. Ecco la sorpresa: la luce soffusa di quel dialogo tra crocifissi.

Come una icona, capite, come quelle icone che ardono al buio nei monasteri per mano di un monaco che vi accende a veglia una fiamma. Pensate, l'ultimo dialogo, l'ultimo parlarsi. E, questa volta, senza guardarsi negli occhi, perché, impalati, non lo potevano. Alla fine questo l'ultimo dialogo, l'ultimo scambio, tra noi e Dio. E ci rimanga, come ultimo, a memoria. E disse: "Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso". Perdonerete la lunga citazione - sono ancora sotto l'emozione - è da un commento che fece un mio amico, don Marco Campedelli, due anni fa in un venerdì santo. a Regalbuto, una cittadina della Sicilia, in provincia di Enna.

Ecco il suo commento: "Sei stato il mio compagno di strada nell'ora della morte": così ha pensato il buon ladrone guardando il Cristo condannato allo stesso supplizio". "Cristo amico dei perduti, nell'ultimo momento sono loro ad accompagnarti. Dov'è Pietro? Lo hai visto scoppiare in pianto per averti rinnegato. Dove sono Giacomo e Giovanni che discutevano su chi fosse più importante nel tuo Regno? Tu, Cristo, sei stato sempre in compagnia degli scartati". "Amico dei peccatori e dei pubblicani" ti dicevano, scandalizzati, gli uomini che si credono "per bene". L'altro ladrone ti provocava: "Se sei il figlio di Dio salva te stesso e anche noi". Ma lui, il buono, ti guardava in silenzio. Forse piangeva pensando a quell'ultimo squarcio di cielo.

"Ricordati": ecco quello che ti disse. "Tienimi sul cuore, come faceva mia madre quand'ero bambino, come faceva la donna che amo. "Ricordati" come dicono quelli del tuo popolo. "Ricordati": metti questa parola dell'amicizia come un bracciale al tuo polso, metti queste parole sorelle, che non sanno di odio, come un pendaglio tra i tuoi occhi. Ricordati di me ladro e brigante. Sono un uomo Signore!". E tu guardando la sua bocca di supplica: "Oggi" - ecco quello che gli hai detto - "Oggi. Non domani, non in un tempo che non conosciamo. Ma in questo tempo sulla collina. Quando tutti i minuti si condensano in un grumo di sangue. Oggi sarai con me in Paradiso. A te, amico dell'ultima ora. A te che hai visto da vicino il mio dolore, io dico che si apriranno le porte del paradiso. Mi hai rivolto la parola quando tutti me l'avevano tolta. Quando mi avevano sfigurato il volto, tu ladrone mi hai rivolto la parola. Mi hai fatto sentire ancora un uomo.

Che Dio affidabile sei Nazareno che non parli degli ultimi, non fai prediche dal pulpito dei perfetti, non elenchi i principi della morale come se tirassi delle pietre, come sei credibile Dio dei perduti, perduto tu come loro, spogliato di ogni devota medaglia. Come sei rivoluzionario Dio crocefisso che non parli con leggerezza del dolore degli altri ma trangugi insieme le lacrime. Dio che non chiudi gli spazi dentro a inospitali dogmi. Ma apri orizzonti. Come in quest'oggi insperato in cui noi ladroni carichi di stupore entriamo in Paradiso". "Ricordati". E, a risposta: "Oggi". Così don Marco a commento dell'isola di luce sulla collina che si andava annerendo. Ultimo dialogo di colui che è re, splendendo. Parole ricche di futuro per ciascuno di noi. Dovremmo sostare. Parole ricche di umanità. Quanta umanità e quanto rispetto per la fragilità degli umani.

In mezzo a una alluvione di parole sporche, sgangherate, urlate. Purtroppo anche oggi. E l'accendersi di un desiderio che ci siano, come sulla collina, dialoghi e occhi abitati da altro, abitate da umanità, abitate dall'Altro.

 

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