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TESTO Commento su Marco 12,38-44

fr. Massimo Rossi  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (07/11/2021)

Vangelo: Mc 12,38-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Eccoci di nuovo a riflettere sul rapporto tra necessario e superfluo: si tratta dell'episodio conosciuto come l'obolo della vedova, indicato dal Signore quale esempio di radicalità della fede.

Lo so, molti credenti e molti di più laici non vedono di buon occhio il gettito delle offerte che entra nelle casse della Chiesa, e dunque non ritengono che offrire soldi - 8 per mille, 5 per mille... - sia una manifestazione di senso religioso, men che meno un'espressione di fede. Può darsi.

Ma nei secoli passati, soprattutto tra le classi più povere - ed è paradossale! - era convinzione comune che l'affetto per la chiesa, il senso religioso trovasse una sua più appropriata espressione nel versare offerte per la costruzione della parrocchia, per ornare la chiesa di splendide opere artistiche... Addirittura si andava a gara, tra paesi vicini, a chi avesse il campanile più alto.

Il termine ‘campanilismo' comunemente usato anche in gergo politico, ha qualcosa a che vedere con questo costume popolare dei bei tempi andati. Addirittura ci si toglieva il pane di bocca pur di risparmiare qualcosa da offrire al parroco per abbellire la parrocchia, per organizzare la processione del paese, per allestire la cantoria,.... Pagine famose di storia della liturgia, ma anche di storia dell'architettura cosiddetta sacra, e della musica chiesastica sono state scritte grazie ai sacrifici di milioni e milioni di poveri cristiani che preferivano pagare la costruzione della loro chiesa, anziché mangiare tre volte al giorno...

Anche l'AT riporta la vicenda della ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel VI secolo a.C., in concomitanza con il ritorno degli Israeliti deportati in Babilonia il secolo precedente. In realtà si trattava dei pronipoti di coloro che Nabucodonosor aveva trascinato in schiavitù dopo la distruzione della città di Davide: costoro, nati lontano dalla loro terra, e ormai del tutto integrati nel contesto culturale e religioso persiano, opposero non poche resistenze a tornare nella terra dei loro padri; tuttavia un resto d'Israele ritornò, il Tempio venne riedificato e nuovamente consacrato.

Il libro di Esdra descrive in dieci capitoli questa gigantesca operazione di ricostruzione della Città santa e del suo Tempio, resa possibile - in particolare quella del Tempio - dalla liberalità dei rimpatriati. C'è da dire che la ricostruzione del Tempio avveniva in un momento molto particolare della storia di Israele: rientrato da Babilonia, il popolo eletto dovette fronteggiare la crisi economica peggiore da quando era sceso in Palestina, dopo i quarant'anni di viaggio nel deserto: città distrutte vestigia culturali cancellate, finanze praticamente sul lastrico,... Eppure, la convinzione incrollabile che Dio era ancora e sempre con loro, infuse il coraggio e le energie necessari a mettere mano a questa incredibile impresa di recupero, non solo del luogo, ma anche della cultura e della religione, reintroducendo i sacrifici al Tempio, che non avevano più avuto luogo, negli 80anni di prigionia in Persia.

Trascorsi cinque secoli, eccoci nuovamente nel Tempio, tornato nel frattempo ai suoi antichi splendori, anzi più bello e superbo che pria - per citare una famosa battuta di Petrolini -.

Gesù e i suoi amici stanno osservando la processione dei fedeli che versano soldi nel tesoro... e rimane impressionato dall'offerta di questa povera donna, per giunta, vedova, la quale getta due spiccioli, una minuzia, in confronto agli assegni degli industriali con numeri di cinque, sei cifre scritti sopra....

L'evangelista coglie l'occasione per mettere in risalto il contrasto stridente tra la cupidigia degli scribi e la generosità della povera gente, rappresentata da quella vedova - ripeto, povera quanto a sostanze, ma non meno povera quanto a dignità, a motivo del suo stato vedovile -. Marco sottolinea per l'ennesima volta la predilezione di Gesù per i più umili, i più semplici, più aperti e disponibili alla Provvidenza di Dio di coloro che possiedo sostante e prestigio sociale.

La collocazione dell'episodio in questo momento della vita pubblica di Gesù rende il fatto ancor più significativo: con la sentenza sul valore dell'offerta della vedova, il Signore conclude la sua predicazione nel Tempio. Egli aveva iniziato contestando il mercato e i traffici che si svolgevano sotto la tutela dei sacerdoti; aveva sconfessato la sicurezza e la boria dei circoli dirigenti di Gerusalemme - scribi e sadducei -, i quali vantavano nel Tempio il segno del loro prestigio e della loro santità.

Ora il figlio del falegname si congeda dalle autorità religiose del suo tempo e di ogni tempo, esaltando l'autentico valore religioso del gesto di una povera donna.

L'incontro con Dio non è mai passato, né mai passerà attraverso il potere del culto e delle istituzioni politico-religiose, ma attraverso un cuore povero, totalmente aperto e disponibile all'azione misteriosa di Dio.

 

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