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TESTO Padre!

don Marco Pratesi  

Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa II) (02/11/2005)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Nota: questa omelia si riferisce alla II lettura della II messa (Romani 8,14-23).

Con il battesimo abbiamo cominciato ad essere figli di Dio, abbiamo ricevuto il suo Spirito, che ci spinge ad abbandonare ogni senso di orfanezza e a sentire Dio come nostro Padre; sempre, anche di fronte a quanto sembra a prima vista smentirlo, anche di fronte alla morte.

Lo stesso Spirito ci proietta - col desiderio, colla speranza - verso il momento in cui la liberazione da ogni male sarà totale e definitiva, quando questa comunione giungerà alla sua pienezza. Allora vedremo Dio faccia a faccia e saremo simili a lui.

Certo, nella nostra attuale esperienza incontriamo ancora - e quanto - il dolore, la morte. La creazione è ancora "sottomessa alla vanità, alla caducità". Facciamo continuamente l'esperienza della precarietà e della fragilità della vita, della difficoltà di trovarle un senso positivo. Sulla terra il Regno di Dio non è ancora arrivato ad essere compiutamente realizzato. Soltanto alla fine della storia, con la definitiva sottomissione a Gesù di ogni miseria, con la scomparsa definitiva di ogni male e della morte, questo regno giungerà alla sua perfezione: allora Dio sarà tutto in tutti, e tutto l'uomo - anima e corpo - nella vita e nella gloria.

Cosa rimane, allora, oggi, della buona notizia evangelica? Che cosa può significare - per noi, ora - che Cristo ha vinto la morte? Significa che nessuna situazione, per quanto umanamente negativa, ci potrà mai separare dall'amore di Dio. Questo amore è più forte di ogni altra realtà e ci raggiunge in ogni situazione: nessuna cosa, spirituale o materiale, in qualunque momento e in qualsiasi luogo, nemmeno la morte, è in grado di sganciarci dall'amore del Padre.

È questa la "primizia dello Spirito": solo un'anticipazione del futuro, ma un'anticipazione che cambia già tutto il senso del presente.

Per questo Cristo è passato attraverso la morte e risorto alla vita gloriosa del Cielo: per divenire il Signore dei vivi e dei morti. La sua presenza amica e il suo influsso salutare ci raggiungono in ogni situazione.

Anche se non comprendiamo tutto, sappiamo che la speranza è l'unico atteggiamento giusto. A questo ci muove lo Spirito Santo che è in noi e che sempre ripete - e ci invita a ripetere con lui e con Gesù -: "abbà, padre!".

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci apra alla speranza, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:

"Abbà, Padre" grida lo Spirito di Dio dentro di noi. Uniamoci a lui, pregando come Gesù ci ha insegnato:

 

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