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TESTO Commento su Dt 6,2-6; Sal 17; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (31/10/2021)

Vangelo: Dt 6,2-6; Sal 17; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,28-34

28Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Il tema che troviamo oggi, nella prima lettura e nel vangelo, è quello dell'ascolto, cioè l'invito che Dio fa al suo popolo e che Gesù rimanda a tutti noi, lo "Shemà Israel", ascolta Israele, non un ordine, ma un invito all'Amore verso Lui e verso il prossimo, cioè verso ogni persona umana di qualsiasi sesso, colore e provenienza che incontriamo nei luoghi dove svolgiamo le nostre attività. Noi conosciamo bene il significato dell'ascolto, soprattutto all'interno della coppia: ascoltare vuol dire anche saper tacere e accogliere chi ci sta di fronte, rispettando le sue idee, i suoi dubbi, le sue azioni, senza ergersi a giudice. In piemontese i genitori erano soliti dire ai figli “scuta” (ascolta e mettilo in pratica) che andava oltre al significato stesso della parola, era in realtà un invito ad essere obbedienti, a fare tesoro di quello che si ascoltava e cercare di metterlo in pratica: praticamente una espressione molto simile allo Shemà di Dio e di Gesù, il cui scopo è quello della felicità.
La prima lettura ci porta al cuore della Legge d'Israele: Dio, colui che ha liberato il suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto, vuol essere amato sopra ogni cosa ed essere messo al primo posto, quindi invita ad osservare i suoi comandi tutti i giorni. La lettera agli Ebrei, seconda lettura, ci ricorda che per mettere in pratica il comandamento dell'amore abbiamo bisogno d'essere sostenuti dal Signore: Gesù che intercede per noi presso il Padre e si pone come modello di riferimento.
Nel Vangelo troviamo uno scriba che sottopone a Gesù una domanda, per metterlo in difficoltà e poi accusarlo, «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» e Gesù risponde che non c'è comandamento più grande dell'amore per Dio e per il prossimo, due norme che si illuminano a vicenda. Quindi, ci dice Gesù, che se si vuole amare veramente Dio non ci si può dimenticare degli uomini, cioè di coloro che ci sono prossimi, i vicini che incontriamo tutti i giorni nella nostra casa, sul lavoro, nel quartiere, nella nostra comunità, ma anche coloro che ci importunano al semaforo, i senza tetto e quelli che hanno la pelle di colore diverso dalla nostra e che pensiamo ci stiano derubando dei nostri diritti. Tutti questi sono da amare come amiamo Dio e noi stessi. Qui però si apre una grande domanda: siamo capaci di amare noi stessi? Come? Se esaminiamo la situazione corrente, ne è un chiaro esempio tutta la polemica sui vaccini anti Covid 19 oppure l'attenzione che poniamo alla situazione del clima: emerge chiaramente che molte volte l'amare se stessi coincide col mettere noi stessi al centro a difesa del proprio benessere, ma questo non è quello che ci vuol dire Gesù nel Vangelo. Il vero amore nasce nel silenzio, dalla riflessione, dall'ascolto, ed è contro il trionfalismo ed il perbenismo di chi pensa di essere migliore degli altri e se ne vanta apertamente.
L'amore, dice Gesù, è il cuore della vita morale. Quando uno ama, sa che cosa deve fare, non ha bisogno del pungolo della legge. Amare gli altri come noi stessi significa affrontare i problemi della giustizia senza mettere sempre in primo piano i propri interessi. Affermare il primato dell'amore di Dio non significa dunque fuga dall'impegno politico. Significa piuttosto capire che l'amore per l'uomo è una esigenza irrinunciabile della nostra fede, perché fa parte delle intenzioni di Dio. Significa trovare nella fede le motivazioni per amare l'uomo, significa salvare l'amore per l'uomo dalle sue involuzioni, dai suoi limiti, dalla povertà e dalla fragilità del sentimento. Vivere il comandamento dell'amore del prossimo significa salvare l'amore di Dio dalle sue facili illusioni: è il segno verificabile e convincente dell'amore per Dio.

Per la riflessione di coppia e di famiglia.
- Come possiamo formarci e formare perché questa visione dell'amore verso il prossimo diventi uno stile di vita in un mondo dove l'affermazione di se stessi prevale sul bene comune?
- Qual è la nostra esperienza dell'ascolto e del mettere in pratica la Parola?

Anna e Carlo - CPM Torino

 

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