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TESTO Dio viene come servo

Paolo De Martino  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (17/10/2021)

Vangelo: Mc 10,35-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,35-45

35Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Gesù è in cammino verso Gerusalemme, e ai discepoli sempre più impauriti, racconta per la terza volta ciò che gli accadrà una volta arrivato alla città santa.

Gesù sa che sta andando incontro a ostilità, lotta e forse morte. I discepoli sono convinti di andare a conquistare onore e prestigio.

Cosa volete che io faccia per voi?”. Che bello! Il sogno di Dio è farci felici, poter fare qualcosa per noi. Il problema è che spesso chiediamo cose senza senso.

Per Giacomo e Giovanni seguire Gesù è sentirsi migliori degli altri, superiori.

Erano soprannominati i "figli del tuono" e con Pietro erano i discepoli ammessi a particolari momenti della vita di Gesù. Umanamente cercano di approfittare di questa loro vicinanza per presentare a Gesù una richiesta a dir poco arrogante: "Noi vogliamo che tu ci faccia quello che noi ti chiederemo". E Gesù risponde: "Ma sapete cosa chiedete?", cioè "vi rendete conto?". Scusate, non vi fanno un po' sorridere? Sono come quei giovani convinti di spaccare il mondo ma poi non riescono neppure a cambiare qualche loro comportamento. I due fratelli, come adolescenti capricciosi, pretendono, esigono: vogliono che Gesù si comporti come loro desiderano, cercano di piegare Gesù alle loro esigenze. Giacomo e Giovanni dimenticano che l'amore chiede ma non pretende. L'amore non cerca di cambiare l'altro. Dio ci ascolta, è vero, ma per fortuna non ci esaudisce sempre.

Giacomo e Giovanni presumono di sapere, di conoscere. Non sanno invece che da lì a poco lo lasceranno solo, altro che bere il suo calice.

Nel vangelo di Marco per tre volte Gesù preannunzia la passione, e ogni volta i discepoli non capiscono.

Al primo annunzio c'è la reazione negativa di Pietro. Al secondo la disputa tra i discepoli su chi sia il più grande. Al terzo la richiesta di Giacomo e Giovanni.

Tre su tre, complimenti, gli apostoli non hanno fallito un colpo.

Gesù, in tutta la sua vita ha sempre cercato di convertire il desiderio dei suoi discepoli perché Dio esaudisce non le nostre attese, ma le sue promesse.

In questo episodio, i due apostoli fanno davvero una pessima figura. Credo che il Vangelo non lo censuri per ricordare a te che stai leggendo che nessuno puoi sentirsi al sicuro da questa logica di potere: persino il Vangelo e quindi le nostre comunità possono trasformarsi in luoghi di competizione per i primi posti. Amico lettore, ci può essere superbia anche nella povertà, nell'umiltà, nella solidarietà. Questo accade quando si agisce per occupare una poltrona prima fila.

Gli apostoli non immaginano minimamente l'animo con il quale il maestro si sta avvicinando a Gerusalemme. Non riescono a immaginare cosa è disposto a fare Gesù? A questo punto intervengono gli altri e la figura, se possibile, è ancora peggiore.

Gli altri apostoli battibeccano con Giacomo e Giovanni segno che, probabilmente, tutti ambivano a quei posti! Che figura amici. Ecco chi erano i dodici, ecco da chi era composta la Chiesa nascente, così simili a noi.

Però il Maestro non si scandalizza dei suoi. Lui conosce le nostre miserie. Li prende con sé e spiega, insegna, chiarisce...ancora una volta.

Credo che abbiamo tutti bisogno di lasciarci modellare il cuore dalle Sue Parole! Mi capita spesso di trovare cristiani che partecipano all'eucaristia domenicale senza gioia, che pensano di sapere già tutto, incapaci di stupirsi e farsi mettere in discussione dalla Parola.

Seguire lui invece comporta un capovolgimento della logica del mondo: "Tra di voi non è così".

La domanda nasce spontanea: si vede il nostro essere diversi? Quale carica profetica hanno le nostre comunità?

Chi vuol essere grande si deve fare servitore, chi vuol essere il primo si deve fare schiavo di tutti. Questo è stato il programma di vita di Gesù, questo deve essere il nostro. Siamo chiamati a farci servi non perché valiamo poco ma perché quello è il posto che Gesù ha scelto per rivelarci il volto del Padre. Solo dall'ultimo posto, dal fondo della file possiamo vedere le cose come le vede Dio.

Attenzione: questo invito a capovolgere la logica sulla quale ruota la nostra vita è rivolto a tutti! E' rivolto a me non agli altri. Nessuno può dire di non avere un piccolo “potere”: potere di far felice qualcuno, potere di far soffrire qualcuno, potere di ferire con una parola, di calunniare ecc....

"Chi vuol essere grande tra di voi si farà vostro servitore". Marco usa una parola a me molto cara: “Diakonos”. Il diacono è colui che serve, colui che aiuta chi è in difficoltà. Nella logica di Dio è grande chi si mette a servizio della vita, chi la favorisce, chi trasforma il suo amore in gesti concreti.

"E chi vuol essere il primo sia il servo di tutti". Marco qui invece usa la parola “doulos”. Il doulos era il corridore che aveva il compito di trasmettere le informazioni tra le truppe e il generale. Era lo schiavo, l'ultimo gradino della scala sociale.

Marco ci sta dicendo che seguire il Maestro significa servire: non sentirsi superiori a nessuno (doulos), e mettersi a servizio della vita (diakonos).

Quella di Gesù è una vera catechesi sul modo evangelico di concepire la Chiesa.

Sto pensando a tutti coloro che hanno ruoli di responsabilità (clero e laici). Credo che tutti abbiamo incontrato persone straordinarie che con passione e dedizione hanno messo a disposizione tempo ed energie per la causa del vangelo. Ma abbiamo anche incontrato chi cercava il consenso, il riconoscimento, la visibilità.

Gesù è venuto «non per essere servito ma per servire e dare la vita». Credo sia la più bella definizione di Dio. Dio è venuto e continua a venire come servo, come mio servitore per darmi vita. E' bello sapere che la mia vita è il Suo lavoro. Non è l'uomo che è stato creato per servire Dio ma è Dio che esiste per amare e servire l'uomo. Non chiede all'uomo di inginocchiarsi ai suoi piedi ma è Lui che si cinge un asciugamano e lava i piedi maleodoranti dell'uomo, persino di colui che tradisce. Dio accarezza e fascia con tenerezza le ferite di ogni uomo. Il Suo trono non è nell'alto dei cieli ma nel basso della terra.

Giacomo e Giovanni chiedevano di essere alla destra e alla sinistra di Gesù. Non avevano capito che la loro richiesta significava occupare due posti sul Golgota, alla destra e alla sinistra dell'agnello immolato.

La bella notizia di questa Domenica? Dio continua a seminare le nostre vite, perché anche noi diventiamo, come lui, servitori della vita, a cominciare da quelli che ci sono vicini.

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