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TESTO La ricchezza e il suo uso

mons. Roberto Brunelli

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (10/10/2021)

Vangelo: Mc 10,17-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Vangelo a sorpresa: a differenza di quanto molti ritengono, alla luce del vangelo il danaro e gli altri beni materiali non sono di per sé un male. E' vero: possono derivare da molte ingiustizie commesse per averli, ma possono anche essere il frutto di una onesta fatica giustamente retribuita; sono lo strumento per provocare danni al prossimo, ma anche per aiutarlo.

Valutare correttamente i beni materiali di cui disponiamo, è l'argomento del vangelo di oggi (Marco 10,17-30). Un tale, ben fornito di ricchezze ma anche di fede e anzi desideroso di perfezione spirituale, chiede a Gesù che cosa deve fare per avere la vita eterna. "Osserva i comandamenti", gli risponde il Maestro e, quando l'interpellante dichiara di farlo già, aggiunge: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". L'invito non è accolto (l'episodio continua dicendo che “egli, rattristatosi per quelle prole, se ne andò afflitto, perché aveva molti beni”) e Gesù commenta con la celebre frase: "E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".

Sull'insegnamento del vangelo circa il valore delle ricchezze, questo episodio va integrato con altri, per capire che chi possiede o brama ricchezze è invitato a distaccarsene, ma più del distacco effettivo conta quello affettivo. Chi, pur non disponendo di beni materiali, spasima e si agita per acquisirne, e per farlo è disposto a servirsi di ogni mezzo, lecito e non, davanti a Dio è nelle stesse condizioni di chi ne ha e ritiene di poter basare su di essi la propria vita. Per contro, chi possiede beni in questo mondo e se ne avvale non per scopi egoistici ma per aiutare chi è nel bisogno, può sperare di passare per la cruna dell'ago e accedere al regno di Dio.

Peraltro, la ricchezza non è il bene primario cui tendere. Tutti convengono (è quasi un luogo comune) che più importante è la salute: quella fisica, si sottintende di solito; ma per un cristiano ancora più importante è la salute spirituale, quella per cui si cerca di vivere in armonia con Dio. La Sacra Scrittura individua qui la vera sapienza, come ricorda la prima lettura di oggi (Sapienza 7,7-11): "Preferii la sapienza a scettri e troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto... L'ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile".

Dove poi trovare la sapienza, lo suggerisce la seconda lettura (Ebrei 4,12-13), con una brillante descrizione della Sacra Scrittura: "La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di una spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non c'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto".

In fatto di ricchezze, non bisogna poi dimenticare quelle immateriali, quali l'intelligenza e la cultura. Qui il rischio è che, se non usate bene, esse portino alla superbia. Anche con tre lauree si può diventare detestabili, quando ad esempio si “snobba” chi non ha avuto la fortuna di studiare, oppure si approfitta delle capacità acquisite per imbrogliare, calunniare o in altre forme danneggiare il prossimo.

Altra ricchezza immateriale, quella costituita dall'autorità, dal potere, usati per opprimere i sottoposti. Quanto bene, ma anche quanto male può provocare chi comanda, anche se legittimamente investito di autorità: si pensi alla politica, al mondo del lavoro, alla scuola e così via, ma anche all'ambito familiare. In proposito è utile ricordare l'esempio di Gesù, che non è venuto per essere servito ma per servire, non per comandare ma per amare.

 

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