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TESTO Andiamo incontro al Signore

padre Antonio Rungi

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/11/2005)

Vangelo: Mt 25,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

In questa prima domenica del mese di Novembre, la XXXII del Tempo Ordinario dell'anno liturgico che volge al termine, la Parola di Dio ci accompagna nella meditazione sui novissimi: morte, giudizio, inferno e paradiso. Novembre per antica tradizione è il mese dedicato alla commemorazione dei fedeli defunti, ma anche a quanti hanno raggiunto la salvezza personale nella gloria del cielo. Il mese, infatti, è iniziato con la Solennità di tutti i Santi che ci ha introdotto nella esperienza di una fede che guarda oltre il tempo e si fissa nell'eternità.

La seconda lettura della Parola di Dio di questa Domenica ci riporta il testo di San Paolo Apostolo ai Tessalonicesi, di grande speranza per tutti: "Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell'ignoranza circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.

Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti.

Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nubi, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole".

Il testo presenta la scena del giudizio universale, quando verrà a giudicare i vivi e morti per una nuova umanità. La morte quindi anche se, da un lato, umanamente fa paura e ci mette angoscia (ed è comprensibile averne paura), dall'altro è un'esperienza che faremo tutti e che ci aprirà alla vita oltre il tempo. La fede cristiana viene in aiuto alla nostra debolezza davanti a simili misteri e ci dà quel necessario sostegno interiore per prepararci, in modo serio e responsabile, a questo penultimo atto della nostra vita, in quanto l'atto conclusivo e definitivo sarà la risurrezione anche del nostro corpo.

In ordine a simile appuntamento è necessario che l'uomo credente sia una persona saggia e sapiente. Nella prima lettura ci viene infatti presentata la personificazione della Sapienza secondo quanto troviamo scritto nell'omonimo libro dell'Antico Testamento, con tutte gli attribuiti e le qualità che le si addicono e con i frutti che produce una volta che la si possiede veramente: "La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca. Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta. Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni. Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza".

Il Vangelo di oggi è strettamente collegato al discorso della nostra meta finale ed è incentrato sulla vigilanza cristiana. La parabola delle dieci vergini, cinque sagge e cinque stolte, è un forte appello alla responsabilità a mantenere viva nella propria vita ed in quella degli altri, soprattutto di chi ci è affidato da un punto di vista formativo, la fede. Senza, infatti, una prospettiva di fede, l'esistenza terrena si indirizza su altre strade che non sono quelle della salvezza dell'anima, ma del facile adattamento alla situazione e di adeguamento alla cultura dominante. Invece è necessario essere sempre in attesa, in quanto lo "Sposo" può arrivare in qualsiasi momento della vita e se siamo pronti ad entrare nel suo Regno, con la lampada accesa della fede e della carità vissuta, per noi ci sarà la certezza di condividere con Lui il banchetto eterno del Regno dei cieli. Altrimenti c'è il rischio di essere esclusi se non per sempre, almeno per un certo tempo. Leggiamo il testo del Vangelo, che è davvero molto significativo sotto vari punti di vista e l'esegesi su di esso è di facile comprensione per tutti, come pure più facile è la risposta morale personale che si può dare nella piena convinzione che solo una vita di fede può dare:

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora".

E' proprio con questo monito finale che vogliamo chiudere il commento alla Parola di Dio di questa Domenica. Non sapere il giorno e l'ora della nostra uscita dal mondo terreno, ma avere la certezza che questo avverrà prima o poi, ci deve mettere in quella serena attesa di Dio, che pur essendo giusto giudice è soprattutto un Padre Misericordioso, lento all'ira e grande nell'amore. Di tale bontà non bisogna approfittare, ma fare tesoro per crescere in santità, sapienza e giustizia ogni giorno della nostra vita.

 

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